” Il paesaggio non è mai naturale, ma è sempre il prodotto di un artificio”. Ad affermarlo è stata la professoressa salernitana e scrittrice Emilia Surmonte, Ricercatrice di Lingue e Letteratura Francese presso l’Università della Basilicata, che è stata la protagonista della serata conviviale a lei dedicata, organizzata all’Hotel Mediterranea di Salerno dal “Rotary Club Salerno Picentia” presieduto dal dottor Vincenzo Capuano. La professoressa Surmonte ha parlato della relazione che esiste tra letteratura e paesaggio:” Il paesaggio è una porzione di territorio che viene abbracciata dallo sguardo: è quindi un’ idea di insieme che si concentra soprattutto nei suoi aspetti pittorici e soprattutto nella pittura del periodo romantico dell’800 che sarà attraversato da correnti pittoriche che seguivano la direzione del vedutismo ossia la riproduzione di paesaggi, soprattutto della nostra zona, quando si svilupparono i percorsi del Gran Tour”. La professoressa ha spiegato che il paesaggio non si può considerare mai un paesaggio naturale ma, come diceva Baudelaire in un suo saggio, “Il Pittore della vita moderna”, il paesaggio è sempre il prodotto di un artificio: quando il mio sguardo incontra un territorio non è mai innocente, ma è sempre uno sguardo che è carico di un vissuto o anche di un’emozione che ho in quel momento. Il paesaggio, quindi, non si propone in maniera neutra, ma in funzione di quello che è il mio sentire”. La professoressa Surmonte ha spiegato che non esiste un paesaggio che non sia in qualche modo lavorato dall’uomo:” Pensiamo ai terrazzamenti della Costiera Amalfitana che vediamo come un paesaggio integrato nella natura, ma che in realtà è un paesaggio modificato dall’uomo e quindi artificiale”.
Secondo la professoressa salernitana è importante anche la posizione da cui noi guardiamo i territori:” Spesso osserviamo i paesaggi dall’alto, come facevano i romantici, ma diverse possono essere le posizioni da cui possiamo percepire un paesaggio. Una foto o un quadro mi restituiscono l’immagine di un paesaggio che è possibile abbracciare immediatamente. In letteratura non potrò mai avere una visione d’insieme di un paesaggio perché lo sguardo deve seguire la parola scritta e quindi potrò costruire in modo graduale, attraverso la mia immaginazione, frutto del mio vissuto, l’immagine del paesaggio descritto, ad esempio, dall’autore di un romanzo”. La professoressa Surmonte ha spiegato che nel tempo è cambiata la percezione del paesaggio:” Abbiamo a disposizione dei mezzi tecnologici che stanno modificando la percezione che abbiamo del paesaggio. Spesso rimaniamo delusi dai paesaggi che visitiamo durante i nostri viaggi perché sono diversi da quelli che avevamo visto nelle foto o nei video presenti su internet”. Il paesaggio sta diventando sempre più un fenomeno commerciale:” Pensiamo a tutte le serie televisive, alle fiction, come quelle tratte dai romanzi di Maurizio De Giovanni: “I Bastardi di Pizzofalcone” o “Mina Settembre”, ambientate a Napoli, o quella de “L’avvocato Malinconico” tratta dal romanzo di Diego De Silva, ambientata a Salerno. Stanno diventando un fenomeno di promozione turistica”. La professoressa Surmonte, ricordando i paesaggi della Lucania mirabilmente descritti dal dottor Enzo Capuano nel suo libro “Zero non esiste “, ha spiegato che uno scrittore nel momento in cui scrive di qualcosa che ha un senso nella sua narrazione compie un atto d’amore:” Soprattutto nei confronti di un paesaggio, perché ci restituisce ciò che quel paesaggio rappresenta per lui. In ogni romanzo la relazione con il paesaggio è una relazione specifica che va esaminata nel contesto e in quella determinata prospettiva: nessun paesaggio è innocente in un romanzo, ma nasce sempre da qualcosa che è molto intimo e profondo”. La professoressa ha anche parlato della marginalità della città di Salerno nelle traiettorie del Gran Tour:” I viaggiatori dell’800 che vengono a Salerno sono scrittori e poeti inglesi o francesi a cui piace il paesaggio di Salerno, ma ai quali non piace il modo di vivere dei cittadini salernitani, soprattutto perché non sono abituati ad avere contatti fisici stringenti con gli altri. Addirittura alcuni di questi viaggiatori inglesi dicono che la baia di Salerno è più bella di quella di Napoli perché possiede una compiutezza circolare di sguardo e risponde a un principio di bellezza geometrica che non ha la baia di Napoli”. La professoressa ha anche parlato di tre libri che raccontano il nostro territorio come quello dedicato alla “Festa della Madonna delle Galline” di Pagani, raccontata in un romanzo francese; quello ambientato tra il Castello di Agropoli, Paestum e Salerno, scritto da Marguerite Yourcenar, e “L’immoralista” di Andre Gid, ambientato a Ravello. Durante la serata è stato presentato dal Past President Rocco Di Riso un nuovo socio, il dottore commercialista Antonio Cestari.
Aniello Palumbo