“Una azione in tale direzione permetterebbe inoltre al nostro Paese, che è il secondo produttore mondiale di pomodoro, alle spalle solo degli Stati Uniti, di fare enormi passi avanti sul versante della qualità, soprattutto nel settore dei semi-lavorati, intervenendo sui residui di prodotti fitosanitari e puntando su varietà migliorate dalla nuove e innovative tecniche di ricerca genetica”, ha aggiunto la Copagri durante i lavori, nei quali è stato fatto il punto sulla necessità di lavorare per rafforzare il ruolo dell’interprofessione, puntando anche su iniziative promozionali e sulle politiche di sostegno al comparto.
“Parliamo di un settore che, al pari di molti altri comparti produttivi, ha pagato a caro prezzo le ripercussioni dell’ondata pandemica, alle quali si sono recentemente aggiunti gli effetti dei rincari sul versante energetico e sul fronte dei fattori produttivi”, ha ricordato la Confederazione, ad avviso della quale “un’altra delle priorità per promuovere la tenuta e lo sviluppo di un settore che può vantare una produzione di oltre 6 milioni di tonnellate di prodotto trasformato, equamente ripartita tra il Centro-Sud e il Nord del Paese e in netta crescita rispetto al 2020, è quella di lavorare per riequilibrare i rapporti interni alla filiera”.
“Quanto alla promozione e alle attività di informazione al consumatore, anch’esse fondamentali per la crescita del comparto, non possiamo che esprimere soddisfazione per l’annunciato decreto interministeriale con il quale si andrà a prorogare fino al 31 dicembre 2022 l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle materie prime per numerose produzioni agroalimentari, fra le quali il pomodoro; si tratta a nostro avviso di un passaggio obbligato per una scelta di acquisto più consapevole da parte di consumatori che sono sempre più spesso attenti e interessati al prodotto ottenuto e lavorato in Italia”.