Jazz Bahr: il mood del Daniele Scannapieco quartet, venerdì 16 alla Stazione Marittima.

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Va a chiudersi con entusiastici numeri l’esperimento musicale, nato dal desiderio di Elio Macinante e Roberto Lumino di ri-vivere l’esperienza del Jazz-club: la mini rassegna del Bahr giunge così al suo quarto appuntamento, dopo gli accorsati concerti dell’Armanda Desidery Quartet, del Pietro Condorelli Trio Vision e del Trio di Salerno, espressioni diverse dell’universo musicale nazionale, che ha le sue radici in Campania. Venerdì 16 dicembre, alle ore 21,45, la quarta serata in jazz alla Stazione Marittima, negli spazi Bahr saluterà in pedana, il tenor sassofonista di Campagna, il quale schiererà il fratello Tommaso al contrabbassoMichele Di Martino al pianoforte e Luigi Del Prete alla batteria, un progetto molto affiatato, dotato di un grande interplay e una spiccata vocazione al mainstream, che fa diventare un saggio di bop in grande stile, con decise inflessioni hard-bop. Un percorso musicale quello del tenor sax campagnese che dalla sua esplosione ha creato sempre grande consenso di pubblico e critica attorno a lui e alle formazioni con cui si presenta nei grandi festival, non per ultima ad Umbria Jazz. E’ difficile immaginare una probabile scaletta per questa attesa serata ma non mancheranno pagine originali firmate dello stesso Daniele Scannapieco e grandi classici quali “Save your love for me” , “Biri kurusai”, “Lonnie’s lament”, “Nancy” , “Doll of the bride”, cari a questi strumentisti e al loro pubblico passando per il “nero” della nostra canzone d’autore con “Almeno tu” o l’omaggio alla frontline dei sax “ducali” con “In a sentimental mood” che ci trasporterà nelle magiche atmosfere create dalle ance in ellingtonia, fino a giungere a “the Jodi Grind “di Horace Silver.

Gli intrecci fra moderno e postmoderno, cui assisteremo, sono certamente più complessi di quanto suppone chi crede di vedere tra essi un’opposizione imposta dalla standardizzazione, quali si sono dedicati, oltre naturalmente alla composizione di brani originali. Daniele Scannapieco sa sempre circondarsi di musicisti dalla spiccata personalità musicale che gli permette di raggiungere quell’ interplay davvero straordinari, con i suoi tre amici in continuo dialogo, su di un repertorio ampio che ci farà apprezzare l’inventiva e la creatività dei musicisti nei soli, oltre che l’amalgama. Il fraseggio serrato ed esplosivo di Daniele Scannapieco ammicca manifestamente al bebop e al hard bop, la ricerca armonica del fratello Tommaso, un feeling particolare ed una tecnica interessante che va ad innestarsi egregiamente nelle atmosfere del trio, sino alla pulsazione ritmica penetrante, istintiva e accattivante di Luigi Del Prete, la sua batteria, le sue percussioni, simbolo incontrastato del segno iridescente della musica, dal significato implicito, ma mai convenzionalmente fissato, un riferimento mai esplicito e predeterminato, ci condurranno in una riflessione postmoderna su di un genere che sta ponendo in discussione alcune certezze della tradizione, cedendo ad un individualismo che tende sempre più a farsi egocentrico, certa predilezione per i toni teatrali, siano essi drammatici o più esteriormente spettacolari, l’accento posto su di un eclettismo che può reinventare a ogni passo gli sviluppi formali, sono tutti elementi che hanno raccolto l’attenzione dei musicisti più disponibili a porsi in gioco per costruire il futuro della propria arte. I quattro musicisti fanno così propria una storia che da oltre un secolo si muove in equilibrio fra due diverse concezioni del mondo musicale, trovando il modo di sublimarle in una visione unitaria. Due estetiche che qualcuno pensa possano essere incompatibili, mostrando, così che la vitalità della musica che essi e noi tutti frequentiamo è ben lontano dall’essere dissolta. Osservare le prossime riflessioni di questo quartetto e le loro future conquiste, potrebbe essere un modo particolarmente sapido e astuto per conoscere le direzioni autentiche del nuovo pensiero jazzistico.

 

 

Daniele Scannapieco è uno degli esponenti di punta della cosiddetta scena campana del jazz, che ha prodotto molti talenti. Dopo il diploma al Conservatorio “Giuseppe Martucci” ha fatto parte della Salerno Liberty City Band, per poi trasferirsi a Roma. Qui ha conosciuto tra gli altri Stefano Di Battista e con lui si trasferì in Francia per un lungo tour. Con Fabrizio Bosso ha fondato gli High Five, storica formazione jazz che e ha come componenti Julian Oliver Mazzariello al piano o Luca Mannutza al piano, Pietro Ciancaglini o Tommaso Scannapieco al contrabbasso e Lorenzo Tucci alla batteria. Gli anni duemila sono per il musicista sassofonista un’importante tappa per la sua carriera artistica. Vince, infatti, il prestigioso premio europeo “Django d’Or” ed il premio “Positano” come miglior musicista campano. Inoltre, per due anni consecutivi (2002 – 2003) è tra i primi classificati di Top Jazz della rivista Musica Jazz. Ad oggi insegna Sassofono jazz al Conservatorio di Salerno “Giuseppe Martucci” ed è attivo nel panorama jazzistico italiano, riscuotendo grande successo in ogni suo concerto. Ha collaborato con Danilo Rea, Flavio Boltro, Dado Moroni, Greg Hutchinson, Dee Dee Bridgewater, Giovanni Tommaso, Henri Salvador, Eric Legnini, ancora, Enzo Pietropaoli, Dino Piana, Roberto Gatto.

 

 

Special event sabato 24 dicembre con l’ aperitivo augurale per la Notte di Natale: start alle 13.30, con Christmas on the sea (Dj set in esterna Sara Scarabino + live set pianoforte sala interna Ivana Muscoso), per poi riprendere con il jazz al Bahr dal  gennaio 2023 con Latin Groove, un altro mini-cartellone, che accenderà i riflettori sui fascinosi ritmi latini che hanno influenzato ogni genere musicale.