” Ognuno di noi quando ha una difficoltà deve cercare di pensare che quella difficoltà può divenire un’opportunità, un punto di partenza per affrontare un nuovo percorso: questa è la resilienza! C’è sempre una strada da percorrere anche quando sembra che sia finita. Io ce l’ho fatta, potete farcela anche voi, non deponete mai il coraggio: è la vostra armatura. Cercate di sorridere alla vita: si diventa anche più belli! ”. E’ il messaggio che Assunta Guarino lancia nel suo libro “Diario di bordo, fuoribordo, con un po’ di mare e tanto iodio. Ciao tiroide!”, con le foto di copertina di Domenico Ciafrone, che è stato presentato nella storica sede dell’Arciconfraternita di Vietri Sul Mare , diretta dal Priore Domenico Pergola, durante l’incontro fortemente voluto e organizzato dall’Amministrazione Comunale di Vietri Sul Mare nelle persone del Sindaco Giovanni de Simone; del Vicesindaco Angela Infante e del Consigliere Comunale Antonietta Raimondi, grande amica di Assunta Guarino che lavora nella biblioteca centrale dell’Università di Salerno. “Questo libro è il mio diario di bordo: a un certo punto della mia vita mi sono trovata con la mia barca in alto mare, di notte, tra le onde alte; dovevo necessariamente trovare la terraferma orientandomi seguendo il fascio luminoso di un faro” – ha raccontato l’autrice che , con leggerezza e ironia , ha spiegato di aver avuto un carcinoma papillare tiroideo:” Durante il periodo della malattia mi sono sentita come se fossi dentro una bolla cullata dal mare; ho scritto le mie riflessioni, le mie considerazioni sulla malattia che ho scoperto di avere nell’estate del 2015. Scrivere per me è stato terapeutico: quando mi hanno detto che avevo un carcinoma, tutte le mie certezze sono cadute, sono diventate un’illusione; tutti i miei progetti sono stati spazzati via. Quando ti dicono che hai un tumore pensi che sia solo tuo, che riguardi solo te. E’ importante invece dirlo agli altri, perché così diventa di tutta la famiglia, di tutte le persone che ti vogliono bene. Scrivere è anche un mezzo per aiutare gli altri a comprendere”. La malattia è servita ad Assunta per capire molte cose della sua vita:” Che bisogna riappropriarsi del proprio tempo! Bisogna cogliere la felicità nelle piccole cose: si deve comprendere che la stiamo vivendo la felicità e non accorgersi dopo, col tempo, che l’abbiamo vissuta. La malattia può aiutarci a crescere. In me è scattata una scintilla che mi ha fatto vedere le cose in modo diverso, ho capito che non si può rimanere chiusi nella paura, ma guardare in faccia la malattia, senza averne paura”. Assunta ha spiegato che sono importanti l’accoglienza, l’ascolto e la cura:” E’ importante essere accolti, ma anche accogliere; l’ascolto, l’empatia con cui ti avvicini agli altri è importante; la cura di una persona comincia anche dal rapporto che s’instaura con gli altri: aprirsi agli altri è una forma di cura. La cura oltre ad essere chirurgica, in un caso come il mio, deve anche essere una cura che deve cominciare dall’anima, dall’aprirsi agli altri. Se un medico ti ascolta ti senti già meglio! C’è bisogno di umanità! La solitudine ci fa ammalare”. Assunta conclude il suo racconto con una sorta di testamento morale scritto per i suoi figli: Gianluigi, Lorenzo e Lilly ai quali, insieme al marito Alfonso e ai suoi genitori, ha dedicato il libro:” Bisogna fermarsi davanti alle persone che chiedono aiuto, alle persone che hanno gli occhi tristi: bisogna aiutarli! la vita è anche guardare negli occhi dell’altro”. Il cambiamento parte da noi. E’ importante dare l’esempio”. Le conclusioni sono state affidate a Don Mario Masullo, parroco della chiesa di San Giovanni Battista di Vietri Sul Mare, che ha sottolineato l’importanza della fede:” La fede è fondamentale perché nel cammino della sofferenza rappresenta la roccia a cui appoggiarsi. L’ascolto, l’accoglienza, il sentirsi parte di una famiglia, sono gli elementi naturali che aiutano a superare il mare tempestoso della malattia. Attraverso la sofferenza l’uomo fa l’esperienza vera di se stesso e di Dio”. Durante la serata si è esibito il duo di “Napul’è” con Alfonso Lamberti al mandolino e Domenico Giordano alla chitarra, che hanno eseguito alcuni brani della canzone classica napoletana. (Foto di Domenico Ciafrone).
Aniello Palumbo