“Le spoglie di Sant’Agostino furono portate, durante le persecuzioni vandaliche nell’Africa romana, a Cagliari (Karales), e lì rimasero per alcuni secoli, fino a quando Liutprando, re dei longobardi, le fece trasportare a Pavia (Ticino). La traslazione avvenne tra il 717 e il 725. Da allora le sacre reliquie del santo vescovo riposano a Pavia nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro”. Prendendo spunto da questa fonte storica il professor Verio Santoro, professore ordinario di Filologia Germanica all’Università di Salerno, ha deciso di scrivere il suo romanzo storico “Il Santo e il Guerriero”, edito da “ Edizioni San Paolo”, che è stato presentato presso l’Arciconfraternita della SS. Annunziata di Vietri sul Mare nell’ambito dell’VIII edizione degli “Incontri di Cultura” organizzati da “La Congrega Letteraria” diretta da Alfonso Vincenzo Mauro e Antonio Gazia, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e la Pro Loco di Vietri sul Mare.
Il professor Santoro ha spiegato che nelle traslazioni il protagonista è sempre il santo:” Senza la volontà del santo le sue reliquie non si possono spostare: gli uomini non possono interferire con i progetti dei santi”. Ad approfondire il tema delle traslazioni delle reliquie è stato il professor Rosario Pellegrino, Associato di Lingua e traduzione francese all’Università di Salerno:” La venerazione dei resti mortali dei santi nel Medioevo era frequente e desiderata da tanti , al punto da lottare per ottenerle perché le città che le possedevano potevano contare sulla protezione celeste e anche perché queste città diventavano meta di pellegrinaggio: venivano considerate frammenti sospesi tra cielo e terra. Avevano un valore inestimabile ed erano dei mediatori della grazia di Dio. Nel 411 era obbligatorio avere una reliquia sotto l’altare di una chiesa. Anche in epoca carolingia, nell’800, era contro legge un altare che alla sua base non avesse una reliquia. Tante erano le false reliquie: fiorì un commercio di corpi e reliquie; addirittura ci fu un periodo in cui circolavano tre teste di San Giovanni Battista ”. Pellegrino ha anche ricordato le traslazioni delle spoglie di San Matteo, che il 6 maggio del 954 arrivarono a Salerno, e di Santa Trofimena a Minori. A introdurre il libro è stato il professor Carlo Santoli, italianista docente di Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea presso l’Università di Salerno, che ha sottolineato alcuni fondamentali aspetti del romanzo:” Attraverso una scrittura lineare e tonale che definirei “prosa d’arte” vuol intessere una relazione dialogica tra il lettore e il testo nel quale vi è un’accurata e avvincente trattazione di episodi, paesaggi, personaggi, ambienti, riscostruiti con perizia e maestria documentaria. Coraggio, fede e umanità sono gli elementi fondanti di questo romanzo che dà una nuova visione del Medioevo”. Presenti alla serata gli studenti e i docenti dell’Istituto Della Corte Vanvitelli di Cava De’ Tirreni, diretto dalla professoressa Franca Masi. (FOTO DI EDOARDO COLACE).
Aniello Palumbo