“ Un “Museo delle Tradizioni” potrebbe costituire una bella sfida per la città di Salerno: sarebbe necessario aprire un museo della zampogna, della ciaramella e di altri strumenti musicali tradizionali. Salerno è una città composta di contadini, di figli e nipoti di contadini provenienti dal Cilento, dall’Agro Nocerino Sarnese, dall’Irpinia e dalla Basilicata: aprire nella nostra città un museo delle tradizioni significherebbe riaprire un necessario processo di riflessione sul proprio passato, sulla propria identità. Si potrebbero raccogliere in questo museo anche le piccole storie, le memorie della gente comune, che hanno contribuito a creare la grande storia della nostra città e della nostra provincia. Ciascuno di noi è un bene culturale, una specie di monumento dell’umanità che racchiude la storia di tutte le generazioni che ci hanno preceduto. Ciascuno di noi è importante in sè, tutte le persone comuni sono importanti: la dignità di ognuno dovrebbe essere valorizzata dalle istituzioni”. Quella di aprire un museo delle tradizioni a Salerno è la proposta del professor Paolo Apolito, antropologo, docente di “Antropologia Culturale” presso l’Università di Roma3, che venerdì sera, nell’ambito degli “Incontri Culturali” organizzati dai direttori artistici de “La Congrega Letteraria” di Vietri Sul Mare: Antonio Gazia e Alfonso Vincenzo Mauro, con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale, nella persona del Sindaco Giovanni De Simone, e la Pro Loco di Vietri Sul Mare, presieduta da Cosmo Di Mauro, ha presentato il libro del musicista Antonio Giordano, ” La zampogna oltre la tradizione”, edito da “Gutenberg Edizioni”.
Il musicista salernitano presidente dell’associazione e della compagnia “Daltrocanto”, ha raccontato le antiche origini della zampogna:” E’ lo strumento più antico della tradizione italiana. Ebbe origine probabilmente in epoca romana: già l’Imperatore Nerone viene menzionato nella letteratura quale suonatore di uno strumento formato da sole due canne melodiche inserite in un otre di pelle di capra: la Tibia Utricularis. La Zampogna si è diffusa maggiormente in ambito popolare diventando lo strumento dei pastori e della devozione”. Il maestro Antonio Giordano che ha ricordato Vincenzo Avagliano, suo primo maestro, si è esibito durante la serata insieme al musicista Vincenzo Ferraioli alla ciaramella, usando due classiche zampogne di legno di ulivo con l’otre in pelle di capra di tre palmi:” Le zampogne vengono misurate in palmi ,ogni palmo corrisponde a 26,5 centimetri: è una misura introdotta dai Borbone”- ha spiegato Antonio Giordano che nel corso degli anni ha collezionato oltre venti antiche zampogne – “ Quelle che suoniamo questa sera, vere e proprie opere d’arte, sono state realizzate artigianalmente da Antonio Forastiero di Lauria e da Carmine Carbone di Colliano, oltre venti anni fa. La provincia di Salerno ha una grande tradizione di zampognari: in vari Comuni, come quelli di Colliano, Caggiano, San Gregorio Magno, Montesano Sulla Marcellana, c’è una grande tradizione di suonatori e costruttori di zampogne. Fin dagli anni ’70 molti zampognari, che venivano nelle nostre case, anche alle sette del mattino per suonare la novena, provenivano da questi paesi. Oggi sono rimasti in pochi”. Ha contribuito alla pubblicazione del testo di Antonio Giordano la “Fondazione della Comunità Salernitana Onlus”, presieduta dalla dottoressa Antonia Autuori, che lo ha ritenuto importante veicolo di trasmissione di cultura e delle nostre tradizioni:” La “Fondazione della Comunità Salernitana Onlus” è una fondazione di tutte le persone che vivono nel territorio della provincia di Salerno” – ha spiegato la dottoressa Autuori – “ Siamo l’orecchio dei bisogni del territorio e siamo impegnati a promuovere, sostenere e realizzare, anche con altre associazioni, imprese, istituzioni e privati cittadini, progetti che rispondano alle priorità espresse dal territorio che migliorino la qualità della vita della nostra Comunità”. La dottoressa Autuori ha anche proposto di sostenere, attraverso un crowdfunding, un finanziamento collettivo, il restauro degli affreschi settecenteschi dipinti dall’artista Filippo Pennino che adornano le pareti e la volta dell’Arciconfraternita dove vengono organizzati gli incontri de “La Congrega Letteraria”. Il professor Apolito, accompagnato dalla zampogna di Antonio Giordano e dalla ciaramella di Vincenzo Ferraioli, ha anche intonato un canto tradizionale antico, tratto dallo spettacolo “Tre Cumpari Musicanti” che sarà anche il titolo del nuovo libro scritto dal professor Apolito che ha ricordato che la zampogna è uno strumento popolare:” Tutti noi siamo discendenti, in qualche modo, dai contadini : anche gli aristocratici hanno origini contadine. La zampogna è la quintessenza della musica contadina, della musica popolare: è lo strumento principe delle comunità contadine e pastorali che attraversano i secoli. Difficilissima da costruire, conservare, suonare, la zampogna richiede competenze altissime, oggi sempre più rare e disperse. Bisogna essere innamorati di questo strumento per poterlo suonare”. Sicuramente è innamorato della zampogna il Maestro Giordano che crede fortemente nel recupero delle melodie del passato: ” Le nostre radici sono importanti ed è necessario tutelare, valorizzare e promuovere il ricco patrimonio di tradizioni musicali, del nostro territorio”. (Foto di Edoardo Colace).
Aniello Palumbo