Immigrazione e remigrazione.

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Italia Capovolta di Gerardo Sano

L’obiettivo di una possibile “remigrazione”, che chi ha a cuore la specificità dei popoli e delle culture deve tenere vivo, e’ uno dei punti fondamentali di una bella riflessione del politologo Marco Tarchi sul fenomeno dell’immigrazione.

In bell’ articolo per Diorama Letterario il professore di Scienza e Comunicazione Politica presso l’Università di Firenze cerca di affrontare il tema ponendosi il problema di aprire un dibattito serio sull’argomento dell’immigrazione scevro da condizionamenti ideologici – e, di riflesso, psicologici, cercando di non affidarsi al registro della commozione che viene alimentato dai media che ad ogni naufragio, ad ogni estrazione di corpi assiderati dai mezzi utilizzati per attraversare clandestinamente i confini, riversando sugli spettatori emozioni di drammi e tragedie, senza la mediazione di alcuna riflessione estranea ai codici della pena e del senso di colpa che i “ricchi e protetti” sono istigati a provare di fronte al destino dei “dannati della Terra”.

La riflessione è quanto mai attuale in questi giorni dove l’utilizzo di immagini forti stanno rischiando di deviare il dibattito allontanandolo dalla vere cause che determinano il fenomeno migratorio.

D’altronde, insiste il Prof. Tarchi, per il sol fatto di soffermarsi sulla crucialità delle sfide poste dal continuo accentuarsi dei flussi migratori suscita reazioni infastidite e commenti sprezzanti in molti commentatori, ispirati dalla proclamata convinzione che un problema-immigrazione non esista e sia creato ad arte dagli incorreggibili xenofobi.

Tarchi ritiene che il tentativo di negare la portata del problema, non può far arrendere quelli che preoccupati “dalla deriva totalizzante dell’odierna egemonia ideologica liberale”, con argomenti fondati ed incisivi vogliano sollecitare l’attenzione e la riflessione critica su questo processo sociale e culturale apparentemente inesorabile.

Anche ritenendo, come fa il Prof. Tarchi nel suo saggio, che gli immigrati sono ormai parte integrante del nostra società, della nostra economia e della nostra cultura, non si può considerare “un’illusione” quella di di quanti ritengano possibile riportare a casa gli immigrati, avendo dalla loro una visione della vita non “meramente materiale e quantistica” e per questo si oppongono all’omologazione di un melting pot universale, tendente ad annullare le differenze, lasciti tradizioni che fanno parte del “patrimonio immateriale” tramandato da generazioni.

Gerardo Sano