Una piazza di Vietri Sul Mare sarà intitolata a Giovannino Carrano definito, dal professor Venturino Panebianco, il più grande ceramista vietrese del XX secolo. Lo ha annunciato il Sindaco di Vietri sul Mare, Giovanni De Simone, durante l’incontro dedicato a Giovannino Carrano, a quarant’anni dalla sua morte, organizzato, nell’Aula Consiliare, dall’Amministrazione Comunale di Vietri su proposta del giornalista Vito Pinto, studioso della ceramica e di quella vietrese in particolare . Il Sindaco Giovanni De Simone ha spiegato ai tanti presenti, tra i quali vi erano molti ceramisti vietresi, che la piazza intitolata a Giovannino Carrano sarà l’attuale Piazza Aniello Ferrigno:” E’ lì che Giovannino Carrano aveva il suo laboratorio. E’ stato uno dei ceramisti che hanno fatto la storia della ceramica vietrese ed è giusto tributargli questo riconoscimento. Sicuramente inaugureremo la piazza per l’inizio dell’estate”. Il Consigliere con Delega alla Ceramica Daniele Benincasa ha illustrato la funzionalità del nuovo portale dedicato alla ceramica vietrese, creato dall’Amministrazione Comunale:” Sarà una vetrina per tutti i ceramisti vietresi: uno spazio web gratuito dove saranno ospitate le aziende ceramiche presenti sul territorio vietrese. Sarà anche tutelata la denominazione “Ceramica di Vietri sul Mare” attraverso una certificazione ufficiale emessa dal Comune di Vietri sul Mare che potrà essere utilizzata solo ed esclusivamente dalle aziende certificate del territorio presenti sul portale. Saranno diffidati tutti coloro che tenteranno di utilizzare impropriamente questa denominazione”. Il dottor Giovanni Alessandro, rappresentante della “Ceramica Pinto, ha raccontato alcuni ricordi del suocero Raffaele Pinto:” Aveva un particolare rapporto con Giovannino Carrano, non soltanto di lavoro, perché in Giovannino aveva riconosciuto, con grande intuito, un talento straordinario”. Il dottor Alessandro ha anche mostrato i libri matricola dell’azienda sui quali era apposta la firma di Giovannino Carrano che lavorava alla Ceramica Pinto:” Nel 1961 , quando ha iniziato, il suo compenso mensile era di 27.000 lire che all’epoca era quasi il doppio di quanto percepiva un lavoratore normale. Giovannino rimane un punto centrale della nostra produzione”.
Il giornalista e scrittore Vito Pinto, che ha auspicato la creazione di un “Museo della Ceramica Vietrese”, ha ricordato che Giovanni Carrano , morto all’età di 69 anni, il 19 marzo del 1982, era noto a tutti come Giovannino:” Aveva fatto della ceramica lo scopo della sua vita. Aveva iniziato a lavorare ad appena 14 anni e forse per questo era stato sempre chiamato Giovannino, un affettuoso diminutivo con il quale firmava le sue ceramiche. La pittura era stata sempre il grande sogno di Giovannino, che pensava di frequentare l’Accademia di Belle Arti. Ma le contrarietà della vita non gli permisero di andare oltre la quinta elementare e, forse, la pittura aveva perso un artista, ma la ceramica di Vietri sul Mare di certo aveva acquisito uno dei suoi più importanti esponenti. Aveva nove anni quando nella bottega del padre, a Marina, capitarono Günther Stüdemann e Richard Dölker, il quale fu subito attratto dai disegni del piccolo figlio del calzolaio e, dopo essersi congratulato, volle acquistare una Madonna in cornice, pagandola dieci lire: una bella cifra per quell’epoca”. Pinto ha raccontato che Giovannino Carrano nel 1927 entrò a lavorare nella fabbrica di Max Melamerson dove dopo alcuni anni arrivò Dölker quale nuovo direttore di fabbrica:” L’incontro con Giovannino fu, per l’artista tedesco, una bella sorpresa: subito lo nominò capo pittore, ben conoscendo le sue capacità di dominare i colori e anche i pennelli ceramici. Alla ICS (Industria Ceramica Salernitana) trascorse nove anni”. Vito Pinto ha raccontato che Carrano, nel 1935, andò a lavorare alla fabbrica D’Amico a Molina di Vietri e poi tornò a lavorare alla Melamerson:” Giovannino trovò Guido Gambone che lo aveva sostituito come primo pittore. E fu subito un’intesa che solo tra artisti veri può esistere, pur nelle diversità di linguaggi. Un sodalizio d’arte che, per un breve periodo, continuò anche nell’esperienza post bellica de “La Faenzerella” messa su da Gambone insieme ad Andrea D’Arienzo”. Successivamente Carrano, nel 1947, andò a lavorare alla Fabbrica Solimene:” Don Vincenzo Solimene, lungimirante imprenditore ceramico, nel ricordare Carrano diceva che era un artista silenzioso, anche se con lui lavorava l’esuberante Ninino Pecoraro, un bravo pittore di paesaggi”. Pur formatosi nella frequentazione di quegli artisti mitteleuropei che a Vietri diedero vita ad una bella stagione ceramica, Giovannino non si fece mai influenzare da certi stilemi o linguaggi che non gli appartenevano e che erano stati inseriti nella tradizione ceramica vietrese. La sua personalità rimase legata al suo territorio, al suo banchetto di colori. Alla staticità delle rappresentazioni tipicamente tedesca, Giovannino diede movimento; egli fu il traghettatore, dopo la guerra, da un periodo stilistico mitteleuropeo a un nuovo periodo, quello vietrese, che conservava il tratto colto del precedente influsso, ma acquistava dinamicità mediterranea. Basti guardare la fontana posta di fronte alla fabbrica di Paolo Soleri a Vietri sul Mare , realizzata nel 1955, per capire il dinamismo ceramico di Giovannino e il suo rapporto con il mito della classicità”. Pinto ha ricordato anche di quando Carrano approdò alla fabbrica Pinto:” Era tra il 1958-59 e don Raffaele Pinto, uomo di intelligenti capacità imprenditoriali, lo accolse con immediatezza, lasciandogli libertà di lavoro, quella che sa di rispetto per l’arte. Per questa fabbrica, nel centro di Vietri sul Mare, Giovannino realizzò, nel 1977, il grande “racconto graffito” che riveste l’edificio nei due lati esterni esposti alla quotidianità del paese. Un “testamento” pittorico, che sembra quasi animato, nel quale vi è la memoria storica e artistica del paese. Dopo una breve malattia Giovannino Carrano, nel marzo del 1982 accantonò per sempre i colori, la ceramica, un mondo d’intimità con l’arte e il mito, lasciando i suoi spazi soffusi di ordinate atmosfere. Spazi ceramici che ancora oggi raccontano di un ceramista, di un uomo che nella sua tranquilla, umile umanità, non sapeva o non riteneva di essere un grande artista”.
Sono intervenuti i nipoti del grande Maestro ceramista: Giovannino Carrano e Alfonso Carbone che hanno raccontato alcuni aneddoti del nonno raccontati a loro dai genitori:” Era un genio”. Franco Raimondi è stato uno degli allievi di Giovannino Carrano: “ Benvenuto Apicella mi fece conoscere Giovannino: grazie a lui compresi l’ importanza della pennellata, del segno. Con un solo gesto, con una sola pennellata rendeva l’idea della sua opera. Per lui la ceramica era armonia. Era come uno scrittore, un poeta, che raccontava sulla ceramica la vita quotidiana di Vietri. E’ stata per me una grande fortuna averlo incontrato”. Antonio Moscariello, ha lavorato con Giovannino Carrano: “Io e Romolo Apicella lavoravamo nella sua fabbrichetta di Largo Ferrigno che aveva aperto con il cognato Ciro Carbone . Poi nel 1961 andammo insieme a lavorare alla Ceramica Pinto”. Il professor Francesco D’Episcopo, critico d’arte, ha definito Giovannino Carrano: “Un genio della vita”. Il già Sindaco di Vietri Cesare Marciano ha conosciuto Giovannino Carrano:” Passavo sempre, da ragazzo, nella sua “ceramica” quando il fuochista Geppino Vietri preparava il forno a legna per cuocere le ceramiche. Ricordo che don Raffaele Pinto chiese a Giovannino Carrano di realizzare per lui il famoso pannello di San Francesco. Posseggo, con orgoglio, due vasi di Giovannino”. ( Foto di Raimondo Romano).
Aniello Palumbo