Cromie di Versi, la raccolta di poesie di Emilio La Greca Romano.

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di Pasquale Martucci

A proposito dell’ultima raccolta di Emilio La Greca Romano: “Cromie di Versi”.

Questo scritto è l’introduzione del volume.


 

 

Velo acceca amanti.

Vicini nella cecità d’amore.

Attesa delusa.

Ci resta racconto d’impossibile bene.

Protesi nell’atto di un bacio non dato.

Aspirazione e desiderio.

Visibile struggimento degli occhi

fra ciò che si vede

e ciò che si nasconde.

Vogliamo guardare l’impossibile,

vogliamo leggere l’indecifrabile;

nostro tutto è ciò che non si mostra.

Stiamo d’intenso entro unica forma d’amore,

noi, sola irrealizzabile aspirazione.

E tra visibile nascosto e visibile apparente

la nostra guerra accende cuori.

Torna una madre suicida nel Sambre

col volto sfigurato e coperto.

Nel classico rigore morbido panno.

Esorcizziamo pena e angoscia di un lutto.

E io t’amo, t’amo, mio impossibile amore.

 

(Versi dedicati a: “Gli amanti”, René François Ghislain Magritte)

 


 

Arte tra poesia e dipinti, il rapporto del poeta con quello che può rappresentare il suo porsi dinanzi ad un’opera d’arte per scrivere a sua volta un’opera. Emilio La Greca Romano, nella raccolta: “Cromie di versi”, si cimenta su ciò: osserva un importante quadro e lascia andare in versi le sue emozioni, che servono anche a comprendere ciò che è rappresentato, anche perché il poeta ha la particolare sensibilità nel cogliere molte sfumature e produrre con i suoi versi tante altre connessioni. L’autore entra in alcuni dipinti, provando ad intingere la penna nei colori; ne consegue una poesia che intende dire cosa sta nella cornice, ma anche per trovare spunto e utili ritorni alla sua personale dimensione intimistica. Una notazione importante è che La Greca Romano a sua volta si dedica alla pittura, e di conseguenza racchiude nella sua persona entrambe le sensibilità.

Si tratta di un lavoro certamente originale, oltre che ben riuscito.

Il rapporto tra poesia e dipinti è stato spesso molto stretto, per porre in relazione immagini e versi, e raccontare il desiderio di comunicare e dare espressione alla forma artistica. Quando la mano non riesce a descrivere, ecco che il segno del pennello giunge in aiuto, ed allora il poeta riesce a completare i suoi stati d’animo. Accade anche il contrario, ovvero che un pittore sia ammaliato dai versi: si realizza che il pittore scrive e il poeta dipinge, in una combinazione di luci, colori, magia.

Del resto, l’arte riflette il mondo e pervade i sensi, influenzando il modo di essere dell’artista, dandogli ispirazione. Erroneamente si ritiene che le immagini della pittura si manifestano innanzi ai nostri occhi, mentre quelle che ci dà una poesia si trovano all’interno della nostra mente. Sono sempre legate alle emozioni per comunicare ed esprimere qualcosa, sia che provenga dai sensi che dalla ragione. È emozione quella del pittore attratto da un particolare, da un paesaggio o da una precisa scena: poi agli occhi di chi guarderà il dipinto genererà altre emozioni. Il poeta che osserva il dipinto non imiterà in versi quelle emozioni ma ne coglierà altre, che conterranno ancora qualcosa in più.

Si è affermato spesso che una differenza importante fra l’immagine proposta da un dipinto e quelle fornite da una poesia è che il quadro opera nello spazio, mentre la lirica nel tempo. La poesia riguarda il tempo perché essa è movimento, progressione, passaggio. Ad ogni modo, queste due forme d’arte hanno molti punti di contatto che possono permettere di realizzare, completandosi e compenetrandosi a vicenda, un’opera d’arte. Dunque, la scelta di fornire in versi le proprie emozioni, davanti a capolavori da tutti apprezzati, con una visione e un’apertura dello stato d’animo del poeta, può essere un’idea determinante per rendere un dipinto un capolavoro e una poesia un’emozione ancora più grande.

“Cromie di Versi” non è però solo questo: non mancano liriche che si soffermano sull’arte espressa dalla perfezione della natura, quella che può cogliere solo un animo attento alle sfumature e a ciò che esse evocano nel suo cuore. L’autore non è nuovo ad esprimere atmosfere e colori che passano nella sua mente osservando il paesaggio e la bellezza di albe e tramonti, di mare e colline, proiettando infine tutto ciò nella sua interiorità per rendere più pure le parole e i versi impressi sul foglio.

Noto bellezza e sale, ma luce e movimento e attività che riconducono all’amore. Quell’amore, evocato in altre circostanze, che produce “orgasmo d’ansia, agitazione, inquietudine e impazienza” (“Stati d’animo e respiri di bellezza e sale”). Ma c’è anche un riscontro sulla natura umana molto egoista e doppia: Abitiamo nostre doppiezze, / muoviamo in double face, / fingiamo amori paralleli, / come arse terre beviamo / tante precipitazioni, / ma siamo egoismi e solitudini (“Siamo egoismi e solitudini”). Il grido di dolore sulla condizione umana è presente in alcune liriche: Datemi bocconi di luce. / Mi sento morto. / Sono morto al presente insulso, / al tempo vuoto perso, / alle solitudini, al niente. (“Schiusa di vita e di speranza”). Anche perché siamo “Mutate, mutabili creature”: D’aspetto mutiamo ogni attimo / per come luce carezza nostra risposta / e l’anima pure rimodella / per frammenti sole venuti come grazia. / E miracolo nuovo, colmi di colore, / netti, posiamo agli occhi / mutate e mutabili creature. Eppure (in: “Dopo il pessimismo ritorno alla speranza”): Serve sole che padroneggi storia / svelante respiro presente, / sopra passato, / senza fiato, restato ricordo. / Viviamo intensamente, / non sprechiamo il tempo; / viviamo senza rabbia per il futile, / assaporiamo il bene che arriva / dagli affetti sinceri. Una delle liriche più accattivanti è: “Dammi solo un giorno”. Dammi solo un giorno / svelante coscienza morale, / volontà e sentire d’infinito, / il poco nostro che ci è parte, / su corde e note di un canto dolce / ove anima muove eterna danzante.

Non manca il rapporto con il territorio: Nel cilentano mezzogiorno, / difesi dal sole di carta metropolitano, / nel paese dell’anima, / siamo voce d’amore / con desuetudine di silenzio e distanza, / presi nel sole parlante, / nel paese narrante storie / su lividi di vissuto e cicatrici di cuore, / fatti bellezza presente / sulle gambe vissute / e negli occhi futuri (“Incontenibile amore”).

Sono tanti i pretesti per evocare la natura: E fra sterpi e nodi dei tuoi rami / attraverserai ridente avanti ai miei occhi / con bellezza di fioritura e schiusa di speranza. / Naufrago abbrancherò al tuo scoglio / dove d’inverno schiudono fiori di terra e mare / e le notti hanno sfregi di luce (“Pretesto per evocare la primavera”). Ed anche per esaltare la poesia: “Baci, sole d’amore e resilienza nell’antico”, Poesia, / combinazione vocale consonante, / ove ferma riflessa alba di vero; / paesi d’anima hanno versi / nei mattini nuovi e fioriture di bellezza / coi giochi d’aurora e sole. / Poesia, dirsi veri con giostra di parole / toccanti solitudini e piazze, / pensieri che sanno d’affezione e radici; / sciabordio d’onde che urtano scogli.

Il poeta introduce la cromia di versi, titolo molto efficace, che riconduce però anche a pensieri razionali che entrano in gioco e sembrano danzare con gli stati d’animo. Mi pare di cogliere spesso un amore maturo che si dipana al sole e trova la forza di resistere ma anche di riflettere e sospirare. È il mare e il sole che si trovano in tutte le liriche e si confrontano con la bellezza, anche quella dei maggiori dipinti per coglierne il lato più autentico. Quell’autenticità è però soggettiva: parte dall’evidente, ciò che la critica ha colto di ogni artista, per andare molto al di là. La rappresentazione diventa personale ed evoca altri ricordi e suggestioni. “La chiesa di santa Maria Assunta di Riale” è la meraviglia del luogo, l’osservazione dei tesori che solo l’uomo ha saputo realizzare. Qui è il poeta che ci conduce alla grandezza dell’arte, alla suggestione di quella visione.

Tanti sono i riscontri con i dipinti e le opere d’arte. Produco alcuni esempi nei versi che si rapportano alle opere. “Monet, pittore della luce”: A racconto magico, / a mitologia ninfee fino a prima della morte, / mio Monet, ci porti rapito / nella ludica acqua colore e trasparenza / di minuti laghi.

Renoir è così inteso: Frammentato stampo d’impressione / e compattezza d’uso colore, / e insieme un moto di solide forme / e linee di contorno. / Vanno così ombrelli spartiacque di Renoir. / Più olio e trementina al primo piano. / E dagli ombrelli la tua pittura dura (“Ombrelli Renoir”). Nello stesso componimento, l’autore descrive il suo stato d’animo davanti al dipinto: Ho colore di poesia moderna, / frammenti di respiro nuovo. / Mirabile cromatico apparato / di tanti siffatti toni colori azzurro grigio. / Mi sovviene l’autunno / e al primo freddo calore di colore. / Portiamo nel silenzioso petto / malinconica città di cuore e di Parigi, / brulicanti piazze e sere mosse / scudi e riparo d’ombrelli in pugno, / un camminare di pioggia / fra sorriso e pianto.

Su Van Gogh: Arles incarna nuovo sapere. Inizio e fine. / Sovrasta il tempo forte colore e luce, / come di casta donzella il viso a primo amore, / felicità viene d’allegra campagna di Provenza. / Il sole più caldo toglie nebbia dagli occhi. / Nascente, pura, nuova pittura scintillante / reca respiro primavera a immacolate tele, / a incontaminato pianoro d’anima e pensiero (“Il giardino di Arles Van Gogh”); oppure: Staglianti immacolati perlacei petali / nel cielo blu turchese. / Abbiamo mandorli fioriti nei cuori (“Ramo di mandorlo in fiore Van Gogh”).

Gauguin è riconosciuto per il suo uso sperimentale del colore e dello stile sintetista che si distinse dall’impressionismo. E presto verrà un giorno / d’adozioni cromatiche nuove / e d’una resa dei volumi, / di sintesi disegno colore, / di maturo presimbolista pensiero / con mie vaghe ombre e sfumature, / col dire di semplici versi di pennello / e fermerò su poesia facile di colore, / come felicemente evaso, / di libertà odorante, / sostante a esotica natura, / con piane parole d’amore e poesia, / volo respirante, ritmo vitale pulsante nel petto, / immensità di ragione e grazia / d’un suono di bellezza di mondi lontani (“Le tahitiane di Paul Gauguin”).

Alcuni versi su Modigliani: D’amore un corpo allungato e senza pupille, / bellezza a tre quarti, posata, frontale, / impasto di chiare polveri tavolozza, / estremo stile, lettura eterea, malinconica (“Donna con ventaglio Modigliani”). Ed ancora: Vienimi addosso / col tuo erotico effetto e sensuale. / Modella amante mondana e felice, / mia gioia e libertà. / Ti accolgo Elvira, / prima che tradimento e guerra / pieghino il mio cuore (“Nu debout – ElviraModigliani).

In: “Albero rosso Piet Mondrian”, si legge: Puntiamo all’altezza lacrimanti / sangue e dolore, / passando universale voce / di pena e solitudine, / entro spazio immenso / ove migriamo da nostro figurativo / a nuovo astratto. C’è uno sguardo al futurismo di Umberto Boccioni: Fermiamo agli occhi dei cavalli, / a tapetum lucidum, / torna frequenza, / intensità nel batter delle palpebre, / intensifichiamo nostra luce nello spazio vuoto, / ove vacua è nostra corsa nella città che sale, / ove vano è il nostro moto nella città che muore (“La città che sale”).

Non mancano i temi classici: Nell’armonia di cromia orante / grazia di figure. D’una pace certa, / serenità e dolcezza spirito s’effonde. / Prelude minuto augello gittansi nel core / e col purpureo scuro al sangue della croce. / Sporcherà sue piume l’uccello del Calvario, / a Cristo estrarrà spine cingendo il capo (“Madonna del cardellino di Raffaello”).

Impressione, levar del sole o impressione del sole che sorge, è un dipinto del pittore francese Claude Monet: Il colore si stende breve / e veloce sulla tela. / A cromia pura / impressione visiva / impressa nell’occhio. / Ci coprono ombre colorate / viene l’acqua mobile / e ci traspare, / sintesi di colori riflessi delle cose. / È fatta impressione di fiore nascente (“Impressione, sole nascente”).

“La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede”, sosteneva Leonardo da Vinci. Ma non è solo questo. Riprendo un’affermazione di Charles Baudelaire, “Ai borghesi”, Salon, 1846): “La poesia quando viene a mescolarsi con la pittura, acquista maggior valore, ma non può celarne le debolezze. Cercare la poesia preordinata nella concezione di un quadro è il mezzo più sicuro per non trovarla. Essa deve emergere all’insaputa dell’artista, come risultato della pittura stessa, in quanto risiede nell’anima dello spettatore, e il genio consiste nel risvegliarla”.

Come non essere d’accordo, leggendo i versi: “Orana Maria (Ave Maria) 1891 Gauguin”:

Balla Vergine Maria di gioia col tuo pareo,

nuda e santa, immacolata,

balla, vengono colori di vita germoglianti

dalla terra allegra;

balla, la spiritualità è senza Carnevale,

la natura veste speranza e bellezza

senza maschera,

ha il suono della grazia e della lode.

Orana Maria, mostra nostra esotica pace.

In conclusione, in Emilio La Greca Romano si notano temi legati alla natura e a coloro che della natura hanno descritto le forme e le espressioni più belle e significative. Procedendo con questo metodo, siamo ricondotti entro stati d’animo che parole articolate risvegliano sensazioni che vanno al di là del dipinto, tracciando passaggi importanti di tante sfumature che il pittore ha voluto tracciare con il pennello per farle divenire immortali. E la sensibile arte del poeta ha potuto rendere ancora meglio intelligibili.

 

Pasquale Martucci