Presentati i “Colloqui di Salerno 2023-2024, Annabella Rossi: Vivere la realtà è già scienza”

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Presentati mercoledì 17 gennaio 2024, nella Sala del Gonfalone del Comune di Salerno, i “Colloqui di Salerno 2023-2024 – Annabella Rossi: ‘Vivere la realtà è già scienza’”, a cura di Vincenzo Esposito e del Laboratorio interdipartimentale di Antropologia “Annabella Rossi” – Unisa, con la collaborazione di Ugo Vuoso. La manifestazione gode del patrocinio e del contributo dell’Università degli Studi di Salerno Dispac-Dipartimento di Scienze del patrimonio culturale, Disuff-Dipartimento di Scienze umane filosofiche e della formazione, Disps-Dipartimento di Studi politici e sociali, CBA-Centro Bibliotecario d’Ateneo e del Comune di Salerno e della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana. Hanno patrocinato l’iniziativa, che vede la partecipazione di 15 06|Film e dell’Icpi (Istituto centrale per il patrimonio immateriale del Ministero della Cultura), anche la Siac (Società italiana di antropologia culturale), il CEiC-Centro etnografico delle Isole campane (Istituto di Studi Storici e Antropologici) e Kurumuni Edizioni.

Alla presentazione hanno preso parte – oltre ai rappresentanti dell’Università degli Studi di Salerno – il curatore della manifestazione prof. Vincenzo Esposito, che ha portato i saluti del Rettore Vincenzo Loia e dei direttori dei dipartimenti interessati – Aiello, Cerchiai e Iorio – responsabile scientifico del Lab. di Antropologia “A. Rossi”, Ermanno Guerra, delegato alla Cultura del Comune di Salerno e Michele Buonomo, vice presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Carisal. Guerra e Buonomo hanno plaudito alla scelta di organizzare il fitto calendario di appuntamenti dei “Colloqui di Salerno 2023-2024 – Annabella Rossi: ‘Vivere la realtà è già scienza’”, tra l’Università degli studi e il Complesso San Michele d Salerno, così da riaffermare il rapporto culturale tra città e l’ateneo. «Un rapporto che va consolidato», ha sottolineato Guerra «e il fatto che l’iniziativa sia spalmata su un ampio lasso di tempo aiuta a renderla più incisiva». «Come Annabella Rossi anche io mi sento un operaio della cultura», ha detto Buonomo «questa iniziativa vale non solo per il suo apporto scientifico ma anche perché investe con interessanti aspetti performativi e musicali tutto il territorio».

 

«I Colloqui di Salerno sono un progetto nato anni fa con il compianto Franco Forte, con il quale avevamo immaginato di celebrare dei personaggi fondamentali della cultura italiana che in qualche modo avevano avuto un trait d’union con Salerno, per non disperdere la loro eredità di conoscenze che aveva avuto importanti ricadute sul territorio. I Colloqui di Salerno 2023-2024 – Annabella Rossi: ‘Vivere la realtà è già scienza’” stigmatizzano due date di celebrazione: quello che sarebbe stato il 90esimo compleanno, nel 2023, della studiosa nata nel 1933, e  il quarantennale – quest’anno – dalla morte avvenuta prematuramente nel 1984», ha detto il prof. Vincenzo Esposito, ricordando il lavoro svolto dalla Rossi all’Università di Salerno, dove aveva insegnato Antropologia culturale. Proprio presso l’Ateneo salernitano, quello che fu il suo assistente, il  prof. Paolo Apolito, fondò un laboratorio di Antropologia a lei intitolato. «Per tutta la sua vita di donna, studiosa e ricercatrice, Annabella Rossi, di professione antropologa culturale, ha “vissuto la realtà” dei suoi interlocutori e delle sue interlocutrici, sul campo e in cattedra, con le tarantate salentine o con i partecipanti alle “Feste dei poveri” del Mezzogiorno; con i suoi colleghi e con i suoi collaboratori; con gli studenti dell’Università di Salerno e con il personale del MNATP-Museo nazionale delle Arti e Tradizioni popolari, oggi Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura. Ha costruito relazioni con gli altri, per dialogare con gli altri della loro cultura». Il suo maestro fu l’antropologo Ernesto de Martino, al quale Annabella Rossi aveva chiesto quale metodo bisognasse usare per essere dei bravi antropologi e lui le aveva risposto, semplicemente, di “vivere le sue esperienze”, il metodo sarebbe arrivato dopo, aggiungendo: “Vivere la realtà è già scienza”. La Rossi partecipò alla spedizione demartiniana sul tarantismo nel Salento, esperienza che le cambiò la vita, già improntata in età giovanile a principi della democrazia e dell’uguaglianza, sviluppando interesse per l’arte, per la fotografia, per la musica jazz insieme ad un’indole anticonformista marcatissima. Si laureò all’Università di Roma in Lettere discutendo una tesi in Storia dell’Arte, nel 1957; frequentò, tra gli altri, scrittori e pittori quali Fortunato Depero, Enrico Accatino, Carlo Emilio Gadda, conobbe Mario Praz  e Renato Guttuso. In vista della spedizione in Salento nelle riunioni

a Roma, in casa de Martino, conobbe gli altri membri dell’équipe multidisciplinare: Diego Carpitella, etnomusicologo, G. Jervis, psichiatra, Letizia Comba, psicologa, Amalia Signorelli, antropologa, Franco Pinna, fotografo. Era il 20 giugno del 1959, quando la studiosa giunse, col resto dell’équipe di de Martino, al Cavallino bianco di Galatina (LE), la locanda che funse da base operativa per la missione etnografica. Da quel momento, non smise mai di occuparsi scientificamente e umanamente del fenomeno del tarantismo, da lei studiato, indagato e descritto in circa un ventennio di attività (1959-1977).