Il miraggio della pensione ed il referendum non ammesso.

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00000866.jpgdi Gerardo Sano

Il Parlamento discute ed approva leggi elettorali sempre più liberticide, i partiti della maggioranza renziana, dal Pd a Forza Italia si infervorano sull’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, chiunque sarà eletto da questo blocco di potere non cambierà i destini di questa nostra disastrata nazione, la Corte Costituzionale ha deciso di negare il voto sul referendum per l’abolizione della Legge Fornero promosso dalla Lega.

Appena iniziato il 2015, sembra essere destinato a diventare l’anno nel quale il diritto alla partecipazione popolare nelle scelte essenziali e fondamentali per la vita dei cittadini avrà sempre meno spazio.

La distanza fra chi sta in alto e chi sta in basso è siderale.

Negare il diritto al voto referendario su di un tema che tocca la pelle viva di tantissimi cittadini non è usuale. In altri tempi referendum su dinamiche salariali o previdenziali sono stati ammessi e si sono anche svolti, uno per tutti: il referendum sulla scala mobile.

Questa volta le attese dei tanti che speravano di andare in pensione e non ci riescono non possono dire la loro, gli esodati, i quota 96 e i tanti altri lavoratori dovranno attendere tempi migliori.

Così hanno deciso i giudici della Consulta; gli stessi giudici che non hanno esitato a salvaguardare i diritti dei più forti e dei potenti, come quando hanno dichiarato incostituzionali i provvedimenti che introducevano il prelievo di solidarietà sulle pensioni più corpose ed quando si sono pronunciati sulle leggi che mettevano in discussione gli scatti di anzianità dei magistrati.

Chi ha tanto può continuare ad avere, mentre chi ha poco o non ha più nulla, né il lavoro né la pensione deve continuare a soffrire. Continuare a soffrire come i pensionati di invalidità che hanno scoperto che con l’introduzione del sistema contributivo è stata abolita l’integrazione al minimo, norma che permetteva ai lavoratori che con i contributi versati non raggiungevano un minimo vitale di integrare il trattamento fino al raggiungimento della somma minima di Euro 502,00 mensili.

Tutto ciò con il contributivo non avverrà più, sono già 51.000 gli inabili, invalidi superstiti che percepiscono mediamente 173 euro mensili. Altro che famiglie arricchite come sostiene il Presidente del Consiglio.

Gerardo Sano