“Il vero eroe, il vero soggetto, il vero centro dell’Iliade è la forza. La forza che è usata dagli uomini, davanti alla quale la carne degli uomini si ritrae”. E’ una frase della filosofa francese Simone Weil, (1909-1943) che è stata raccontata dalla professoressa Stefania Tarantino, Docente di “Storia della Filosofia Contemporanea “e di “Istituzioni di Storia della Filosofia” all’Università di Salerno” durante il secondo degli “Incontri di Cultura” organizzati dai direttori artistici de ” La Congrega Letteraria”, Antonio Gazia e Alfonso Vincenzo Mauro, con la collaborazione del Comune di Vietri Sul Mare: nelle persone del Sindaco Giovanni De Simone e del Consigliere Daniele Benincasa; della Proloco di Vietri sul Mare, presieduta da Cosmo Di Mauro e grazie al Priore dell’Arciconfraternita della Santissima Annunziata e del Santissimo Rosario di Vietri Sul Mare: l’architetto Domenico Pergola.
La professoressa Tarantino ha spiegato che Simone Weil ritiene l’Iliade di Omero il poema della forza: ” Ciò che governa le società è la forza”, dice la filosofa francese secondo la quale i Greci, e in particolare Omero, sono riusciti a vedere con lucidità cosa produce la forza. Forza che manipola non soltanto chi la subisce, il vinto, ma anche il vincitore. Si è in ogni caso succubi della forza. Non bisognerebbe mai ammirare la forza, senza cadere però nella debolezza. Platone e Omero vedono che c’è qualcosa che arresta la forza: il sommo bene, che Simone Weil chiama “agire soprannaturale”. Simone Weil nell’Iliade vede che i Greci costruiscono ponti tra la miseria umana e la perfezione divina: attraverso la guerra – dice Simone Weil – Omero fa vedere e sentire come tutti i rapporti tra gli uomini sono retti dalla forza e che questa forza determina la sventura. Una città distrutta non si ricostruisce più e anche un’anima distrutta è difficile da ricostruire. La forza bruta distrugge anche i valori spirituali, comporta una degradazione dell’anima. La bellezza dell’Iliade sta nel fatto che Omero mostra come i vincitori di oggi saranno i vinti di domani: fa sentire tutta la fragilità della condizione umana ”. La professoressa napoletana ha ricordato che Simone Weil, morta a soli 34 anni, era la sorella di uno dei più grandi matematici del XX secolo: André Weil:” E’ stata una donna geniale, straordinaria. Ha scritto molti saggi. Per lei la filosofia e il pensiero non sono solo un patrimonio per gli addetti ai lavori, ma qualcosa che è necessario alla vita di tutti: una vita che si forma attraverso il pensiero, che non mira ad una mera sopravvivenza , ma che crea civiltà, umanità, rapporti”. La professoressa Tarantino ha ricordato che Simon Weil era ebrea non praticante e vicina al marxismo:” Insegnava in molte scuole, coinvolgendo le giovani menti all’esercizio del pensiero. Diceva che “la cultura nutre la nostra anima”. Simon Weil venne conosciuta in Italia anche grazie alla sensibilità di un imprenditore : Adriano Olivetti:” Nella sua fabbrica di Pozzuoli” – ha spiegato la professoressa – “ faceva leggere l’Iliade mentre gli operai lavoravano”. Per Simon Weil è importante coltivare il nostro sentire: ” Saper percepire che l’altro esiste come me e ha la mia stessa dignità di esistenza”. Simone Weil parla anche dell’importanza delle figure esemplari: ” Un libro può non cambiare la mia vita, anche se spesso lo fa, ma ciò che può una figura esemplare, che incarna ciò che dice con ciò che fa, muove più di mille libri”. La filosofia di Simone Weil è tutta contestualizzata al suo tempo storico: ” L’Iliade le serve per capire il suo tempo che si avviava verso la guerra durante la quale lei morirà”. Presenti gli studenti dell’Istituto Della Corte Vanvitelli di Cava Dè Tirreni, diretto dalla professoressa Franca Masi, accompagnati dalla professoressa Filomena Iannella, e gli studenti dell’Università di Salerno.
Aniello Palumbo