Il rapporto della Federazione Italiana Editori Giornali sulla stampa italiana dal 2010 al 2012 non ha mezze misure: la crisi dell’editoria italiana dura ormai da cinque anni e nel biennio 2010-2012 ha raggiunto il suo picco più violento. Il Presidente Giulio Anselmi (presidente anche dell’ANSA ed ex direttore de “L’Espresso” e “La Stampa”) invoca una ridefinizione complessiva dei contributi all’editoria, trasormandoli da contributi ad incentivi, da soggetti a progetti.
Andiamo nel dettaglio, il calo negli ultimi anni è generalizzato, sia per numero di copie vendute (1 milione di copie in meno, un calo del 22%), per fatturato, per raccolta pubblicitaria ed anche per numero di lettori (per la prima volta in calo nel biennio 2010-2012). I ricavi delle imprese editoriali sono calati del 9% per la stampa quotidiana e del 9,5% per quella periodica, e l’utile di esercizio di queste imprese si è di fatto dimezzato. Questo perchè, anche a fronte delle politiche di contenimento dei costi, è aumentato il costo delle materie prime, aumentade del 6,4%, a cominciare dal costo della carta, aumentato del 15% Il 2012, come si è detto, è stato l’annus horribilis per l’editoria italiana, c’è stato un calo del 6,6% della vendita di copie di quotidiani, si è scesi per la prima volta dal 2003 sotto gli 8 miliardi di €, un calo del 14,3% nel 2012 rispetto all’anno precedente, 17,6% per la stampa quotidiana e 18,4% per la stampa periodica. I segnali che arrivano per il primo trimestre 2013 sono tutt’altro che incoraggianti.
In controtendenza invece il comparto dell’editoria digitale, l’unico settore in cui la raccolta pubblicitaria è in attivo, registrando un incremento del 5,3% (664 milioni di euro nel 2012 contro i 631 del 2011). La componente online ha un’incidenza sui fatturati de 5,5% in più sul fatturato complessivo delle grandi imprese editoriali, ed i primi dati sulle rilevazioni delle copie digitali vendute dicono che si vendono mediamente 185.000 copie digitali al giorno. In un anno, come si è detto, in cui per la prima volta, diminuiscono anche i lettori, secondo Audipress c’è stato un calo del 14,8% delle persone che leggono almeno un quotidiano al giorno.
Gli aspetti maggiormente negativi di questa crisi profonda dell’editoria si ripercuotono naturalmente sui livelli occupazionali, c’è stato un calo del 4,2% dei giornalisti impiegati nella stampa (4,6% nei quotidiani, da 6.393 a 6.101 unità, 1,4% nei periodici, da 2.912 a 2.872 unità, addirittura del 9,6 nelle agenzie, da 1.034 a 935 unità), stesso discorso anche per i poligrafici, che nel 2012 sono scesi per la prima volta sotto le 5000 unità.
La FIEG prova a spiegare quali sono i limiti strutturali della crisi dell’editoria su carta stampata: innanzitutto lo sbilanciamento della raccolta pubblicitaria a favore della televisione (settore che però è anch’esso in forte calo, basta dare un’occhiata agli utili di Mediaset), la poca tutela dei contenuti editoriali in rete, un sistema distributivo inefficiente che aumenta a dismisura le copie in reso, nonchè l’inefficienza del servizio postale che rende impossibile reperire canali alternativi a quello dell’edicola, infine la scarsa propensione a leggere da parte del pubblico, anche a causa di scarsa stimolazione della domanda. Il Presidente FIEG Anselmi auspica attenzione da parte di Governo e Parlamento essendo l’informazione nella sua completezza un bene comune, nonchè una completa ristrutturazione del settore basata sull integrazione tra l’editoria cartacea e l’editoria digitale, che eviti la cannibalizzazione della seconda sulla prima
PIETRO PIZZOLLA