Il magistero tedesco di Andreas Frolich, giovedì 24 a Palazzo di Città per Piano Solo.

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Dopo l’accorsato concerto inaugurale della XIV edizione del PianoSolo Festival,  organizzato dai pianisti Paolo Francese e Sara Cianciullo, che si avvalgono dell’esperienza della storica ditta “Alberto Napolitano”, e il supporto promozionale della Scabec, affidato ad una delle massime figure della scuola napoletana di pianoforte, Sandro De Palma, tra linee di forza e trasparenze, ambiguità, tra Schubert, Beethoven, Chopin seguendo quella linea del festival, ovvero quello di proporre un romanticismo cresciuto sul linguaggio classico, giovedì 24 novembre alle ore 19, i riflettori si accenderanno sul magistero tedesco di Andreas Frolich.

Il pianista comincerà con un portrait di Wolfgang Amadeus Mozart, aprendo il récital con la Fantasia in do minore KV 475, in continuità con il filone della Toccata bachiana per l’immediatezza di scrittura, la spontaneità improvvisativa e la limpidezza del processo stilistico, ma rivelante una trasparente organizzazione formale: un Adagio ai due poli estremi che funziona da Preludio introduttivo e Postludio finale, quasi a perimetrarne il territorio dei contenuti espressivi; al suo interno un Allegro a due temi richiama un’esposizione di sonata ed è seguito da un Andantino tripartito. Si proseguirà con la Sonata in Fa maggiore KV332, la quarta delle sonate cosiddette parigine, ma falsamente poiché sembra certa la datazione tra la fine del 1780 e l’inizio del 1781, quindi composta a Monaco, nel momento in cui veniva rappresentato l’Idomeneo. Già dal primo movimento, il gioco essenziale dei materiali tematici espositivi, lascia rapidamente posto a densità espressive e drammatiche, segnate da una straripante ricchezza di materia musicale, sia nell’Adagio che nel guizzante Allegro assai finale. Ultimo brano mozartiano, la Fantasia per pianoforte in Re minore K 397 composta a Vienna nel 1782, una pagina che non possiede il carattere leggero e spensierato di altre composizioni mozartiane. Soprattutto all’inizio si può notare un carattere lontano dal suo tempo, più consono all’estetica romantica del secolo seguente. Mozart dà fondo alla sua creatività, appoggiando la melodia su un ritmo scandito e alternando il tutto alla più consueta visione giocosa e lineare della tipica melodia accompagnata di tipo vocale. Seguiranno alcune trascrizioni di opere per organo di J. S. Bach scritte da Wilhelm Kempff con “Ich ruf zu Dir, Herr Jesu Christ”, Ferruccio Busoni con “Nun komm der Heiden Heiland, Myra Hess con “Jesus bleibet meine Freude”, la cantata BWV 147 dalla serena spiritualità, e con il Preludio BWV 535, ad opera di Alexander Siloti, in cui il senso di queste pagine, è il pianoforte che reinterpreta onestamente l’organo adattandolo alle proprie possibilità espressive, non immemore dell’originale scrittura. La seconda parte della serata continuerà con Fryderyk Chopin, del quale verrà eseguita la Polonaise op.26 n°1 in Do diesis minore, con il suo drammatico perentorio esordio teatrale, stemperato dall’ affascinante episodio melodico centrale in re bemolle maggiore, quattro notturni, in Do diesis minore B.49 il primo dell’opera 15, quasi uno schizzo per una ballata, il secondo dell’opera 27, liricamente affettuoso e il secondo dell’opera 55, un intenso colloquio d’amore interamente affidato al tocco dell’esecutore. L’omaggio a Chopin si concluderà con l’Impromptu in Sol Bemolle maggiore op.5, dall’andamento simile ad uno Studio, su di una di «terzine», unitamente al primo e al terzo valzer dell’op.34, estroversi e gioiosi e il secondo dell’opera 69, con il suo tema elegiaco d’apertura.  Finale con due lieder di Richard Strauss  nella trascrizione di Max Reger: Allerseelen op.10 n. 8 Morgen op.27 n. 4, speziati da un certo estetismo, con un tocco di autocompiacimento, vivificati da limpida scrittura.