Nera D’Auto è stata relatrice al Convegno che si è svolto a Roccadaspide lo scorso 10 giugno 2023, dal titolo: dal titolo: “Cilento e Genius loci tra mito-archeologia e identità evolutive”.
Pubblico le sue riflessioni che ripercorrono il Genius loci di questo territorio, dove il silenzio è una parte importante e trasmette un mondo di suoni, odori, colori, mentre la natura è musica con la capacità di collegare l’umano al divino in una realtà che spesso si mescola all’immaginario per trarre riti e miti.
Scorrere il volume sul Cilento, pubblicato ultimamente dal sociologo Pasquale Martucci “Del Cilento e del suo Genius Loci”, vuol dire ripercorrere la storia del nostro territorio, entrare tra le pieghe che costituiscono la nostra cultura e risalire alla storia che viene scandita attraverso i periodi e le sue caratteristiche: religiosità, usi, costumi, miti, società, suoni, colori, odori, silenzi, un complesso di cose che costituiscono e definiscono l’essere cilentano.
Ogni sostantivo menzionato rientra nel Genius loci legato a questo territorio dove il silenzio è una parte importante di questa realtà e svolge il suo ruolo in modo egregio, infatti, trasmette un mondo di suoni, odori, colori, mentre la natura è musica con la capacità di collegare l’umano al divino in una realtà che spesso si mescola all’immaginario per trarre riti e miti.
La nutrita pubblicazione che ho tra le mani mi ha permesso di risvegliare alcuni aspetti che, da sempre, sono profondamente impressi nella mia mente e costituiscono parte importante del mio essere.
Una considerazione è d’obbligo, quella che mi permette di chiedere fino a che punto il luogo in cui si vive è parte fondamentale di una formazione. Senza voler far riferimento ad un panismo Dannunziano o a quell’atteggiamento che corrisponde ad una eccessiva partecipazione lirica dell’uomo con la natura, posso tranquillamente affermare che una delle caratteristiche fondamentali di questo territorio è quello di poter godere in simbiosi con la natura, in uno stato che permette un’interrogazione sulle verità più profonde dell’essere. Nel mio caso, questo, è stato determinante e mi ha permesso, attraverso l’arte, di dare risposte che superano la superficialità delle cose e scavano oltre; risposte sul colore e sugli elementi colori deputati alla formazione della vita.
Prima di addentrarmi nel meraviglioso mondo del colore devo menzionare quei momenti importanti che la presenza del “silenzio incantatore” ha reso possibili:
Più di una volta mi sono fermata ad ascoltare il silenzio che regna in alcuni luoghi, quel silenzio che contiene il tutto e il niente, la materia e l’antimateria e permette all’essere di vagare senza peso. La prima volta ho sentito questo silenzio misterioso presso la torre di Velia, un abbandono nella natura infinita, un perdersi tra cielo e mare, la completa nullità dell’essere e tutta la gamma dei colori: il rosso che incontra il giallo per fondersi e mostrare un infuocato tramonto, un giallo che si mescolava con l’azzurro per consentire lo sfavillio dell’acqua e la sua musicalità.
Ancora si è ripresentato il silenzio, quando tra i vicoli deserti del centro storico di Roccadaspide mi sono trovata in un anfratto tra due antiche costruzioni, in lontananza il convento di Santa Maria delle Grazie o di San Antonio dei Conventuali Minori e tra la campagna, a perdita d’occhio, una brezza leggera e odorosa di erbe coinvolgeva tutto al suo passaggio – dolce e inevitabile partecipazione, invito muto e ammaliante a cui era impossibile resistere, completa fusione e rigenerazione che passava da colori tenui a forti a miscelati; colori puri o binati che restituivano e filtravano la purezza dell’aria – Tale condizione scava in profondità e permette un’indagine lontana dai rumori del mondo, vicina alle cose immutabili ma in continuo divenire.
Il tema dell’essenzialità coloristica è stata la cosa che mi ha coinvolta appena ho dato mano al colore. Non avevo allora la consapevolezza di voler condurre un’indagine sull’ essenza del colore, ma mi sono trovata ad elaborare istintivamente, mediante un input sensoriale determinate caratteristiche che hanno assunto, successivamente, chiarezza e determinazione. Una tela bianca su cui lavorare penso che sia il massimo della difficoltà per chi desidera esprimersi e quando mi sono trovata davanti a questa possibilità ho chiuso gli occhi e il colore è fluito da solo tra sporgenze e rientranze, tra vuoti e pieni elaborati in modo diverso per ogni colore, in una realtà nascosta ma viva e palpitante che mi invitava ad essere indagata.
Un colore che poteva assumere caratteristiche diverse a seconda del momento, infatti, ogni momento che si dispiega nel divenire ha caratteristiche proprie, date da quel momento particolare, unico, presente nell’atmosfera.
La prima volta che ho avuto sentore di ciò che sarebbe stata la mia ricerca, ho trovato questa tela bianca sul mio percorso: era il nulla, era il tutto era la possibilità di formare la mia essenza.
La parte centrale del supporto mi ha catturata e con una miriade di colori esplosivi, pregna di colori mediterranei incorporanti le forme ho invaso la tela: una sorte di luce bianca con tutte le lunghezze d’onda, esplodeva da un fondo scuro per invadere il silenzio intorno o il nulla, era l’inizio della mia ricerca sull’universo, sugli elementi colori che lo caratterizzano. In questo posto baciato dal sole non si può non essere catturati dalla luminosità, quella dell’oro contenuto nel giallo che associato al rosso infiamma il tramonto e assorbe il marrone di una terra ferace, è questo Il colore che illumina il viso degli abitanti dalla simpatia viva, il colore della terra che assorbe la luce del sole, quello che spesso si trova sui visi dei nostri contadini, sulle tavole imbandite e nella generosità della gente
La mia prima formazione artistica è stata al fianco di quell’esplosivo giornalista grande conoscitore della terra cilentana, professore di Greco e poeta libero, Giuseppe Liuccio. La conoscenza dei miti greci, attraverso questo poeta della terra cilentana, ha dato vita ad una pubblicazione di poesie e pittura dal titolo: “Parole colorate, la poesia di Giuseppe Liuccio dipinta da Nera” Questo ha favorito la conoscenza greca dell’universo, lo studio dell’atomo di Democrito, la realtà immutabile di Parmenide, il fuoco in continuo divenire di Eraclito; successivamente ho guardato allo spettro di Newton tra frequenze e lunghezze d’onda, allo studio che invita a sentire il colore, proprio della poetica di Goethe, alla forma studiata da klee, alla musicalità di Kandisky. Ho applicato alla mia opera pittorica alcune realtà che sentivo essere le mie per dare forma ad una realtà pittorica fatta di colori mediterranei di grande forza espressiva e potenza materica: un alfabeto del colore, una realtà dove la forma in continuo divenire, è ciò che racchiude la materia.
Con il tempo la mia arte ha subito delle naturali trasformazioni, dalla conoscenza della linea all’analisi sulla materia, poi il vuoto immateriale fatto di buchi caratteri conseguente al naturale rarefarsi coloristico. L’ultima fase riguarda l’analisi sull’altro di noi: la luce, il buio, la materia e l’antimateria, l’essere e ciò che potremmo essere o fare nelle infinite possibilità del divenire.
Naturalmente tante sono state le realtà, nazionali ed estere che mi hanno vista partecipe della cultura cilentana nel mondo ma devo dire che il ritorno a casa è ciò che desidero dopo aver vagato con il desiderio di acchiappare la vita e la convinzione di non aver ancora espresso tutto ciò che ho dentro!
L’artista è sempre una persona che vuole cambiare il mondo, il mondo che per naturale divenire ha le sue regole e le sue ombre, la differenza resta nei tempi che cambiano e nei modi di presentarli, sapendo che senza il contrasto non potremmo mettere in evidenza una forma che pur restando tale assume caratteristiche diverse in funzione di tempi sempre nuovi – La realtà, è dominata dalla luce e dal buio, dalla materia e dall’antimateria, occorre trovare nei meandri del nostro essere il colore della propria materia, dove ha grande importanza tutto ciò che ci circonda ma ha ancora più importanza il colore di cui è fatta la nostra materia. In un mondo che cambia, occorre guardare al futuro salvando la natura dell’uomo. In una tecnologia che guarda alla distruzione dell’umano, occorre cercare la connessione tra uomo e natura per sapere sull’universo di cui conosciamo una piccolissima parte.
A cura di Agostino Marotta