È il 18 settembre 1938, Mussolini dal grande palco allestito in piazza dell’ Unità a Trieste annuncia il varo delle leggi razziali.
A partire da quel momento, gli ebrei italiani non potevano più lavorare nelle amministrazioni pubbliche, insegnare o studiare nelle scuole e università italiane, far parte dell’esercito, gestire alcune attività economiche e commerciali che il fascismo giudicava “strategiche” per la nazione.
Di anno in anno le misure contro gli ebrei diventarono sempre più dure, fino al 1943, quando l’occupazione tedesca dell’Italia del centro-nord diventò una tragedia anche per gli ebrei italiani, molti dei quali finirono
nei campi di concentramento e di sterminio, compreso quello italiano della Risiera di San Sabba.
Ma il 1943 è anche l’anno della ribellione operaia all’occupazione nazista. Nella primavera di quell’anno il grande sciopero operaio nell’area industriale torinese, e soprattutto alla Fiat, influirà sull’andamento
della guerra.
In quegli anni su circa 21 mila operai della Fiat, solo 100 o 200 avevano la tessera segreta del partito comunista. Questo piccolissimo nucleo riuscì a trascinare allo sciopero, per un’intera settimana, dall’8 al
13 marzo 1943, circa 90-100 mila operai torinesi e inoltre consistenti aliquote di operai di tre fabbriche milanesi (Pirelli, Borletti e Falck).
Di tutti questi eventi si parlerà nel secondo appuntamento del Progetto “1943-2015: la memoria non va in vacanza” che si terrà presso il Centro Sociale di Mercato San Severino il prossimo 10 febbraio a partire dalle
ore 10.30.
Dalle leggi razziali agli scioperi sindacali del 1943 è il tema sul quale interverranno Francesco Soverina, storico e scrittore, Alfonso Conte, docente Università degli Studi di Salerno, Sandro Temin, membro Comunità
Ebraica di Napoli, e in collegamento Skype, Anna Skall, figlia di Heinz Skall, internato a Campagna.
A moderare il talk show sarà Beatrice Benocci, giornalista e docente universitaria.