“Che gelida manina. Se la lasci riscaldar” canta Rodolfo, il giovane scrittore che con la sua mano sfiora quella di Mimì, la giovane ricamatrice di fiori che, in cerca di fuoco per riaccendere la candela del suo lume, bussa alla porta dell’appartamento in soffitta che Rodolfo divide con i suoi amici: artisti poveri in cerca di fortuna dediti alla vita bohemièn.“ Mi chiamano Mimì, ma il mio nome è Lucia”, racconta la giovane fanciulla, mentre al buio (nel frattempo si è spento anche il lume che illuminava la stanza) cerca con Rodolfo, inginocchiato come lei sul pavimento, la chiave della sua stanza che si è accorta di aver perso: Rodolfo la trova per primo, ma la nasconde in una tasca, desideroso di passare ancora un po’ di tempo con Mimì e di conoscerla meglio. Le due celeberrime arie “Che gelida manina” e “Mi chiamano Mimì” di questo primo quadro, sono tra le più belle dell’opera più famosa di Giacomo Puccini : “La Bohéme”, che è stata magistralmente rappresentata nella grande sala della “Pinacoteca Provinciale” di Salerno, in Via Mercanti, che per una sera si è trasformata in un Teatro dell’Opera, grazie alla perfetta organizzazione dell’Associazione Culturale “Parco Storico Sichelgaita”, presieduta dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi; della Provincia di Salerno, rappresentata dall’ingegner Gioita Caiazzo, Dirigente Settore Reti e Sistemi Culturali della Provincia di Salerno; e grazie alla partecipazione del “Conservatorio Giuseppe Martucci” di Salerno, diretto dal Maestro Fulvio Artiano che ha consentito a sei giovani e straordinari cantanti, coordinati dal Maestro Filippo Morace, accompagnati al piano dal Maestro Concertatore, Simone Matarazzo, di esibirsi in una interpretazione intensa e brillante che ha coinvolto e commosso i tanti presenti. “Il concerto è il primo degli “Incontri Pucciniani” organizzati in occasione delle celebrazioni del centenario della morte di Giacomo Puccini, nato il 22/12/1858 a Lucca e morto il 29/11/1924 a Bruxelles e rientranti nell’ambito della più ampia manifestazione “L’Opera nell’Arte” che consiste nell’inserire l’Opera negli spazi d’Arte”, ha spiegato la professoressa Clotilde Baccari Cioffi che ha sottolineato l’importanza di fare cultura attraverso la musica. “I nostri musei si prestano ad ogni tipo di attività culturale”, ha spiegato l’ingegnere Gioita Caiazzo, che ha portato i saluti del Presidente della Provincia Franco Alfieri e del Consigliere provinciale con Delega alla Cultura Francesco Morra.
Il Maestro Filippo Morace, docente di Canto Lirico al Conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno, ha ricordato che il Conservatorio di Salerno con 1500 allievi è il secondo Conservatorio d’Italia dopo quello di Milano:” Il primo in Italia come numero di progetti” e raccontato che “La Bohème” l‘opera lirica in quattro quadri di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, fu rappresentata, per la prima volta, nel 1896 al Teatro Regio di Torino con la direzione del Maestro Arturo Toscanini. “La Bohème” è un’opera che Puccini scrive per buona parte di getto, con il cuore. E’ ambientata nella Parigi del 1830 dove quattro amici vivono in un ambiente povero: Rodolfo, lo scrittore romantico, sognatore, interpretato dal tenore Gaetano Amore, che s’innamora di Mimì, interpretata dal soprano Antonia Cuomo; il pittore Marcello, interpretato dal baritono Vittorio Di Pietro; il filosofo Colline, interpretato dal basso Alfonso Pesce, e il musicista Shaunard, interpretato da Paolo Affilastro (basso buffo e baritono) che ha interpretato anche il ricco Consigliere di Stato Alcindoro che riempie di regali Musetta, interpretata dal soprano Sara Maria Zito, che turba i sogni di Marcello perdutamente innamorato di Musetta. Quattro i quadri dell’opera di Puccini che sono stati presentati in sintesi e raccontati dal Maestro Filippo Morace, narratore d’eccezione, che ha anche presentato tutti gli artisti, suoi allievi, provenienti dal Conservatorio Martucci di Salerno, applauditi a lungo e con entusiasmo dal numeroso pubblico in cui era presente il Consigliere Comunale Tonia Willburger. (Foto di Luciana Cardone).
Aniello Palumbo