Quali beni culturali, quale identità? Studi sul Monte Bulgheria, convegno a Licusati

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di Pasquale Martucci

Quando si parla di beni culturali, l’immaginario sociale non può non connettersi con il passato e le sue forme identitarie, con un territorio ricco di storia che ha fondato una cultura e ne ha tracciato le sue specificità. Con questo intento l’Associazione “Progetto Centola” e il Gruppo “Mingardo/Lambro/Cultura” poco più di un anno fa organizzarono il Convegno – Dibattito: “Conservazione protezione e fruizione dei beni storici nell’area del monte Bulgheria”. In quell’area c’è la presenza di manufatti di grande interesse architettonico – storico – culturale, molti dei quali realizzati in epoca medioevale. Si tratta di beni poco conosciuti e spesso degradati a causa dei mancati interventi delle istituzioni che al contrario dovrebbero preservarne la protezione e la tutela.

A distanza di un anno i lavori di quel Convegno sono stati pubblicati nel volume, curato da Ezio Martuscelli, dal titolo: “Conservazione dei beni storici nell’area del monte Bulgheria”, che sarà presentato a Licusati il 3 settembre 2023, ed intorno al quale un dibattito cercherà di porre all’attenzione del pubblico la necessità della valorizzazione di risorse che segnano irrimediabilmente una zona di grande interesse.

Gli interventi degli autori: Innocenzo Bortone, Luigi Leuzzi, Ezio Martuscelli e Michael Shano, rilevano la necessità della valorizzazione del nostro patrimonio storico-culturale e all’unisono presentano, nella prospettiva delle diversificate competenze, analisi sulla condizione di risorse che richiedono tutela ed attenzione. Le criticità si rivolgono in particolare a: l’Abbazia di San Pietro (Bortone); il sito archeologico di San Mauro La Bruca (Leuzzi); i resti degli antichi palmenti sul Monte San Basilio di Centola (Martuscelli); i ruderi dei monasteri di San Cono e il Castello di Camerota (Shano). Queste risorse sono analizzate e studiate anche avvalendosi di importanti riscontri fotografici.

Il merito del volume è di aver posto in primo piano quell’area, che andrebbe riportata alla luce dall’oblio, perché quei beni rappresentano la cultura di un territorio che se ben valorizzata permetterebbe di osservare strutture architettoniche maestose, chiese riccamente decorate con affreschi ed altari e cori lignei: pensiamo all’Abbazia di San Pietro a Licusati, oggi area cimiteriale, che al contrario è ricostruita nel volume da Bortone per tracciare il suo importante passato. L’autore ritiene rilevante interrogare le “pietre” che potrebbero raccontarci molto, ed invece tutto passa sotto silenzio e non ci permette di conoscere la nostra storia, quella che ha costruito modi di essere, caratteri e specificità. Il grande problema è la protezione di questi beni, che hanno subito nell’alternarsi delle civiltà e delle culture un elevato livello di riuso, che li porta “a smarrire quell’identità locale”, che dovrebbe costituire le fondamenta identitarie delle nuove generazioni. La critica è rivolta ad interventi spesso approssimativi di recupero che tradiscono la loro originaria caratteristica.

Luigi Leuzzi riprende la condizione del sito di San Mauro La Bruca, con il Santuario di San Nilo e riferimenti al monachesimo basiliano. È un discorso interessante quello centrato sul megalitismo nella zona denominata “La Mannina”: i suoi rilievi segnano l’importanza di affrontare scavi per la conoscenza ulteriore di quest’area sommersa, ovvero poco alla luce, e parlo dell’interesse archeologico, che invece sembra pretendere di essere svelata.

Ezio Martuscelli si sofferma sui “palmenti” situati sul monte san Basilio, confrontati con altri riscontri simili che si trovano nel territorio e costituiscono la particolare dedizione alla produzione del vino. Queste vasche di pigiatura dell’uva sono dall’autore molto ben presentate attraverso interessanti riscontri fotografici.

Michael Shano, che si occupa dei siti: i ruderi del monastero italo-greco di San Cono e il castello di Camerota, pone la questione della storia e della scarsa tutela monumentale: siti, monasteri, cappelle, architettura di fortificazione, mura, esempi di archeologia produttiva sono tutte tracce di un passato che non è adeguatamente studiato. Pone una domanda che è centrale: ci sono competenze per la valorizzazione e la tutela di questi beni? Ovvero, si fanno interventi e ricerche storiche scientificamente fondate?

Per intanto, c’è da dire che il senso di questo volume è di descrivere i monumenti trascurati; individuare una metodologia critica multidisciplinare; inquadrare le risorse artistiche e culturali nel loro contesto storico; auspicare un’unità di intenti tra associazioni e istituzioni per percorsi ed interventi comuni.

A questo punto si pone ancora una domanda: come connettere l’identità di un territorio ad un bene culturale che ne caratterizza e ne definisce i contorni? Preferisco fare alcuni esempi: il megalitismo permette di offrire risposte intorno alle civiltà che hanno segnato un’area; chiese o monasteri ci consentono di osservare una comunità, che si organizzava intorno a valori religiosi, con compiti e ruoli definiti e organizzati per una vita in comune; un palazzo gentilizio o un castello, fanno pensare al rapporto potere/sudditanza.

Sull’identità, qualche ulteriore considerazione. Essa è prodotta dalla costruzione della storia dell’uomo, che ha lasciato tracce individuabili intorno alla sua cultura in rapporto con il territorio.

Se si pensa all’abbazia di San Pietro, attraverso i documenti storici ed il riscontro di immagini, si può rilevare: una struttura importante, con influenza oltre gli stessi confini dell’abitato; intorno ad essa si è unita una popolazione, accomunata dall’influenza di una cultura religiosa; si è consolidato un senso di appartenenza comunitaria fondata sul lavoro di tipo contadino; si è sviluppata l’unione e la solidarietà di gruppo; il tutto con attenzione al rapporto dell’uomo con l’ambiente per permettere a quel territorio di progredire. Dunque si è fondata una comunità specifica che ha avuto un alto senso identitario. Poi, con il tempo le cose sono cambiate e quella struttura sembra essere abbandonata all’incuria e al degrado, che non consente di far emergere la ricchezza di un’area e la sua capacità di proiettare la sua cultura nel futuro, per le nuove generazioni.

Di conseguenza, un lavoro di intervento e tutela, con la presentazione di un percorso storico che si è sviluppato lungo i secoli, potrebbe permettere, investendo le scuole e tutte le istituzioni, di far affermare l’importanza di questo passato. Ad ogni modo, qui cito Shano, è necessario operare attraverso l’accuratezza della ricerca di documenti ed analisi, al fine di individuare origine e composizione delle culture che si sono avvicendate, facendo le necessarie comparazioni con popolazioni e territori che hanno analoghe forme di vita e di comportamenti.

Il volume dei nostri autori rileva che le istituzioni non svolgono il loro lavoro nel riscoprire la nostra cultura, soprattutto perché manca la consapevolezza che la ricerca del patrimonio storico-culturale venga studiato attraverso competenze scientifiche e criteri multidisciplinari.