I mercati dei paesi in espansione sono un’opportunità da cogliere per le imprese italiane, e per quelle campane in particolare. Esportazione ed internazionalizzazione sono quindi le parole d’ordine per le imprese. Il prossimo 21 maggio a Roma, il Centro Internazionale di Studi Economici e Finanziari (CISEF) organizza un incontro, nella propria sede di Roma, in Piazza Campitelli, 9.
La Convention, organizzata in collaborazione con lo Studio De Bedin & Lee di Hong Kong, sarà un’occasione per illustrare ad imprenditori, professionisti, ed operatori commerciali le opportunità che offrono i mercati asiatici, in particolari quelli dell’est e del sud-est. “Gazzetta” ne parla con il Direttore Generale del CISEF, il Dottor Giovanni Baioni.
Dott. Baioni, cos’è il CISEF e come opera?
CISEF International è un Centro Studi di Economia e Finanza, attivo da più di 30 anni, e si occupa prevalentemente di organizzazione e strategia di impresa. CISEF coniuga esigenze dell’impresa e prospettive di sviluppo, come ad esempio ampliamenti ed ammodernamenti, ma anche e soprattutto internazionalizzazione ed esigenze/opportunità di co-makership e partnership. CISEF prende per mano l’impresa, e l’assiste in questa serie di processi, anche per quello che riguarda gli aspetti finanziari. La convention del 21 sarà occasione anche per trattare gli aspetti inerenti alle coperture finanziarie per le imprese relative alle politiche di commercializzazione dei propri prodotti in questi mercati oppure di svolgimento dell’attività produttiva, autonomamente o in partnership con soggetti locali. Questo è il nostro ambito di intervento, siamo convenzionati, tra gli altri, anche con Intertrade (l’azienda speciale della Camera Di Commercio di Salerno che si occupa di internazionalizzazione) ed abbiamo convenzioni e partnership con i maggiori istituti di credito nazionali ed internazionali e siamo anche membri del Consorzio GISI (Gruppo Internazionale Servizi Integrati) che si occupa di costruire network di impresa, ossia reti di relazioni in tutti gli ambiti in cui un’impresa opera.
Quali temi affronterà il Convegno del 21 ed a chi è dedicato?
Lo scopo della Convention è quello di mettere al corrente imprenditori, professionisti ed operatori del settore sulle nuove opportunità che sono a disposizione nei mercati di questi 5 paesi asiatici che saranno oggetto della discussione, ossia Hong Kong, Cina, Singapore, Malaysia ed Indonesia. Oltre ad opportunità di sviluppo sia commerciale sia produttivo per gli imprenditori, ci sono in questi cinque paesi opportunità di lavoro anche per professionisti come commercialisti ed avvocati. Pensiamo ai dottori commercialisti o ai legali che assistono imprese che per esigenza o per opportunità si affacciano su questi mercati e quindi hanno bisogno di conoscere la normativa di diritto commerciale di questi paesi, oppure il diritto societario nel caso si vadano a costituire società di diritto estero in quei paesi. Interverranno infatti alla Convention i rappresentanti di 5 studi legali di altrettanti paesi per informare i partecipanti sia delle opportunità sia dei servizi legali che sono messi a disposizione degli imprenditori, dei professionisti e degli operatori del settore, come le Camere Di Commercio.
Quali sono le caratteristiche particolari dei mercati di questi 5 paesi? Approcciare ciascuno di questi implica l’adozione di strategie diverse da mercato a mercato?
Assolutamente sì, ogni paese ha le sue specificità, sia dal punto di vista normativo, sia dal punto di vista del contesto economico-sociale, e quindi occorrono diverse strategie di approccio per ciascuno di questi mercati. Hong Kong, per iniziare, è stato un protettorato britannico fino al 1997 e , pur facendo parte del territorio della Repubblica Popolare Cinese, gode di autonomia amministrativa. Questo significa che ha mantenuto un impianto molto “british” nella legislazione economica, soprattutto per quello che riguarda la normativa fiscale, ma anche dal punto di vista della cultura di impresa. L’economia di Hong Kong si basa sul commercio internazionale, anzi è uno dei più importanti “hub” commerciali internazionali asiatici, e non da ultimo è geograficamente parte della Cina.. Questo insieme di fattori è indubbiamente un’opportunità per le imprese che vogliono aprirsi ai mercati asiatici. Quanto alla Cina, è stato detto ormai tutto e si rischia di essere banali, mi preme ricordare che in questo paese c’è una forte disponibilità di manodopera specializzata a basso costo nonché una domanda di terziario e di servizi sempre crescente ad opera di una classe media che va rapidamente formandosi e che prima non c’era affatto. Singapore e Malaysia sono trattabili alla stregua di Hong Kong e Repubblica Popolare Cinese, Singapore è come Hong Kong un importante hub commerciale, con un ordinamento di stampo liberale in temi di politica economica e fiscale, mentre la Malaysia è come la Cina un paese dove c’è grande disponibilità di manodopera qualificata a basso costo e dove sta rapidamente crescendo una classe media che produce domanda di servizi e di terziario. Inoltre Singapore e Malaysia sono geograficamente prossimi come Hong Kong e Cina, quindi hanno un canale di comunicazioni e di commercio privilegiato. Infine l’Indonesia, che sta rapidamente sviluppandosi a partire dalla grande disponibilità di materie prime, e quindi dall’industria estrattiva, dal legname alla carta fino alle miniere, e che quindi, anche per la sua notevole popolosità, più di 100 milioni di abitanti, presenta una situazione simile all’India.
Cosa viene chiesto alle imprese italiane e quali sono le opportunità per le imprese meridionali, in particolare della Campania?
Durante la convention distribuiremo delle brochure in cui indicheremo quelle che sono le opportunità di sviluppo del business per le imprese italiane per ciascuno dei paesi che tratteremo. Alle imprese italiane viene chiesto quello che è il “Made In Italy”, quindi prodotti di design, prodotti legati alla moda, quindi abbigliamento ed accessori, e naturalmente l’enogastronomico di qualità. C’è una grande domanda di prodotti enogastronomici italiani di qualità da Hong Kong e dalla Cina,, anche perché, specialmente in Cina, ci sono frequentissimi fenomeni di contraffazione, sia dei prodotti, sia dei marchi, c’è dunque richiesta per il prodotto italiano autentico e di qualità certificata. Proprio per questo è importante avere i giusti canali commerciali nonché poter disporre di professionisti in loco dotati dell’autorevolezza e delle credenziali per poter garantire e certificare la provenienza, la tracciabilità e la qualità del prodotto italiano presso i buyers stranieri, che hanno così la garanzia di stare acquistando prodotti di provenienza italiana certificata.
Come devono dunque muoversi le imprese italiane? Quale supporto possono ottenere da CISEF?
Deve innanzitutto esserci la consapevolezza di andare a vendere oppure ad investire solo laddove c’è la reale e formale richiesta di prodotti italiani o di investimenti a imprese italiane da parte di imprese o anche istituzioni del luogo. Questo è un aspetto su cui noi insistiamo molto con le imprese a cui forniamo supporto, di tipo legale e commerciale, basato su richieste reali e formali. Non andiamo ad imbarcarci in avventure, ma andiamo ad operare in mercati dove ci sono opportunità ragionevoli di sviluppo. Credo che sia questa la differenza rispetto a quello che si è fatto fino ad ora. Noi non forniamo certezze perché le certezze le dà solo chi millanta, noi prospettiamo ragionevoli opportunità di sviluppo in mercati che offrono queste opportunità, aiutando l’impresa italiana a muoversi sul mercato internazionale. Noi facciamo il B To B reale. Deve inoltre esserci la consapevolezza di dover puntare sulle proprie specificità, quindi sulla qualità, non ha senso andare ad approcciare mercati come questi puntando su produzioni a basso costo e facendo concorrenza sul prezzo. La domanda per le imprese italiane è fatta da segmenti alti o quantomeno medio-alti, occorre quindi puntare sulle eccellenze, e l’eccellenza è un fattore di successo per il Made In Italy. Ed ha successo nei mercati dove c’è una reale domanda di questo tipo, come insistiamo da tempo. Design qualità e gusto devono essere le parole d’ordine per le imprese italiane che vogliono approcciare i mercati asiatici.
PIETRO PIZZOLLA