Il viaggio nasce dalla trasgressione, è la trasgressione. E come ogni violazione comporta sofferenza, tensione radicale, disagio e timori, ma anche conquista di conoscenza. Si è osservato che travel, viaggio, e travail, il travaglio del parto, hanno in inglese la stessa radice. Il viaggio resta una scelta di libertà.
Questa l’essenza di Erasmus On Stage, la sfida che settanta ragazzi, settanta giovani musicisti, hanno lanciato a se stessi, alla propria misogenia e alla alterità, alla diversità dell’estero, da dove sono tornati contaminati dalle esperienze altrui, nella lingua, negli abiti e nelle architetture, nei mangiari, nelle usanze, nei saperi, nelle tradizioni musicali.
Un evento, questo che offre il tocco internazionale all’ottobre musicale salernitano, che va a cementare la sinergia del conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno e la Bottega San Lazzaro del professore Giuseppe Natella, che ospiterà la rassegna nella cornice della Chiesa di Santa Apollonia.
Ad illustrare il programma, ieri mattina a palazzo di Città, il giovane assessore al Turismo Enzo Maraio, che ha sottolineato come la nostra Salerno grazie anche ad un ferace associazionismo, quale è questo della Bottega San Lazzaro, stia divenendo sempre più ospite in entrambi i sensi in Italia e in Europa, Giuseppe “Peppe” Natella, onorato di aver inaugurato in giugno una collaborazione vivissima con il nostro conservatorio, sfociata nel I Festival da camera Santa Apollonia, e che oltre alla rassegna Erasmus On Stage, lo vedrà organizzatore di eventi musicale anche durante il periodo natalizio, unitamente alla direttrice del Martucci Imma Battista, la quale ha riconfermato l’impegno di offrire la possibilità agli studenti di confrontarsi con la realtà europea e in particolare con il palcoscenico e il giudizio del pubblico.
Anna Bellagamba, in rappresentanza dell’Ufficio Relazioni Internazionali, promotore del progetto ha illustrato l’interessante cartellone.
Cinque le serate con gli studenti che, in giro per l’Europa, ritornano alla casa madre per proporsi al proprio pubblico, sempre ad ingresso libero.
S’inizierà sabato 25 ottobre con l’omaggio alla Spagna, “Cuerdas y recuerdos de Espana”. La chitarra è sicuramente lo strumento che più di ogni altro incarna lo spirito iberico.
Con il chitarrista Alberto Falcione (Isole Canarie), e il collega Daniele Aiello attraverseremo la Spagna sulle note di Fernando Sor, Isaac Albeniz, Augustin Barrios Mangorè, e i loro quadretti di colore, con un’incursione in Italia in eterno scambio con il sentire iberico, con l’esecuzione del Capriccio diabolico op.85 di Mario Castelnuovo-Tedesco, dedicato ad Andrès Segovia, che suggerì un omaggio a Paganini, un pezzo che ha moltissime possibilità per rivelare la magia del suo suono e l’eleganza forbita del fraseggio di questo strumento, o ancora la Grande Sonata di un Niccolò Paganini segretamente innamorato della chitarra.
Domenica 26 ottobre ancora Espana, ma riflessa nelle campane rilucenti delle tube e nella coda del pianoforte con i due tubisti Domenico Limardo (Salamanca) e Angelo Mazzitelli (Saragozza), e la giovane pianista Carolina Danise (Alicante) in Erasmus a soli diciannove anni. protagonista assoluta sarà la tuba, strumento di raro ascolto nelle vesti di solista, che spazierà tra le gemme più rilucenti del suo repertorio, da un duetto di Patrick Sheridan, al Concerto in un movimento di Alexej Lebedjev sino alle note Variations in olden style di Thomas Stevens.
Le tube passeranno il testimone al Fryderyc Chopin degli studi e della ballata op.23, pagine che sono dimostrazione del postulato romantico di Liszt, secondo il quale “le nuove musiche non attenendosi ad alcun speciale schema prenderanno di volta in volta i ritmi, le movenze, le figure più appropriate a esprimere il sogno, la passione, il pensiero che le avrà ispirate”.
Il jazz sarà di scena il 27 ottobre. E’ questo il genere di musica che è l’immagine stessa dell’incrocio sonoro. Concetto chiave nella formazione dell’immagine del jazz, l’improvvisazione è al tempo stesso un feticcio ed una realtà centrale del linguaggio jazzistico, ed è termine che stimola l’immaginazione e fa pensare a sconfinati orizzonti di libertà, ad incontrollabili voli della fantasia, facendolo diventare l’emblema della musica “libera”, senza vincoli. Sarà il Darotter-Dam Trio, di Lucio D’Amato, Luciano Napoli e Marco Fazzari, formatosi tra le scuole di Belgio e Olanda ad illustrare in musica il titolo della serata “Cold Europa – Cool jazz” creando un climax di bruciante intensità, senza che per questo vengano obliate la tersa austerità, le linee frammentarie, l’essenzialità lirica concentrata e armonicamente irregolare, appartenenti a questa musica e alla tradizione italiana.
Passaggio in Germania il 28 ottobre con “Musik, ich liebe dich!” con il flautista Simone Mingo e la violinista Sara Rispoli, reduci da ben due anni Erasmus insieme, a Dresda e Ausgburg; il violoncellista Thomas Brian Rizzo (Weimar) e la pianista Margherita Coraggio di ritorno dal suo secondo anno Erasmus nella capitale tedesca, presso la prestigiosa Università delle Arti di Berlino; serata classica in cui ascolteremo una delle partiture più raffinate della produzione cameristica di Carl Maria von Weber, il trio in sol minore op.63, che fonde felicemente i timbri del flauto, del cello e del pianoforte, offrendo loro bellezza melodica e una sottile vena teatrale. Una perla del compositore russo César Cui, i cinque piccoli duetti op. 56 per flauto e violino con pianoforte, miniature preziose, liriche ed eleganti, prima di passare al clarinetto per puntare sulla modernità antiromantica della Premiére Rhapsodie di Claude Debussy, in cui la “chiarezza” della linea di canto stabilisce un preciso rapporto con il pianoforte, portando ad esaltarne il congegno perfetto, e la sonatina di Joseph Horovitz dalla spensierata invenzione che strizza l’occhio al jazz.
Gran finale il 29 con il violoncellista Antonio Amato, rientrato da Bucarest, il quale che si esibirà si concederà al pubblico, in duo con Vincenzo Zoppi al pianoforte proponendo il concerto in re Maggiore per violoncello di Joseph Haydn, il trio op.8, per pianoforte, violino (Giacomo Mirra) e violoncello, la prima vera composizione della cameristica di Johannes Brahms, ossia del settore centrale della produzione del maestro amburghese, concepito durante un viaggio sul Reno, che viene evocato in questa partitura poderosa, ricca di temi ampi e fluenti, “appassionatamente classici”.