Il monumento funebre della regina Margherita di Durazzo, madre del re Ladislao, morta di peste ad Acquamela nel 1412, dove si era rifugiata per sfuggire al morbo: uno dei maggiori gioielli artistici del Duomo di Salerno dove è custodito dal 1819, è stato sottoposto ad un pronto intervento di restauro conservativo finanziato dal “Club Inner Wheel Salerno Carf”, come ha spiegato la professoressa Pierina De Giorgi Lerose, Presidente del Club innerino fino alla fine di giugno quando subentrerà la nuova presidente Daniela Vessa Pezzuto. “Abbiamo deciso di finanziare questo intervento dedicato ad una donna importante come la regina Margherita di Durazzo che è stata una regina determinata, una moglie fedele, una donna forte e risoluta e una madre tenace che ha assicurato al figlio Ladislao il suo regno”- ha spiegato la professoressa Lerose – “Siamo un Club di donne e ci è sembrato quanto mai opportuno restaurare questo monumento dedicato, dal figlio Ladislao, ad una donna eccezionale quale è stata Margherita di Durazzo. Il restauro è stato possibile grazie ad una raccolta fondi derivante da varie iniziative che il Club ha organizzato durante l’anno sociale”. L’opera di consolidamento è stata eseguita dal “Centro Restauro Vassallo”, come ha spiegato Antonio Vassallo, amministratore della ditta:” Più che un restauro è stato un pronto intervento di restauro conservativo sull’opera che era interessata da un fenomeno di erosione sul pilastrino centrale e anche alla base delle quattro statue cariatidi raffiguranti le virtù: la Fede, la Fortezza, la Prudenza e la Regalità, ognuna addossata alle colonnine di rinforzo, che sorreggono la cassa dove sui due lati lunghi è raffigurata la regina nelle sue funzioni regali. È stato necessario intervenire prontamente per stabilizzare l’opera attraverso l’utilizzo di tecniche molto complesse che hanno consentito, con l’utilizzo di alcuni prodotti a base di bario, di far cristallizzare il marmo e bloccare il fenomeno di solfatazione probabilmente provocato da un precedente intervento, avvenuto negli anni ’80, con l’utilizzo di prodotti non adeguati che hanno accelerato il processo di solfatazione. Dopo alcune indagini diagnostiche preliminari sulla struttura, in circa tre mesi abbiamo completato l’intervento che ha consentito di riportare alla luce anche i nomi apposti sul pilastrino centrale che prima non si leggevano: lo scultore di corte, Antonio Baboccio da Piperno, che ha realizzato il monumento insieme al suo collaboratore Alessio de Vico”. A seguire i lavori di consolidamento è stato il dottor Antonio Falchi, funzionario responsabile del settore storico-artistico della “Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino”, diretta dalla dottoressa Raffaella Bonaudo, che questa mattina ha illustrato le fasi dell’intervento:” È stato messo in sicurezza questo importante monumento della nostra Cattedrale dove è custodito sin dal 1819. Era interessato da un fenomeno di solfatazione della pietra localizzato in alcuni punti e in modo maggiore sul pilastrino centrale del monumento, che solitamente si riscontra in opere posizionate all’esterno, esposte ai fenomeni atmosferici e di inquinamento. Abbiamo proceduto con l’applicazione di impacchi di idrossido di bario che ha reso reversibile il processo di solfatazione”. Il dottor Antonio Falchi ha anche spiegato che l’intervento di consolidamento è stato selezionato dal Ministero della Cultura per la tecnica utilizzata nel recupero dell’opera e presentato al Salone Internazionale di Restauro tenutosi a Ferrara lo scorso mese di maggio:” Ha destato molto interesse la particolarità di riscontrare questo fenomeno di solfatazione su un’opera conservata all’interno e non all’esterno di un edificio dove sarebbe stata esposta alle intemperie, alle piogge acide, ai gas di scarico” . Alla presentazione dell’opera restaurata, tenutasi questa mattina all’interno della Cattedrale San Matteo di Salerno, retta dal parroco Don Felice Moliterno, è intervenuto Monsignor Alfonso Raimo Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerra, che ha ricordato che il Duomo è la Chiesa Madre di Salerno:” È uno scrigno prezioso dove si racconta la storia di Salerno e ogni attenzione riservata a questa chiesa è un’attenzione rivolta a tutta la comunità salernitana della nostra Diocesi”. Il Sindaco Vincenzo Napoli ha apprezzato l’intervento di restauro e lodato l’iniziativa del Club innerino:” L’Inner Wheel sta adottando un attivismo civico, rendendosi particolarmente utile alla città e tutti noi siamo riconoscenti a queste associazioni che operano sul nostro territorio”. È intervenuta la professoressa Maria (Cucca) Andria Pietrofeso Presidente Nazionale dell’Inner Wheel, che ha ricordato che l’Inner Wheel è la più grande organizzazione femminile di service al mondo:” Essa conta circa 103.000 Socie appartenenti a circa 4.000 Club sparsi in 104 Nazioni tra cui l’Italia. Quest’anno, nel mese di gennaio, abbiamo celebrato nella nostra città il centenario della fondazione dell’Inner Wheel. Sono arrivate a Salerno, da tutta Italia, quasi 500 socie innerine che sono state accolte anche dal Sindaco Napoli e dall’Arcivescovo, professoressa Maria (Cucca) Andria Pietrofeso Presidente Nazionale dell’Inner Wheel”. La Presidente Nazionale socia del Club Innerino, di cui è stata anche presidente nell’anno sociale 1992-93, ha ricordato i restauri realizzati dai Club Inner Wheel salernitani non soltanto nella Cattedrale di Salerno:” Per l’Inner Wheel è una tradizione continua restaurare le opere artistiche della nostra città Abbiamo restaurato varie altre opere come il “Panno di San Matteo” e i busti argentei dei Santi che vengono portati in processione durante la festività di San Matteo, nostro Santo Patrono”. (Foto di Francesca Blasi).
Aniello Palumbo