Il pellegrinaggio cristiano serve per assumere la consapevolezza che matura camminando; è utile per scoprire quindi l’unica presenza… Il pellegrino non appartiene al popolo che dubita, ma a chi vuole ritrovare la sua unica via; è proteso a fare cammino di preghiera e di ricerca, a convergere verso Dio.
Il grande dono, dunque, seminato nel cuore del pellegrino, è la convinzione dell’unica presenza di senso nella propria storia. La Chiesa del Cilento, amorevolmente guidata da Mons. Ciro Miniero, è gioiosamente peregrinante verso Dio, unica fonte di vita e vera, ineguagliabile meta.
L’ostensione della Sacra Sindone (19 aprile – 24 giugno) e il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco (1815 – 2015) sono state le ragioni di richiamo del clero del Cilento a Torino.
“Non sono state in realtà, riferisce don Aniello Panzariello, solo queste le opportunità avute, ma anche altre, che hanno arricchito il nostro viaggio, lasciando in noi uno stimolo a vivere il nostro sacerdozio come dono d’amore”. Annualmente i presbiteri, i religiosi e i diaconi della Diocesi di Vallo della Lucania, nel corso del mese di ottobre, come occasione formativa, si lasciano coinvolgere nella pratica dell’esperienza peregrinante.
La meta di quest’anno, in prossimità dell’estate, è stata Torino, città ricca di storia, di cultura, di religiosità.
«L’Amore più grande», è il motto scelto per questa ostensione 2015. È l’amore di Dio, manifestato nella Passione di Gesù Cristo, nel dono totale della vita, che spinge ciascuno di noi a mettersi a servizio dei fratelli, e dei più poveri. “Appena arrivati in città, racconta don Aniello Panzariello, Delegato Vescovile per il Clero e La Vita Consacrata della Diocesi di Vallo della Lucania, il nostro primo incontro è stato con la Sindone, segno di un grande amore, ma anche di un grande mistero. Uno sguardo veloce che ti lascia tanti interrogativi, ma anche una profonda venerazione da dilatare il cuore e spingerti a non fermarti al semplice lino ma a vedere dietro, il grande amore di Dio.
Dopo una breve sosta alla chiesa del miracolo eucaristico in piazza Corpus Domini, dove, prima di partire l’ultimo giorno, abbiamo anche celebrato l’Eucarestia, ci siamo diretti alla Chiesa della Consolata, tappa d’obbligo a Torino, perché per i torinesi la Vergine Consolata è considerata la protettrice della città. Qui abbiamo ufficiato la S. Messa. La nostra visita è continuata il giorno successivo sui passi di don Bosco, tra le mura di Valdocco, dove sorge la grande basilica della Madonna Ausiliatrice.
In quest’anno speciale della Chiesa sulla vita consacrata scoprire la testimonianza di un sacerdote religioso è stato di grande arricchimento.
Un padre salesiano ci ha condotti attraverso le tappe più importanti della vita del santo sacerdote facendoci scoprire la dedizione di don Bosco soprattutto verso i ragazzi e i giovani, da prendere sempre con amore e pazienza. Dopo la Messa e il pranzo è stata interessantissima la visita del Cottolengo, guidati da suor Milvia.
Siamo stati immersi in questo mondo di sofferenza toccando con mano l’amore di tanti fratelli e sorelle che si donano per alleviare le ferite umane. Anche qui la scoperta che si può essere felici anche se non vedi, non senti, non hai mani, braccia e gambe perché c’è qualcuno che ti ama. Quante persone, anche nelle nostre comunità, cercano amore ma non ne trovano? L’ultimo giorno è stato più culturale, prima tutti al museo egizio alla scoperta di questo misterioso mondo e poi qualcuno al palazzo reale e altri a passeggiare nella piazza Castello e tra le vie torinesi.
Un grazie di cuore a tutti confratelli partecipanti, ma in particolare al nostro vescovo per aver condiviso con noi quest’esperienza”. Mentre Don Aniello conclude la sua narrazione inerente la recente esperienza peregrinante, Suor Ester Garone delle Ancelle di Santa Teresa, incalza esponendo, con vivo entusiasmo e dettaglio di precisione nel suo ricordo, un’altra bella esperienza vissuta alla “Madonna di Pietrasanta” in S Giovanni a Piro, un Santuario dominante tutto il Golfo di Policastro, lo scorso anno, a metà giugno, in occasione della festa della S.S. Trinità, quando si conclusero i ritiri Usmi. “La suggestiva bellezza del luogo, ricorda Suor Ester Garone, favorì il silenzio e il raccoglimento, indispensabili per una forte esperienza di preghiera; la giornata iniziò con l’orazione delle Lodi all’interno della Chiesa; celebrazione presieduta dal delegato vescovile don Aniello Panzariello, con noi presente tutta la giornata come valida guida spirituale.
Fu offerta una meditazione sulle parole di Papa Francesco collegata con l’Esortazione “Evangelii Gaudium”. Dio è famiglia, Egli per primo è uscito da se ed è venuto incontro all’uomo attraverso il Figlio.
Dopo la celebrazione dell’Eucarestia la giornata si concluse con una passeggiata su un punto panoramico del Golfo di Policastro”. Ma non finisce qui. Il desiderio di essere Chiesa in cammino, a breve, in lungo e in largo si rinnova e compiace.
Il 24 maggio dello scorso anno i pellegrini della Chiesa del Cilento si recarono in pellegrinaggio al Santuario della Beata Vergine Maria di Montevergine, sul Monte Partenio. Il 24 maggio 2014, c.ca 754 pellegrini, provenienti da diverse Comunità Parrocchiali della Diocesi di Vallo della Lucania, guidata dal Vescovo Monsignor Ciro Miniero, manifestarono la filiale devozione alla Vergine Maria e ringraziarono il Signore per i benefici ricevuti e per il cammino precorso nell’anno pastorale passato. Anche quest’anno, Mons. Miniero, come prefissato nell’agenda pastorale, supportato dalla comunità locale, intende fare atto di affidamento alla Madonna e rinnovare la propria consacrazione alla Regina Celeste.
Il 20 giugno p.v., il presule si porterà in cima al Monte Sacro, in quel luogo consacrato dagli angeli, a 1705 m s.l.m., per unirsi in preghiera e presentare alla Vergine la preghiera del popolo del Cilento.
“La natura peregrinante, che raccoglie insieme la dimensione escatologica, penitenziale, comunionale, festiva e cultuale del Popolo di Dio, afferma Mons. Ciro Miniero, si esprime anche attraverso il gesto antico e semplice della partecipazione ai pellegrinaggi. La nostra Chiesa Diocesana ha ricevuto in eredità un prezioso patrimonio di fede, la speciale devozione mariana e le diverse manifestazioni della religiosità popolare, di cui sono vestigia, ancora vive i numerosi santuari, le cappelle e le edicole che costellano il territorio diocesano; tra queste, per la sua vetustà e per la particolare posizione, risalta il Santuario della Madonna del Sacro Monte..”
Tanti cilentani anche quest’anno, provenienti da diverse Comunità Parrocchiali della nostra Diocesi, accoglieranno gioiosamente l’invito del presule e prenderanno parte alla Celebrazione Eucaristica nella Basilica del Santuario presieduta dal Vescovo; Celebrazione Eucaristica che si costituisce fulcro di questo gesto ed espressione di filiale devozione mariana.
Sin dal 1300 il sito religioso è meta di pellegrinaggi. E’ ubicato su una vetta suggestiva ove si gode una straordinaria panoramica. Da qui si osserva la terra cilentana, il Vallo di Diano e il Golfo di Salerno. Nel remoto passato ove oggi sorge il Santuario mariano era stato edificato dagli Enotri, molto probabilmente, il tempio religioso pagano in onore di Era. Il sito era noto ai saraceni. Furono i basiliani italo-greci, insediati nel Cilento in epoca longobarda, che intorno al X o XI secolo vi fondarono il Santuario cristiano. I basiliani si insediarono inizialmente nelle grotte per poi dedicarsi alla contemplazione eremitica, successivamente si impegnarono nella costruzione dell’edificio sacro. Il primo documento storico che interessa il sito e quindi l’esistenza del Santuario porta la data del 1131.
Oggi l’edificio, più ampio nelle sue dimensioni, conserva gelosamente la statua lignea della Vergine Maria; è raffigurata seduta, col Bambino sul braccio sinistro e con la destra atteggiata a distribuire favori divini. Le caratteristiche della statua della Vergine richiamano esplicitamente l’iconografia bizantina.
Il pellegrinaggio in ogni tempo ha avuto rilevanza nella vita dei cristiani ed in quella di tutti i fedeli. “Nel corso della storia il cristiano si è messo in cammino per celebrare la propria fede nei luoghi in cui sono conservate tracce del Signore o in quei luoghi che rappresentano momenti importanti nella storia della Chiesa. Si è recato in visita ai santuari dedicati alla Madre di Dio oppure in quei santuari che sono un esempio vivente dei santi. Il loro pellegrinaggio è un processo di conversione, il prodigio dell’intimità con Dio, una preghiera riservata per le proprie esigenze materiali. In tutti i suoi molteplici aspetti il pellegrinaggio è sempre stato un dono prodigioso per la Chiesa”.
Emilio La Greca Romano