Nel 2013 il Pil pro capite italiano, misurato in parità di potere d’acquisto, risulta inferiore del 2,2% a quello medio dell’Ue28, è più contenuto di quelli di Germania e Francia e appena superiore al prodotto interno lordo spagnolo.
La quota dei consumi italiani sul Pil scende al 79,9%, ma si mantiene più elevata rispetto alla media dei 28 paesi Ue (78,5%) e a quelle dei principali paesi dell’area. L’incidenza degli investimenti è poco meno del 18% e risulta inferiore alla media europea (19,3%); Francia, Germania e Spagna presentano incidenze superiori (rispettivamente 22,1, 19,7 e 18,5%).
Nel 2013 la produttività del lavoro in Italia risulta sostanzialmente in linea con la media dei paesi Ue ma inferiore rispetto a quella registrata in Francia, Germania e Spagna. Tra il 2002 e il 2013 il livello è peggiorato, rispetto alla media Ue27 in Italia oltre che nel Regno Unito, in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Grecia e Finlandia.
Il trend al ribasso dei prezzi delle abitazioni, in atto in Italia dal 2012, si accentua nel 2013. La caduta dei prezzi risulta pari al 5,7% ed è tra le più ampie tra i paesi dell’Unione europea. Flessioni dei prezzi maggiori si registrano solo nei Paesi Bassi, Spagna e Croazia. La diminuzione dei prezzi risulta più marcata per le abitazioni esistenti rispetto a quelle nuove.
Negli ultimi dieci anni è diminuita la quota di mercato delle esportazioni italiane sul commercio mondiale, dal 3,9% del 2004 al 2,8% del 2013, seguendo una tendenza comune a molte delle economie più avanzate anche per via della forte espansione della quota cinese, passata nello stesso periodo da 6,5% a 12,1%. A livello territoriale, il contributo principale alle vendite italiane sui mercati esteri proviene dal Nord (oltre il 71%); il Mezzogiorno registra una quota molto limitata (10,9%) e in diminuzione nell’ultimo anno.
Mercato del lavoro
Nel 2013 risultano occupate quasi sei persone su dieci in età 20-64 anni, con un forte squilibrio di genere a sfavore delle donne e un marcato divario territoriale tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno. Il divario di genere è più contenuto in Valle d’Aosta, maggiore in Puglia.
Nella graduatoria europea, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori al nostro Paese.
Il tasso di occupazione dei 55-64enni è pari al 42,7% (+2,3 punti percentuali rispetto al 2012), inferiore alla media Ue28 (50,1%). La Svezia registra il valore europeo più elevato (73,6%), la Slovenia quello più basso (33,5%).
Scende al 13,2% l’incidenza del lavoro a termine. Tale valore è sostanzialmente in linea con la media europea mentre Germania, Francia e Spagna mostrano valori più elevati. Cresce invece la quota di occupati a tempo parziale (17,9%) soprattutto a causa dell’incremento del part time involontario. In Europa, questa modalità di occupazione è diffusa soprattutto nei paesi nordici (50,7% l’incidenza nei Paesi Bassi), mentre lo è poco nei paesi dell’Est di più recente adesione all’Unione.
L’Italia ha un alto tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro, al 21,7% nel 2013 (26,1% per le donne). Si tratta di un indicatore particolarmente importante per quei paesi, come l’Italia, dove c’è una quota elevata di persone che non cercano lavorano attivamente e quindi non rientrano nel conteggio della disoccupazione. Nella media Ue28 il tasso si attesta al 14,1%; solo Spagna, Grecia e Croazia presentano valori più elevati di quello italiano.
Il tasso di disoccupazione raggiunge il 12,2% nel 2013, 1,5 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente. L’incremento interessa entrambe le componenti di genere, ma si riduce il differenziale a sfavore delle donne. La media dell’Ue28 si attesta al 10,8%; valori inferiori al 6% si registrano in Austria, Germania e Lussemburgo, mentre in Grecia e Spagna sono superiori al 25%.
Le difficoltà sul mercato del lavoro hanno determinato un consistente aumento della disoccupazione di lunga durata (oltre 12 mesi), la cui incidenza risulta nel 2013 al 56,4%. La crescita particolarmente elevata per la componente maschile (56,1%) ha comportato un riequilibrio dell’indicatore tra i generi. Nella media Ue28, la disoccupazione di lunga durata si attesta al 47,5%; la Slovacchia si conferma il paese con la quota più elevata (70,2%), i paesi scandinavi quelli con i valori più contenuti (18,5% in Svezia).
Condizioni economiche delle famiglie
Nel 2012 circa sei famiglie residenti su dieci (62%) hanno conseguito un reddito netto inferiore all’importo medio annuo di 29.426 euro, pari a circa 2.452 euro al mese. In Sicilia si registra il reddito medio annuo più basso (circa il 29% in meno del valore medio italiano) mentre in Campania si osserva la più elevata concentrazione del reddito; all’opposto l’equità si mantiene alta nella provincia autonoma di Bolzano. I paesi dell’Ue28 presentano notevoli differenze. La diseguaglianza risulta più alta in Bulgaria, Lettonia e Lituania e più bassa in Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Svezia.
Nei primi mesi del 2014 il 43,5% delle persone over14 si dichiara molto o abbastanza soddisfatto della propria situazione economica, quota in aumento rispetto allo scorso anno (40,1%). Il livello di soddisfazione per la situazione economica presenta una forte variabilità regionale, dal 66,2% di Bolzano al 30,2% della Sicilia.
Finanza pubblica
Nel 2013 l’indebitamento netto si riduce, portandosi al 2,8% del Pil. Tra i paesi dell’Uem, l’Italia si colloca al secondo posto, dopo la Germania, per saldo primario in percentuale del Pil (indebitamento netto esclusi gli interessi passivi); al decimo posto per l’indebitamento netto.
L’Italia si conferma tra i paesi dell’Ue con un elevato rapporto debito/Pil. Nel 2013 questo rapporto si attesta al 127,9% (+5,7 punti percentuali sull’anno precedente), valore inferiore solamente a quelli di Grecia e Portogallo.
La pressione fiscale in Italia raggiunge il 43,3% nel 2013, collocando il nostro Paese al sesto posto nell’Ue28. Rispetto ai principali partner europei il valore italiano risulta inferiore solo a quello della Francia.
La Pubblica amministrazione italiana spende circa 13,5 mila euro per abitante, un valore leggermente superiore a quello medio dell’Ue28. Tra le grandi economie dell’Unione, Francia, Germania e Regno Unito presentano livelli più elevati, mentre la Spagna spende meno dell’Italia.