In merito al ricorrente problema dell’affollamento al Pronto Soccorso Ospedaliero, in particolare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”, l’Ordine dei Medici ricorda che da gran tempo insiste (per la verità con scarsa fortuna) sulla necessità di adeguare gli spazi del pronto soccorso (a tal proposito: quali sono i veri motivi per cui non si sono ancora completati i lavori già appaltati?) e di integrare il personale medico e infermieristico.
In merito a quest’ultimo punto, che ne è stata delle proposte più volte reiterate dall’Ordine dei Medici di un’azione corale tra politici, amministratori regionali, sindaci, sindacati e Ordine, sul Ministero dell’Economia per lo sblocco del turn-over del personale? Non si capisce perché, se è vero come è vero che è stato ripianato l’enorme deficit della Regione e si è quindi raggiunto l’equilibrio finanziario, non si sblocchi il turn-over del personale.
Il Presidente Caldoro ha dichiarato che in Regione Campania mancano 10.000 addetti nel settore della sanità.
Ma i problemi dell’affollamento del pronto soccorso ospedaliero non si risolvono solo con l’adeguamento degli organici (sia pure non rinviabile) o altro.
Il nocciolo del problema sta nella riforma delle cure primarie, cioè della medicina generale e, in esteso, della medicina territoriale.
E’ ormai consolidata realtà internazionale (vedi ultimo rapporto dell’OMS) e di gran parte dell’Italia, che i sistemi sanitari che investono di più nelle cure primarie sono più efficaci e ottengono il maggiore gradimento delle persone e, last but not least, sono finanziariamente più sostenibili.
Un cittadino campano che abbia di pomeriggio un malessere, oggi deve rivolgersi al pronto soccorso. E questo non è logico, ma nell’attuale realtà è inevitabile.
“L’Ordine dei Medici di Salerno – sottolinea il presidente Bruno Ravera – sta insistendo da anni su questo problema, che ormai è posto all’attenzione delle autorità sanitarie e dalla legge 189/2012 (la cosiddetta legge Balduzzi). Non siamo riusciti ad avere neppure un colloquio, malgrado ripetuti solleciti, e nessun cenno di attenzione. Vorremmo non più geremiadi ma un’azione sinergica per risolvere una volta per tutte questi angosciosi problemi. L’Ospedale non può fare di più. E’ necessario organizzare diversamente l’assistenza territoriale”.