Salernitana verso il baratro senza società e senza tifosi

Danilo Iervolino
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Un proprietario in fuga, una dirigenza spaccata, una squadra piena di problemi tecnici e infortuni. In queste condizioni la Salernitana si prepara alla sfida salvezza contro la Carrarese. Inimmaginabile un anno e mezzo fa eppure reale al giorno d’oggi. Senza una società a gestire strategie e quotidianità diventa impossibile governare l’aspetto tecnico e tenere i giocatori sulla corda. I legali del patron Danilo Iervolino continuano ad avere in mano il mandato per vendere la società senza che però qualcuno si faccia avanti per comprare. La dirigenza, dove è ormai guerra aperta tra l’amministratore delegato Maurizio Milan e il direttore sportivo Gianluca Petrachi, contribuisce a generare confusione e incertezza. Per non parlare del presidente Roberto Busso, il cui ruolo è puramente di facciata e non ha alcun peso specifico. Una situazione grottesca, nella quale l’immobilismo è la regola di base. I quadri dirigenziali, che dovevano essere azzerati dopo il disastro dello scorso anno, continuano a essere un punto debole, debolissimo, di questo club. Sommando tutti questi elementi negativi si capisce benissimo come sia difficile, per chi sta sul campo, lavorare e portare risultati. I giocatori, soprattutto quelli in prestito, sono distratti dal pensiero di quello che sarà il loro futuro e l’allenatore stesso ha il contratto in scadenza a breve e soltanto una promessa di rinnovo. Il progetto triennale, a giudicare da quanto sta accadendo, è invece l’ennesimo proclama di una galleria di parole gettate al vento. E i tifosi? Tutti divisi, come nei tempi più bui della gestione Lotito (che al confronto di proprietà e dirigenza attuale è al livello di Florentino Perez). Contestare o non contestare, disertare o non disertare, prendersela con i giocatori o con i dirigenti. Mentre si decide che fare la Salernitana scivola verso la serie C. E lo stadio futuristico reclamizzato, per sole finalità elettorali e di propaganda, da Vincenzo De Luca che diventa sempre più un’opera superflua e inutile.