Cantina&Cultura, continuano gli appuntamenti.

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Continua Cantina&Cultura, il format voluto da Cantina Verace (via Antonio Maria De Luca 4, Salerno) per unire cultura ed eccellenze enogastronomiche del territorio. Cantina Verace, come suggerisce il nome stesso, nasce dall’unione di due differenti mondi: quello elegante e raffinato dei vini – con una cantina che offre una selezione di oltre 150 etichette – e quello genuino e “verace” della cucina popolare salernitana, curata e rivisitata dallo chef Roberto Accarino proveniente dall’Accademia Niko Romito.

 

Si parte giovedì 9 marzo, alle 19, con la presentazione dell’ultimo libro di AMLETO DE SILVA, “Bocca mia mangia confetti” (Rubettino editore), in dialogo con il giornalista Clemente Ultimo. Quando Totonno smette di parlare, non se ne accorge nessuno. A Salerno, dove tutto è periferia di qualcosa, tra premi letterari farlocchi, sicofanti, assessori, disoccupati cronici e rassegnati, musicisti attempati e hipster di provincia, può succedere di tutto: che nasca e si consolidi un amore che pareva improbabile, che si riformi una vecchia band di prog rock italiano della quale pochissimi sentivano la mancanza, e soprattutto che vecchi rancori e nuove avidità portino alla scoperta di un cadavere e di un colpevole. Dall’alto del suo silenzio, Totonno osserva questo teatrino di provincia profonda, fallito placido tra falliti che si agitano cercando di darsi un contegno e uno status qualsiasi, che gli permetta di sentirsi parte, anche se ai margini, di una società che, se non li disprezza, è solo perché neanche li vede. Mentre la loro vita scorre, tra un Campari e gin e l’altro, all’ombra del solito bar.

Mercoledì 15 marzo, sempre alle 19, sarà invece la volta di LINDA DI GIACOMO e del suo “Carta canta” (bookabook), in dialogo con il giornalista Clemente Ultimo. Agnese Malaspina è una grafologa forense. Il suo è un lavoro intrigante, soprattutto per chi non sa minimamente in che cosa consista. Proprio come Barbara Bassano, quando contatta Agnese per una brutta faccenda di lettere anonime. L’incarico, accettato più per pietà che per convinzione, assume tutt’altro peso quando Barbara viene rinvenuta cadavere. Quello che sembra il suicidio di una disperata non convince Agnese, che si ritrova suo malgrado catapultata in un autentico intrigo. Inizia così un’indagine per vie traverse, accidentate e accidentali, unite da un solo filo: quello grafico. Altri enigmi, grafologici e non, andranno a scompigliare la strana primavera di Agnese: un testamento scritto a penna rossa, un girotondo di puttini grassi e un paio di scarpe di dubbia provenienza. Il tutto in una girandola di personaggi in tinta con il (fin troppo) generoso contributo che solo una città di mare del Sud Italia può offrire.

Mercoledì 22 marzo, alle 19, doppio reading tra teatro e poesia a cura di ALFONSO TRAMONTANO GUERRITORE e di DAVIDE SPERANZA. Il primo sarà protagonista di “Comandamento# – Partitura per parole e percussioni”: da una storia mai accaduta nel buio delle notti d’estate, il racconto di un canto di amore dolceamaro. Il secondo, invece, regalerà agli ospiti della Cantina un suo inedito in dialogo con una lettura di Moby Dick.

Il mese di marzo si chiude, mercoledì 29 alle 19, con la presentazione del libro di CARMINE PINTO, “Il brigante e il generale” (Laterza) in dialogo con lo scrittore e psichiatra Corrado De Rosa. Subito dopo l’Unità l’Italia si trovò a combattere una vera e propria guerra civile, quella per il Mezzogiorno. Una guerra che ebbe tra i protagonisti un brigante e un generale, Carmine Crocco e Emilio Pallavicini di Priola. Uno spavaldo erede del mondo feudale contro un baldanzoso aristocratico di spada, l’ultimo esercito dell’antico regime contro il primo esercito nazionale. Una storia che ancora oggi suscita emozioni e divide. Sulle rive dell’Ofanto, nel Mezzogiorno italiano, un secolo e mezzo fa si svolse una grande sfida. Da una parte c’era il brigante, Carmine Crocco. Pastore, militare, bandito di professione, divenne il capobanda più famoso nelle campagne meridionali dopo il 1860. Alla guida del brigantaggio filoborbonico, sperimentò forme di guerriglia che avranno fortuna nel XX secolo, anticipandone gli aspetti politici e una organizzazione criminale su larga scala. Dall’altra parte, il generale, Emilio Pallavicini di Priola, aristocratico sabaudo, militare esperto in operazioni speciali e al comando di reparti schierati nella campagna contro il brigantaggio. L’ufficiale era parte dell’antica aristocrazia di spada e interpretò la conclusione di un processo secolare, in cui i ruoli militari passavano definitivamente ai professionisti della guerra. Nel primo decennio dell’Italia unita furono questi due uomini, lontanissimi per origine e formazione, i protagonisti più conosciuti della guerra per il Mezzogiorno. Carmine Pinto racconta le loro ‘vite parallele’ e, attraverso queste, gli episodi, i luoghi, le battaglie e le leggende, la guerra tra il primo esercito nazionale e l’ultimo dell’antico regime, fino allo scontro finale e al sorprendente epilogo delle loro esistenze.

Ingresso libro con prenotazione obbligatoria allo 089965161.