L’avvocato Franco Massimo Lanocita dichiara che, a quanto è dato sapere, la sentenza con la quale il Consiglio di Stato ha messo la parola fine sulla vicenda del trasferimento delle Fonderie Pisano a Buccino, poggia le sue motivazioni sul fatto che, prima di tutto, il Comune ha l’autonomia di stabilire sul proprio territorio cosa vuole e cosa non vuole. Inoltre, evidenzia un insanabile contrasto tra l’attività siderurgica e la destinazione di trasformazione dei prodotti alimentari, che è stata impressa alla zona relativa all’area dove dovevano sorgere anche le nuove fonderie. Dobbiamo ricordare che l’attività siderurgica, sin dal 1939, è denominata “attività insalubre”, pur non essendoci allora tutte le sensibilità ambientali e paesaggistiche che ci sono oggi.
A maggior ragione, quindi, riportando il ragionamento del Consiglio di Stato sulla situazione di via dei Greci a Salerno, questa specifica fabbrica vetusta, là nella zona dove è oggi collocata, non può più esistere: c’è un contrasto evidente con quella che è l’impostazione data dall’ultimo strumento urbanistico del Comune di Salerno, che prevede in quell’area il completamento dell’urbanizzazione che c’è stata nel corso degli ultimi decenni, trattandosi di una zona fortemente antropizzata con presenza di abitazioni, attività commerciali, scuole, ecc. Per questo motivo, si fa appello alla Regione Campania, ovvero al Presidente De Luca che, a parole, è stato sempre sensibile su questa vicenda, affinché dia l’input ai propri uffici per intraprendere un nuovo procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, in quanto con il precedente, in piena emergenza Covid, è stato stabilito che le Fonderie Pisano potessero stare lì dove stanno per altri dodici anni. Evidentemente, è stata una valutazione di quelle semplificata. Così come è intervenuto il Sindaco di Buccino a tutela della salute della propria comunità, chiediamo lo stesso impegno al nostro primo cittadino, ma anche alle forze politiche presenti sul territorio dell’intera Valle dell’Irno.
Il dottore Paolo Fierro, vicepresidente di “Medicina democratica”, ribadisce che, alla luce dell’ultimo pronunciamento del Consiglio di Stato sull’incompatibilità dei nuovi impianti della Fonderia Pisano nell’area di Buccino, si riafferma la necessità di estendere questo stesso tipo di divieto anche nell’area di Fratte: se la motivazione, come pare, è quella relativa all’incompatibilità dell’attività siderurgica con le attività di trasformazione di prodotti alimentari, che sono quelli a cui l’area industriale di Buccino è destinata, tanto più riaffermiamo l’incompatibilità con gli insediamenti urbani del territorio salernitano in cui è ubicata la fabbrica.
Conclude Lorenzo Forte, presidente di “Salute e Vita”, riconoscendo all’attuale ed all’ex sindaco di Buccino di aver svolto con coscienza il loro ruolo di rappresentanti dei cittadini, tutelando in pieno la salute e i diritti della loro comunità, a differenza del sindaco di Salerno e del presidente della Regione Campania, che invece continuano ad essere i responsabili principali sul piano – innanzitutto – politico di questa vicenda, permettendo ad un’industria insalubre di esistere in un territorio che, dal 2006, è zona di trasformazione urbana e commerciale, dove addirittura pochi anni fa hanno aperto una Clinica / Casa di Cura, oltre al centro commerciale. E, se vale il principio specificato dai giudici del Consiglio di Stato, ovvero che nell’area industriale di Buccino avevano ragione i sindaci che hanno pianificato fosse solo zona industriale a vocazione agroalimentare, escludendo le industrie pesanti di impatto insalubre, vale ancora di più questo principio in un territorio che, dal 2006, non è più addirittura zona industriale. Questo mette quindi ancora maggiormente in luce le responsabilità da parte della politica nostrana, che non ha, finora, voluto tutelare le comunità di Salerno, Pellezzano e Baronissi.
“La decisione del Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso promosso dal comune di Buccino contro le Fonderie Pisano, è un segnale forte e inequivocabile: gli impianti industriali a elevato impatto non possono essere collocati in aree che vanno preservate dal punto di vista ambientale. È una vittoria per la tutela della salute pubblica e della sostenibilità del territorio. Tuttavia, adesso è necessario affrontare con urgenza la questione del sito di Fratte”. A dirlo è Michele Cammarano, presidente della commissione Aree interne del consiglio regionale della Campania.
“Se le Fonderie non possono essere allocate in aree destinate alla trasformazione di prodotti alimentari, come stabilito dal pronunciamento del Consiglio di Stato, allo stesso modo è da escludere la loro presenza in un territorio densamente popolato come quello di Fratte. La chiusura del sito è un passo imprescindibile per restituire dignità, sicurezza e qualità della vita a chi vive in queste zone. Al presidente De Luca, che con estrema chiarezza ha dichiarato che le Fonderie vanno chiuse perché inquinano, chiediamo per l’ennesima volta di passare dalle parole ai fatti”.
“Non si può ignorare che un’azienda, pur con le sue responsabilità passate, stia tentando di rinnovarsi e contribuire all’economia del territorio. Invece, sembra di assistere a una sistematica opposizione, anche da parte di chi in passato si è avvicinato all’azienda per scopi politici,” sottolinea Vicinanza, che definisce la situazione delle Fonderie Pisano “un caso emblematico della difficoltà di fare impresa nel Mezzogiorno”.
Per il sindacalista, è evidente che la tutela della salute pubblica e dell’ambiente debba essere una priorità, ma ritiene che il rischio di un nuovo capitolo di disoccupazione non possa essere ignorato. “La chiusura definitiva delle Fonderie Pisano significherebbe non solo la perdita di centinaia di posti di lavoro, ma anche un colpo durissimo al tessuto industriale salernitano. Si tratta di famiglie che già vivono una condizione di incertezza e non possono essere abbandonate”.
Vicinanza rivolge un appello alla Regione Campania affinché intervenga con decisione per favorire una soluzione equilibrata che contemperi le esigenze di salute pubblica con la necessità di salvaguardare l’occupazione. “Non possiamo accettare che si trasformi questa vicenda in una caccia alle streghe. La Regione deve esercitare il suo ruolo di mediatore, creando le condizioni per far coesistere sviluppo industriale e sostenibilità ambientale”.
Infine, il sindacalista non risparmia una stoccata al mondo politico: “C’è chi ha cercato voti e visibilità nei momenti di crisi dell’azienda, ma ora tace o si schiera contro. È un atteggiamento incoerente che lascia lavoratori e imprenditori soli davanti alle difficoltà”.
La Cisal Metalmeccanici nazionale continuerà a monitorare la vicenda e a sostenere i lavoratori, ribadendo l’urgenza di un dialogo costruttivo per trovare una soluzione che non sacrifichi il lavoro sull’altare della burocrazia e dei veti incrociati.