Una riflessione prima di tutto. I tifosi della Salernitana non devono dimostrare più nulla. Ieri sono andati in 17mila all’Arechi, hanno tifato per 90 minuti (tutto lo stadio, non solo la curva) e sono stati ripagati con l’ennesima prestazione sciagurata. Per favore, in futuro risparmiateci gli appelli, i “tutti allo stadio” e frasi del tipo “se ci teniamo alla salvezza dobbiamo andare all’Arechi” oppure “se non si va allo stadio basta parlare di grande piazza”. Salerno è sempre stata presente al fianco della squadra, in qualunque categoria – compresi i tornei dei bar – e con qualunque squadra in campo. L’ultima classifica delle presenze in trasferta, peraltro, mette i tifosi granata al settimo posto in Italia. Quindi davanti a più della metà delle tifoserie di A. Ora, quindi, basta con questa pagliacciata del pubblico che è decisivo per la salvezza. La Salernitana resta in B se i calciatori, l’allenatore e i dirigenti fanno bene il loro lavoro. Altrimenti retrocede, con o senza 20mila persone sugli spalti. In questa piazza sono due anni e mezzo che si continua a dare alibi ai calciatori, con il risultato che questa gente fa ciò che vuole. Oppure, come nel caso di Adelaide, non ha il minimo rispetto per i tifosi e passeggia per il campo. Una vergogna assoluta. E sarebbe interessante sentire il signor Gian Marco Ferrari. Cosa dice di ieri? Non si è vinto per colpa della cappa nera? O perché lui e i compagni di squadra non sono all’altezza di vincere? Tutte le colpe, e di contro i meriti se si vince, sono esclusivamente dei calciatori. Ed è con loro che ci vuole intransigenza. Facciano il loro dovere, se sono in grado, e salvino la Salernitana. Altrimenti la porta è là. Lascino lo stipendio e vadano a casa.