Era il 14 gennaio del 2019, pochi giorni prima della chiusura del mondo al mondo con l’arrivo della pandemia da Covid- 19.Eravamo tutti lì ad aspettarlo come sempre alle presentazioni dei suoi libri in libreria, come da tradizione. Li abbiamo presentati tutti a Salerno, in Campania, nella sua città dal 2009, dieci anni prima e poi subito dopo ovunque. Bastava una telefonata .
“Franco che dici organizziamo a Salerno?” e lui: “Ma certamente, troviamo una data possibile “.
Grazie Franco Di Mare per la tua immensa generosità, senza limiti, sempre disponibile ad un incontro, ad un confronto, ad una chiacchierata. I tuoi auguri di Natale, Pasqua, festività varie, erano i primi ad arrivare per noi tutti, amici, colleghi.
Tra le tante quella fu una serata definita dallo stesso autore ”la più bella presentazione che abbia mai fatto“.
Si era creata una vera e propria sinergia , grazie all‘ associazione “ Contaminazioni, con Claudia Izzo, la voce melodiosa di Diana Ronca e la musica di Claudio De Bartolomeis, sulle note di celebri testi napoletani . Quando poi arriva l’inaspettato intervento, dal fondo della sala gremita, di Mimma Virtuoso, che interpreta magistralmente Jolanda, personaggio singolare del libro, accompagnata dal mandolino della giovanissima allieva di un liceo cittadino, Alessia Di Maio, Franco Di Mare con lo sguardo stupito commenta: “ascoltando la lettura del mio libro mi domando : ma davvero le ho scritto io queste storie?”.
Ecco, in una serata invernale, in librerie sempre meno affollate, si è creato un vero e proprio convivio, quasi familiare anche con le delizie finali di una nota pasticceria di Salerno.
Sembrava che dietro uno scaffale Jolanda, Giuseppina, il mago, o’prufessore, don Balo, il sindaco di Bauci, stiano lì a godere dello spettacolo, felici di aver trovato vita oltre le pagine di un libro , tra la gente comune, professori e casalinghe, studenti e curiosi, giornalisti, donne, uomini e anche una bambina che arrossendo si avvicina al giornalista scrittore, che vedeva oltre lo schermo di “Unomattina”, lì in libreria e approfitta di uno scatto timorosa per tornare a casa e raccontare a papà: “sai ho conosciuto quel signore che parla e dice “sarò Franco” e lo è davvero! Perché è uguale alla tv e poi le storie del libro che ha scritto sembrano vere”.
Franco Di Mare amava Ravello come molti di noi, e aveva ambientato questi ultimi romanzi a Bauci, che è appunto quel luogo magico della costiera amalfitana , con visione area, Ravello dove accade di incontrare quegli stessi personaggi, le stesse storie narrate in questo libro che segue “Il caffè dei miracoli” e” Il teorema del babà” e sentirsi a casa, tra vite incrociate, normali, quasi realmente vissute. Qualcuno gli propose di scrivere un altro libro con tutte le storie, le denunce di quel giornalismo quasi raro d’inchiesta e lui rispose : “Grazie per l’auspicio ma devo chiedere il permesso alla Rai”. Ecco la prova di un modo non autoreferenziale ma rispettoso nei confronti di un’azienda dove ha lavorato per decenni, mai immaginando di diventare anche lui, come le tante storie narrate, una vittima del lavoro, quelle che vengono definite “ morti bianche” anche a distanza dagli eventi come nel suo caso. Ma questa è un’altra storia e sarà il tempo, che se è come lui “ galantuomo” farà giustizia.
Dal “ Cecchino e la bambina” a “ Non chiedermi perché” e il “Paradiso dei diavoli” dedicata alla città natale, Napoli, Franco Di Mare, aveva nel suo nome la lealtà, la franchezza, e nel cognome il mare che ha desiderato vedere fino alla fine. Il 4 maggio scorso ha scritto ai lettori e sperava di continuare a farlo ancora , ma la polvere d’amianto che ha causato l’attacco aggressivo del mesotelioma è micidiale, mortale appunto, veloce. Ci hai salutato pubblicamente singolarmente, lo sapeva già che il nemico subdolo lo aveva ferito e colpito a morte. E’ sopravvissuto a guerre e dolori e ha lasciato tutti attoniti lo stesso, pur preparandosi al saluto finale. L’arbitro della vita purtroppo ha fischiato prima del novantesimo, non ha dato né recuperi, né rigori. Ecco cosa producono le guerre, si può morire su campo o dopo decenni per minuscole fibre di amianto prodotte dalle armi che si nascondono nei polmoni per anni. Questo e tanto altro ha vissuto e subito un grande uomo, un uomo perbene , generoso come pochi, con cui dovevi litigare per offrire un caffè o un pranzo. Impossibile sempre pronto a donare e a donarsi. Lo ha fatto fino all’ultimo respiro, anche con un respiratore che pompava al posto dei suoi polmoni ancora una volta lo sdegno, mai la rabbia, l’amarezza, mai il rancore, solo un filo di voce per dire grazie alla vita, breve ma intensa, all’amore senza età, al dono ricevuto di una figlia salvata dalle inutili guerre degli adulti. E allora oggi siamo noi tutti che vogliamo ringraziare Franco Di Mare, in quanto persona oltre il mestiere, la professione, per aver vissuto, averci raccontato di sé e del mondo dal mondo, dalle trincee dei confini stabiliti dall’uomo, da quelle della vita, nel bene e nel male, del dolore e della gioia, con l’augurio di vivere ovunque ora sia in “pace”, senza guerre né dentro, né fuori di noi!
Gilda Ricci