Pmi, per favorire la ripresa serve snellire la burocrazia.

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«Le piccole e medie imprese sono in affanno. Se non si rimuovo gli ostacoli la ripartenza sarà dura. Per continuare a stare al passo occorre rimuovere la distanza, che il Covid ha allargato, fra gli enti e i professionisti che a fatica riescono a interfacciarsi con gli uffici per via delle restrizioni per il contrasto della pandemia».

Così Alessandro D’Amico, vicepresidente nazionale Unica (Unione nazionale italiana micro e piccole imprese del commercio, dei servizi e dell’artigianato, aderente Fenapi), al margine dell’incontro dibattito sul tema della “ripartenza delle piccole e medie imprese, fra obblighi, adempimenti e proposte” promosso a Salerno in collaborazione con Inps, Inail, Ispettorato territoriale del lavoro.

«Nonostante l’attivazione di servizi on line – continua D’Amico – non è possibile sbrigare tutte le pratiche senza interfacciarsi con gli enti, come non è possibile che le diversi istituzioni preposte al rilascio di autorizzazioni e certificati non dialoghino fra loro».  «Dall’incontro di è emerso appunto questo oggi – conclude il vicepresidente nazionale di Unica – che la necessità primaria, per far ripartire le Pmi è quella dell’interlocuzione fra sindacati, istituzioni e enti, ma anche fra questi e i professionisti. È fondamentale rimuovere questi ostacoli anche in vista dei nuovi finanziamenti destinati alle piccole e medie imprese che saranno gestite appunto dai diversi enti».

Al centro della tavola rotonda il tema della sicurezza dei lavoratori e sui luoghi di lavoro, dal green pass alle nuove regole. A partire da come funziona il servizio Greenpass50+, attraverso il quale l’Inps – ha spiegato da remoto Ciro Toma, direttore Inps Salerno – consente ai datori di lavoro con più di 50 dipendenti di verificare il green pass per l’accesso ai luoghi di lavoro. Durante l’incontro sono state illustrate anche le novità in materia di ammortizzatori sociali: dalla Cig all’esonero contributivo per le donne svantaggiate.

Per la Cig, c’è «un ulteriore periodo massimo di 13 settimane di trattamenti di Aso/Fis e Cig in deroga che può essere richiesto dai datori di lavoro, già destinatari della precedente disciplina, con la nuova causale “Covid 19 – Dl 146/21”, nel periodo che intercorre  tra il 1° ottobre  e il 31 dicembre 2021, a condizione che siano state autorizzate le precedenti 28 settimane previste dal DL 41/2021 che potevano essere richieste nel periodo  da aprile a dicembre 2021». Mentre per le donne svantaggiate è stato rinnovata dalla legge di bilancio 2021 la possibilità di esonero contributivo, con lo sgravio portato al 100%, per le assunzioni effettuate nel 2021 -2022. Sulla necessità di accelerare il processo di digitalizzazione delle Pmi si è, invece, soffermato, il direttore centrale di Unica, Gianluigi De Sanctis. «Bisogna prevedere velocità differenti di transizione digitale perché ci sono notevoli differenze tra piccole, medie e grandi imprese nell’ambito della digitalizzazione». «Tra le microimprese – spiega –  il 53% dichiara di non avere un IT manager (interno o esterno all’azienda), percentuale che decresce fino allo 0% per le grandi imprese (con oltre 250 addetti) e il 68% non utilizza sistemi digitali per la segmentazione della clientela, percentuale pari al 27% nel caso delle grandi aziende. Infine un sistema di Erp integrato (Enterprise Resource Planning – “pianificazione delle risorse d’impresa” – vendite, acquisti, gestione magazzino, contabilità ecc. integrate in un unico sistema) è quasi assente tra le micro imprese (3%), mentre è presente nel 92% delle grandi imprese.

Per il direttore centrale di Unica: «l’auspicio è che gli enti pubblici con i quali ci interfacciamo quotidianamente per conto dei nostri iscritti, ci mettano nelle condizioni di poter continuare a condurre per mano le micro e piccole imprese, nostre associate, verso questo processo, tenendo sempre presente che delle 4,4 milioni di imprese che costituiscono il tessuto imprenditoriale italiano, il 95% è rappresentato dal comparto microimprese, ossia realtà con meno di 10 addetti. Seguono le piccole medie imprese (Pmi), che hanno tra i 10 ed i 249 addetti e pesano il 4,9% sul totale, ed infine le grandi con oltre 250 addetti, che valgono il residuale 0,1%».