“O’ sole mio” è stata composta nel 1898 dal musicista napoletano Eduardo Di Capua che, quando era in tour col padre violinista a Odessa, in Ucraina, sul Mar Nero, seduto al piano, si ricordò per caso che il suo amico giornalista Giovanni Capurro gli aveva scritto su un foglio di carta delle parole che voleva fossero messe in musica. Con questa canzone, che ha raggiunto un successo mondiale, eseguita dai musicisti salernitani Claudio e Diana, ai quali è stato recentemente conferito il “Premio Eccellenza Italiana” presso la Santa Sede a Roma, si è conclusa la serata dedicata alla canzone napoletana organizzata al “Circolo Canottieri Irno” di Salerno dalle associazioni:” Fidapa” Sezione di Salerno, presieduta da Dina Oliva ; “Inner Wheel Salerno Est”, presieduto da Rosa Lupo , “Lions Club Principessa Sichelgaita”, presieduto da Annamaria Lurgi, e dal “Circolo Canottieri Irno”, presieduto da Giovanni Ricco. Claudio e Diana, “Ambasciatori Internazionali della Posteggia Napoletana”, hanno deliziato il numeroso pubblico interpretando alcuni brani classici della canzone napoletana: “Fenesta Vascia”, “Era de maggio”, “Reginella”, “Dicitencello Vuie”, “’I te vurria vasa’”, “ ‘A tazza ‘e cafè” “Tammurriata nera “ e “Cu ‘mme” di Enzo Gragnaniello. A raccontare la storia della canzone classica napoletana è stato il dottor Adolfo Gravagnuolo, grande appassionato e studioso di cinema e musica, che ha analizzato i significati profondi della festa di Piedigrotta, una festa popolare che ricorre l’8 settembre a Napoli:” Ha origini pagane ed è legata ai baccanali romani destinati a propiziare la fecondità che si festeggiavano nei pressi della grotta di Posillipo, o Crypta Neapolitana, la galleria romana che univa l’attuale zona di Mergellina e Fuorigrotta. Nel corso dei secoli poi il cristianesimo sostituì il paganesimo; i riti propiziatori in onore di Priapo lasciarono il posto a quelli in omaggio alla Madonna di Piedigrotta”. Gravagnuolo ha ricordato che nel 1939 sono cominciate delle gare canore all’interno della festa di Piedigrotta:” Era una sorta di “Festival di Sanremo”; tutti facevano a gara per partecipare a questa festa per poi vendere le “copielle”, come venivano chiamate le prime partiture musicali contenenti il testo e la parte per piano delle canzoni che venivano dati ai posteggiatori che le portavano al successo; famose le canzoni come Funiculì funiculà, scritta nel 1880 dal giornalista Giuseppe Turco e musicata da Luigi Denza, ispirata dall’inaugurazione della prima funicolare del Vesuvio, costruita nel 1879, per raggiungere la cima del Vesuvio; o come la canzone “ O surdato ‘nnammurato” un inno all’amore scritto da Aniello Califano e musicato da Enrico Cannio nel 1915, quando l’Italia entrò in guerra”. Gravagnuolo ha raccontato, in modo dettagliato, la storia e il significato di ogni canzone presentata, arrivando a parlare anche dei cantanti della nuova scuola napoletana, come Enzo Gragnaniello e Pino Daniele. (Foto di Giuseppe Acanfora).
Aniello Palumbo