“A seguito della pandemia sono aumentate le dipendenze , soprattutto tra i giovani aventi un’ età compresa tra i 15 e i 25 anni: dipendenze da psicofarmaci, da alcool, da droghe. Sono aumentati i casi di autolesionismo e i tentativi di suicidio. Tre adolescenti su quattro hanno un problema di salute mentale e un ragazzo su quattro ha ideazioni suicidarie. Tra gli adolescenti è aumentata l’aggressività e anche la dipendenza digitale da smartphone e social, da internet, dai social media e da videogame”. A spiegare le conseguenze del Covid, è stato il dottor Umberto Volpe, specializzato in Psichiatria, Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Clinica Psichiatrica presso gli Ospedali Riuniti di Ancona, durante l’incontro organizzato nella “Sala Bottiglieri” della Provincia di Salerno dalle associazioni: “50&Più”, presieduta dal professor Giulio Rocco Castello, con la responsabile donne, la professoressa Rosa Volpe; “Parco Storico Sichelgaita”, presieduta dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi e “Assostampa Salerno”, presieduta dal dottor Nunziante De Maio. Il dottor Volpe. con l’ausilio di alcune slide proiettata da Massimo Zega, ha ricordato le pandemie della storia partendo dalla peste di Atene del 430 a.C. :” Morì il 25% della popolazione: un cittadino su quattro. Con la peste antonina, detta anche peste di Galeno, durante l’impero romano , morì il 30% della popolazione: un cittadino su tre. Con la peste di Firenze del 1348, che arrivò dalla Cina grazie alle carovane che percorrevano la “Via della Seta”, percorsa anche da Marco Polo, la popolazione si ridusse quasi del 50%. Da questa peste si cominciarono a mettere in campo delle misure che riducessero il contagio: furono istituiti gli ospizi di sanità e i lazzaretti, furono chiuse le porte della città, isolati i casi sospetti, vennero indossate delle maschere di acciaio dal becco lungo che contenevano unguenti e profumi che si riteneva dovessero bloccare il morbo. Molte di queste misure sono state adottate anche durante la pandemia da Covid-19 e tante sono le analogie delle pandemie del passato con quella che stiamo vivendo: durante la Spagnola del 1920, ad esempio, che provocò oltre cento milioni di morti in soli cinque mesi, nacque il dibattito tra chi voleva mettere la mascherina e chi invece organizzava delle riunioni anti mascherina. La pandemia da Covid è stata comunque quella meno letale rispetto alle altre del passato”. Il dottor Volpe ha spiegato che questa pandemia ha dato un forte impulso all’uso del web:” Abbiamo usato molto di più gli strumenti digitali, anche dal punto di vista medico: prima della pandemia solo il 2% dei medici usava gli strumenti digitali, dopo la pandemia l’84%”. Volpe ha illustrato i tanti problemi associati alla pandemia, anche dal punto di vista della salute psicologica:” Le difficoltà economiche che sono esse stesse causa di un aumento di disturbi mentali; la solitudine dovuta all’isolamento sociale ; violenze familiari dovute al fatto di essere costretti a stare in casa; i problemi di salute mentale che hanno interessato i ragazzi che per molto tempo non hanno potuto frequentare la scuola e quindi stare insieme ai compagni di classe. C’è stato un aumento dell’uso di alcol, di uso di farmaci psicotropi, stress a livello familiare, stress nelle relazioni interpersonali; alcuni soggetti più fragili hanno cominciato a non dormire bene , ad avere un senso di minaccia che persiste e per le persone più sensibili si è arrivati a manifestare disturbi psichiatrici veri e propri: ansia , depressione, soprattutto nelle donne, disturbi da stress post traumatico”. Volpe ha anche spiegato che esiste un legame tra salute mentale e livello di benessere psico – sociale: ” Sono a rischio maggiore di avere disturbi mentali le persone più svantaggiate dal punto di vista sociale ed economico “. Volpe ha spiegato che il Covid non è un evento disastroso puntiforme, come può esserlo un terremoto, ma è un trauma diffuso che dura ormai da più di due anni:” Quindi i disagi psicologici saranno maggiori rispetto alle precedenti pandemie e ai precedenti eventi disastrosi: molte delle risposte individuali dipenderanno dalla capacità di reggere di fronte alle difficoltà , dalla capacità di stabilire relazioni efficaci con gli altri, e dalle nostre strategie di fronteggiamento delle difficoltà, dalla nostra resilienza e dalla nostra creatività ”. Il dottor Volpe ha spiegato che oltre alle reazioni di massa ci sono state delle reazioni psicologiche che non si configurano come disturbi, ma che hanno cambiato il modo di percepire il nostro corpo: “Si è avuta la paura del rischio di essere infettati e di avere un corpo completamente diverso. Numerosi sono stati i casi di depressione post Covid dovuti a motivi neurobiologici , ma anche al ricordo dell’esperienza di isolamento vissuta. Anche la percezione del tempo e dello spazio sono cambiati: abbiamo vissuto in spazi ristretti e in un tempo svuotato del suo significato. Abbiamo avuto una crisi della presenza: noi come esseri umani abbiamo bisogno di stare insieme, di aggregarci, e questo è venuto a mancare. Tutti abbiamo vissuto una sorta di sospensione e tutto questo sicuramente avrà un peso: ci sono persone che si rifiutano di uscire da casa e molti fanno fatica a partecipare ad attività sociali”. Volpe ha anche analizzato le conseguenze psicofisiche del Covid:” Il sentirsi più facilmente affaticati, il non riuscire più a bilanciare la vita lavorativa e quella di tutti i giorni, l’abuso di sostanze, la perdita del senso di scopo, l’esaurimento emozionale: tutto questo ha provocato in molti sensazioni di tristezza e di ansia”. Volpe ha spiegato che il Covid ha un effetto specifico sul cervello: ” E’ stato dimostrato, attraverso uno studio inglese, che il sistema nervoso centrale a causa dell’esposizione al Covid, può subire l’effetto di nebbia cognitiva: c’è una base neurobiologica per questi effetti come anche la tendenza a ruminare, cioè a fare sempre gli stessi pensieri; di essere meno capaci di provare piacere e la maggiore distraibilità”. Volpe ha anche elencato gli aspetti positivi della pandemia:” Abbiamo imparato ad apprezzare il tempo speso in famiglia; abbiamo riapprezzato le libertà che avevamo e non sapevamo di avere; il nostro Pianeta Terra ha avuto qualche mese di respiro, abbiamo sfruttato meglio le risorse digitali. Abbiamo anche ritrovato una spiritualità che negli ultimi tempi avevamo perso”. Volpe ha spiegato che per riuscire a fronteggiare meglio lo stress da pandemia è necessario:” Essere connessi socialmente con gli altri e avere resilienza: riuscire a trovare negli eventi negativi gli aspetti positivi. Bisogna riabituarsi a cercare l’atro, a stare con l’atro: dobbiamo riprendere le abitudini che avevamo prima”. (Foto di Massimo Zega).
Aniello Palumbo