VeliaTeatro Festival, la XXIV Edizione dal 7 al 28 agosto.

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Dal 7 al 28 agosto, il promontorio dei Filosofi torna a popolarsi di divinità, eroi e sapienti per ospitare la XXIV edizione di VeliaTeatro Festival. Ascea – l’Elea/Velia dei Focei, ora dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, che dal verde della collina si affaccia sulla spettacolare costiera campana – offre dal 1998 alle centinaia di viaggiatori che ogni anno visitano questa antica colonia greca, nel cuore del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, l’occasione di vivere un’esperienza unica nel suo genere. A un passo dall’Area archeologica di Paestum e Velia, patria di Parmenide e Zenone, culla della scuola Eleatica e luogo di fondazione identitaria per tutta la filosofia occidentale, il pubblico potrà emozionarsi ascoltando la voce dei classici attraverso l’interpretazione di alcuni tra i più interessanti artisti del nostro teatro, dialogando su mito, commedia e tragedia con studiosi ed esperti di fama internazionale. Per scoprire insieme quanto i temi esistenziali e civili toccati dagli antichi siano ancora vivi nel nostro tempo, costretto a interrogarsi su verità, natura, passione, impegno morale e giustizia.

In questo senso va intesa la scelta di dedicare al filosofo Aldo Masullo questa XXIV edizione, a un anno dalla sua morte. Il grande pensatore napoletano fu animatore e protagonista della mobilitazione civile per la riqualificazione del paesaggio e la tutela della città antica, minacciata dalla speculazione edilizia, contribuendo all’approvazione della Legge Regionale “Daniele” del 2005, purtroppo ancora in parte inattuata. E resta memorabile il suo riferimento a Parmenide e alla scuola eleatica in un Appello ai Giovani di Grecia: “La verità è nel presente. Mai il passato è il nostro destino, né quando ci narra la gloria né quando rievoca sventure. Il nostro destino è il presente, lo sono i problemi che incombono e le forze morali che sappiamo mettere in campo per affrontarli. […]  Parmenide di Elea, medico, politico, stratega, con questo spirito servì la sua città, guidandone il popolo, incarnandone la verità. Ciò gli fu possibile, poiché fu filosofo. Aveva cioè capito che, in ultima analisi, la verità non è mai questa o quella decisione, questo o quel progetto, questo o quell’impegno, ma il pensiero. […] Il pensiero è il solo potere che, se non siamo noi stessi a rinunciarvi, nessuno ci può togliere.” 

 

Ivana Monti aprirà la rassegna sabato 7 agosto (con replica domenica 8) portando in scena uno spettacolo che affronta con impeto e con poesia proprio questi argomenti: Ecuba ReginaAutorità e Responsabilità, un intenso monologo in versi da lei scritto, diretto e interpretato, dove il potere, con le sue decisioni e i suoi silenzi, è messo spietatamente sotto accusa. Ad accogliere il pubblico, l’introduzione di Valentina Moro (Filosofia Politica, Università di Verona), che ha avuto modo di approfondire nella sua ricerca e nelle sue pubblicazioni, la politicità del linguaggio tragico e le prospettive di genere. La rassegna continua con l’Accademia Nazionale Silvio D’Amico che presenta Le baccanti (lunedì 9 e martedì 10 agosto), ultima opera di Euripide (404 a. C.) e epilogo della grande vicenda del teatro ateniese del V secolo a.C., che muore con la sconfitta di Atene nella Guerra del Peloponneso e della democrazia. A introdurre sarà lo stesso regista, Giovanni Greco, che firma anche traduzione e adattamento. In palcoscenico ci saranno i giovani dell’Accademia, accompagnati dalle musiche di Daniela Troilo. La declinazione ‘al femminile’ che attraversa tutta la rassegna di quest’anno prosegue il 12 agosto con La donna di Samo, la celebre commedia di Menandro nell’allestimento rigorosamente in maschera realizzato da Roberto Zorzut – introdotta dalla lectio brevis di Roberto Danese (Università di Urbino); la Cassandra che Giulia Salis, autrice e protagonista, ha tratto da Licofrone, Eschilo ed Euripide, in scena il 14 agosto; la vibrante Medea e Clitennestra di Angela Malfitano, ispirata a Dario Fo e Marguerite Yourcenar, presentata da Stefano Pietropaoli (Università di Salerno) con una lectio intitolata La vendetta è donna. E donna è la giustizia. Ed è proprio Dike – dea della giustizia figlia di Zeus e Temi (il diritto e la legge) – ad aprire la porta al carro di Parmenide, nel viaggio tra tenebre e luce di cui parla il poema in esametri “Sulla Natura” composto dal filosofo (VI-V secolo a.C.) e al centro di uno degli eventi più originali del festival: la conversazione-spettacolo Il viaggio di Parmenide (20 agosto). Il pubblico avrà l’occasione preziosa di partecipare a un incontro tra alcuni dei massimi esperti italiani di letteratura, diritto e filosofia antica: il prof. Mauro Tulli (Università di Pisa), Il prof. Franco Ferrari (Università di Pavia), il prof. Emanuele Stolfi (Università di Siena) e il prof. Luigi Vecchio (Università degli Studi di Salerno). Due le strade individuate nel racconto, il sapere e il non sapere: “l’aletheia, la verità, e la doxa, l’opinione” – spiega Mauro Tulli nelle sue note. “L’aletheia, la verità, trova il suo cuore nella riflessione … sull’essere che non muta, immobile, senza nascita e senza fine, compatto, di forma sferica, in equilibrio ammirevole.” L’attore Gianluigi Tosto darà corpo e voce ai frammenti di Parmenide – nella traduzione di Angelo Pasquinelli – accompagnato dall’arpa di Adriana Cioffi. Tosto sarà autore e protagonista anche di altri 3 eventi, con la partecipazione di Federico Sanguineti (Università di Salerno), che introdurrà lo spettacolo Dante e gli altri (17 agosto); di Mario Cantilena (Università Cattolica di Milano) che in occasione della recitazione con musica di Odissea (19 agosto) farà un intervento dedicato alla teatralità in Omero, e di Giulio Guidorizzi (Università di Torino) che partirà da Eraclito per introdurre “Ulisse, Nessuno e Centomila”.  

Tra gli altri ospiti, ricordiamo Laura Pepe (Università degli Studi di Milano), ormai nota anche al pubblico televisivo per la sua rubrica su Focus tv (23 agosto – Elena, la femme fatale del mito greco, spettacolo di Christian Poggioni), Sotera Fornaro (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”) che parlerà di Orestea. Agamennone + Coefore, da Eschilo, e Pentesilea VS Achille di Francesco Randazzo, due spettacoli diretti e interpretati da Cinzia Maccagnano (25 e 26 agosto), Giuseppe Pascale (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”), esperto di cultura e civiltà greco-medioevale, rievocherà la figura di Ipazia, presentando lo spettacolo CANTO AL ‘QUANTO’. Kosmographie per Voce Corpo Arco e Firmamento. Omaggio a Ipazia, di Stelle mai Sazia: Una Lezione Concerto in Agorà di e con Paola Tortora, accompagnata dal violino di Jòzec Cardas (27 agosto). La manifestazione si chiuderà il 28 agosto con il ritorno a grande richiesta di Marco Grossi in EdipoStanco: una partitura fisica e vocale sviluppata intorno all’archetipo del Nunzio,seguendo i grandi maestri del ‘900 da Mejerchol’d a Lecoq, evidenziando – come sottolineerà l’introduzione di Martina Treu – il profondo legame tra teatro classico e commedia dell’arte.

Mentre la manifestazione è in corso continua l’attività online del festival, con il ciclo di webinar Dioniso, la polis, la scena. Conversazioni sul Teatro Antico iniziato nel mese di marzo, che proseguirà fino a dicembre 2021, con la partecipazione dei docenti delle più prestigiose università italiane, presente nel numero del 3 aprile 2021 del Notiziario Italiano di Antichistica, fondato da Emanuele Narducci per conto dell’Accademia Fiorentina di Papirologia e di Studi sul Mondo Antico. Dal 2007 VeliaTeatro è presente presso The Archive of Performance of Greek and Roman Drama – University of Oxford e in Dionsysos Lab – A Digital Archive Drama dell’Università degli Studi di Trento – Dipartimento di Lettere e Filosofia. Per la sua XXI ed. il Festival ha ottenuto anche il Patrocinio morale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione la Scienza e la Cultura – UNESCO: Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO.

“Un luogo ‘memoria del tempo’ – afferma il Sindaco di Ascea, Pietro D’Angiolillo, sottolineando l’importanza della manifestazione per il territorio – “si arricchisce di ‘esperienze’ uniche e fa rivivere ‘volti e suoni’ antichi, promuovendoli ad un livello di consapevolezza emotiva universale e al di sopra del tempo”. 

VeliaTeatro Festival – organizzato da Cilento Arte ETS in collaborazione con la Fondazione Alario per Elea-Velia – è realizzato grazie al sostegno di Comune di AsceaRegione CampaniaEnte Parco Nazionale del Cilento – Vallo Diano e AlburniBPER (Banca Popolare dell’Emilia Romagna). Per questa edizione è stata presentata domanda al Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo. Si conclude sottolineando che la Cilento Arte ETS quest’anno sosterrà la “Fondazione Pascale” di Napoli (Istituto Nazionale Tumori IRCCS).

 

www.veliateatro.com 

Teatro Antico di Elea Velia – Parco Archeologico – Piazzale Amedeo Maiuri, Ascea – (SA)

Arena Zenone – Fondazione Alario – Viale Parmenide, frazione Marina di Ascea (SA)

Inizio spettacoli ore 21.00  

Costo biglietto Ecuba Regina e Il viaggio di Parmenide € 25 – Altri spettacoli € 20 – Under 12 anni € 10

VELIATEATRO FESTIVAL 2021 XXIV EDIZIONE Ad Aldo Masullo in memoria

CALENDARIO

 

  • Sabato 7 agosto / Domenica 8 agosto Teatro Antico di Elea Velia. Parco Archeologico (€25)

ECUBA REGINA

Autorità e Responsabilità

di e con Ivana Monti

Lectio brevis di Valentina Moro, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze umane dell’Università di Verona. Segue Spettacolo

  • IL LAMENTO COME DENUNCIA POLITICA: VOCI FEMMINILI NEL GRANDE TEATRO TRAGICO

Lectio brevis di Valentina Moro, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze umane dell’Università di Verona, dove collabora con il Centro di Studi Politici “Hannah Arendt”. Si occupa in maniera interdisciplinare di filosofia politica, teatro antico e studi di genere. Ha condotto i suoi studi di dottorato in filosofia tra Padova e la Brown University (USA)

 

Segue spettacolo Ecuba Regina

 

L’intenso monologo in versi è un grido contro tutte le guerre. Non solo contro l’orrore della guerra di TROIA (1290 a.C.) ma contro l’orrore di tutti i conflitti, i soprusi, le aggressioni, le prepotenze colonialiste, le stragi di popolazioni civili inermi che si perpetuano fino ai giorni nostri. Ma è anche il grido che richiama tutti i potenti che governano alla responsabilità delle vite loro affidate non dagli dèi, ma dal libero voto dei popoli.

“Ciechi e sordi che fummo, i nostri danni ci procurammo!” (Eneide L. II v. 410) Così commenta desolato ENEA rievocando per DIDONE l’infausta entrata del fatale Cavallo in Troia. Fu cecità politica? Impreparazione della sopravvissuta classe dirigente alla scomparsa di Ettore, il grande stratega? Fu imprudente, eccessivo rispetto delle sacre tradizioni? Non solo. Ecuba, la non citata da Enea ma da me immaginata presente sulla scena e ‘stranamente’ silenziosa rispetto al forte carattere attribuitole dalla tradizione tragica, Ecuba ci fa sospettare che nel suo silenzio si annidi anche un vizio politico, un calcolo demagogico. Non contrastare gli impulsi emotivi di una folla in delirio non è forse anche una latente ricerca di consenso? Lo capirà, in un sofferto percorso, Ecuba Regina, e assumerà su di sé tutta la responsabilità politica di quella mitica, tragica sconfitta. Attraverso il richiamato pensiero sulla strage, attraverso il pianto su Astianatte e lo strazio inedito sul corpo sfregiato di Polissena, Ecuba Regina, lentamente, dolorosamente, prenderà coscienza della sua colpa fino a impazzirne e a riservarci, nel finale, un vero colpo di scena.

Posto unico € 25

  • Lunedì 9 Agosto – Martedì 10 agosto – Arena Zenone (€20)

LE BACCANTI

di Euripide

Lectio brevis di Giovanni Greco, laureato in Lettere Classiche presso la Sapienza e in Regia presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica ‘Silvio D’Amico’, dove insegna Recitazione in versi

Segue spettacolo. Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”

Lunedì 9 Agosto – Martedì 10 agosto – Arena Zenone

Lectio brevis di Giovanni Greco, laureato in Lettere Classiche presso la Sapienza e in Regia presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica ‘Silvio D’Amico’, dove insegna Recitazione in versi

 

Segue spettacolo Le Baccanti

Traduzione, adattamento e regia Giovanni Greco

Musiche Daniela Troilo

Con gli allievi del secondo Anno dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”

Luisa Banfi, Chiara Businaro, Cosima Centurioni, Davide Fasano, Gabriele Graham Gasco, Riccardo Rampazzo, Sangiorgio Paolo, Younes Sara, Tortora Claudia, Nuvoletta Lucarelli, Attilia Maurano, Giorgia Maria d’Isa – (9 agosto) Fabio Carta, Leonardo Cesaroni, Giorgia Fagotto Fiorentini, Pietro Giannini, Sara Mancuso, Adele Maria Masciello, Matteo Santinelli, Marco Tè, Samuele Teneggi, Irma Ticozzelli, Irma Ticozzelli – (10 agosto)

 

Le Baccanti, ultima opera di Euripide (andata in scena nel 404 a.C.), epilogo della grande vicenda del teatro ateniese del V secolo che muore con la sconfitta di Atene nella Guerra del Peloponneso e della democrazia, rappresentano un’opera multipla. Il ritorno a Tebe di Dioniso e del suo culto e la vendetta che il dio si prende delle sorelle della madre Semele e di Penteo, figlio di Agave che si oppone alle derive irrazionali del bacchismo, diventano l’occasione per intrecciare sperimentazioni linguistiche e tracce tematiche di straordinaria attualità. Il lavoro di messa in scena va nella direzione di recuperare gli aspetti più interessanti di questo testo paradigmatico, dove si mescolano teatro nel teatro e antefatti della saga tebana, religione come adesione fideistica e religione come fondamentalismo. Ma più interessante estrapolare nella direzione di una messa in scena che guardi al contemporaneo la relazione storica e terapeutica tra le menadi invasate da Dioniso e le tarantolate del Salento, preda di pulsioni erotico-animalesche da far emergere con la danza il canto e i colori; i fortissimi punti di contatto tra la mitopoiesi dionisiaca e quella cristologica che hanno addirittura permesso allo Pseudo Gregorio Di Nazianzo di scrivere nel XII sec. d.C. un Christus patiens con i versi euripidei della morte di Penteo che noi conserviamo a tutt’oggi solo grazie a lui; ultimo ma non meno importante focalizzare l’attenzione su un testo teatrale e su un personaggio che è dio del teatro rendendo questo testo uno dei primissimi esempi di metateatro e di messa in scena del travestimento, cioè dell’ambiguità di genere come peculiarità della semiotica teatrale. Dunque, un testo che permette un approccio ibrido, meticcio, che ha avuto un grande revival nel secondo Novecento proprio per la sua tensione mai risolta tra razionale e irrazionale, tra apollineo e dionisiaco, tra ragione e passione (anche religiosa), in un rapporto da ridefinire continuamente e proficuamente tra uomo e natura, tra uomo e artificio, tra corpo e spiritualità (così ben delineato nel libro di M. Fusillo, Il dio ibrido) che ancora oggi non finisce di interrogarci.

Posto unico € 20

  • Giovedì 12 Agosto – Arena Zenone (€20)

LA DONNA DI SAMO (Samia)

di Menandro

Breve intervento di Roberto Mario Danese, professore ordinario di Filologia classica, Fortuna della cultura classica, Letteratura e cinema nell’Università di Urbino Carlo Bo, dove dirige il Centro Internazionale di Studi Plautini. Segue spettacolo. Regia Roberto Zorzut

  • Breve intervento di Roberto Mario Danese, professore ordinario di Filologia classica, Fortuna della cultura classica, Letteratura e cinema nell’Università di Urbino Carlo Bo, dove dirige il Centro Internazionale di Studi Plautini

 

Segue spettacolo La donna di Samo

con Simone Destrero, Bruno Governale, Alessandra Cavallari, Marianna Cutraro

Musiche Marco Abbondanzieri, Cristiano D’Aleisio

Scenografia Renato Mambor

Maschere Emanuele D’Andrea, Roberta Gentili, Roberto Zorzut

Costumi Marinaschi Collectif

Regia Roberto Zorzut

 

Menandro, autore ateniese del terzo secolo a.C., popolarissimo in tutto il bacino mediterraneo. “La donna di Samo” vive di intrecci complessi giocati sulla sorpresa e improvvisi cambiamenti di situazione. Commedia ricca di riconoscimenti improvvisi, rapimenti e situazioni complicate che girano intorno al tema dell’amore.

Gli innamorati, divisi da iniziali ostacoli si trovano ad affrontare numerose difficoltà e peripezie, fino a coronare il loro amore e ricomporre la felicità iniziale che per un equivoco o errore era stata turbata. Il valore della commedia sta nell’ineguagliabile capacità di presentare “caratteri”, personaggi di una convincente credibilità psicologica e sentimentale. Un rito teatrale in maschera che conserva tutto il suo fascino.

Posto unico € 20

  • Sabato 14 Agosto – Arena Zenone (€20)

CASSANDRA

di Giulia Salis

Regia Ruggiero Caverni. Con Giulia Salis e Stefano Gerace.

Musiche originali dal vivo di Francesco Forges e Stefano Gerace

 

Regia Ruggiero Caverni

Con Giulia Salis e Stefano Gerace

Musiche originali dal vivo di Francesco Forges e Stefano Gerace

Cassandra di fronte alla guerra di Troia – la guerra simbolo di tutte le guerre – incarna il dramma del testimone di ogni guerra passata, presente e futura, il dramma di chi, vedendo e prevedendo le conseguenze delle azioni umane, è chiamato a farsi carico dell’insopportabile peso delle sofferenze umane, lottando disperatamente per conservare la propria umanità e resistere alla tentazione di dire di sì all’orrore.

Partendo dal presupposto che il personaggio di Cassandra, pure essendo centrale nella mitologia greca, non ha una tragedia dedicata, la ricerca si è rivolta sia allo studio dei testi classici in cui compare (Eschilo, Euripide, Virgilio, Licofrone), sia al lavoro in sala con sessioni di improvvisazione. L’elaborazione del testo finale ha esteso a riscritture moderne del mito (Morley, Wolf, Giraudoux) arrivando a stabilire un testo finale che raccoglie sinfonicamente elementi dei classici, dei moderni e scrittura originale. Grande importanza ha la musica dal vivo che accosta sonorità classiche ed etniche grazie ai contributi di Francesco Forges e Stefano Gerace. La centralità dell’elemento musicale e lo sviluppo del testo per alternanza di monologhi spiega la definizione oratorio teatrale, un’esperienza in cui la voce umana e la musica fanno viaggiare lo spettatore al di là dei confini dello spazio e del tempo.

Posto unico € 20

  • Lunedì 16 Agosto – Arena Zenone (€20)

MEDEA E CLITENNESTRA

da Dario Fo e Marguerite Yourcenar

di e con Angela Malfitano

da Dario Fo e Marguerite Yourcenar

di e con Angela Malfitano

  • LA VENDETTA È DONNA. E DONNA È LA GIUSTIZIA

Lectio brevis di Stefano Pietropaoli, professore associato di Filosofia del diritto all’Università degli Studi di Salerno e docente incaricato presso l’Università di Firenze

 

Segue spettacolo Medea e Clitennestra

 

Medea è un monologo che la stessa Franca Rame ha allestito per me. La composizione si rifà alla commedia dell’arte e alla tradizione dei “maggi” umbro-toscani. La lingua è quella che Dario Fo ha lasciato alla storia del teatro: un gramelot umbro-laziale e rinascimentale con il quale Medea vive la sua presa di coscienza. Si confronta con le donne di Corinto e rivendica giustizia per sè, straniera e ripudiata dal marito Giasone come madre e moglie.

Clitennestra, la mitica regina di Micene, moglie di Agamennone si presenta davanti a un’immaginaria corte di giudiziodopo aver ucciso il marito e l’amante di lui Cassandra. La rilettura di Marguerite Yourcenar della vicenda ci restituisce una donna forte e innamorata con tutte le sue ragioni e i suoi dolori. Una scrittura lucida per un’anima che scava in se stessa e in chi la sta a guardare, audace e schietta, senza sconti.

Ho cercato di restituire una figura di stupore doloroso e di innocenza. Di ironia e candore macchiate da tinte grottesche. La regina Clitennestra si trasforma da barbona di strada ad eroina tragica. La guitta che recita stancamente la sua parte trasforma le sue iniziali leggerezze in parole pesanti.Racconta del tempo dell’abbandono prima, dell’amore per Egisto poi, e infine del ritorno dalla guerra di Troia di un eroe stanco, di un dio caduto: Agamennone.

Posto unico € 20

 

  • Martedì_17_Agosto – Arena Zenone (€20)

DANTE E GLI ALTRI

Viaggio dentro e intorno alla Divina Commedia. Inferno

di e con Gianluigi Tosto

Lectio brevis di Federico Sanguineti, professore ordinario di Filologia italiana all’Università di Salerno. Segue spettacolo

  • SPIEGARE DANTE IN QUINDICI MINUTI

Lectio brevis di Federico Sanguineti, professore ordinario di Filologia italiana all’Università di Salerno

 

Segue spettacolo Dante e gli Altri

 

Verso le celebrazioni per il VII centenario della morte di Dante Alighieri

I più famosi Canti ed episodi dell’Inferno introdotti e commentati dalla voce di grandi poeti ed autori della letteratura internazionale, nostri contemporanei o contemporanei di Dante. È questo il senso del titolo “Dante e gli altri” che si è voluto dare a questo recital, nel quale, oltre ad ascoltare i versi del Sommo Poeta, avremo occasione di soffermarci brevemente su quello che altri famosi poeti e letterati hanno detto su Dante e sulla sua Commedia, o su come l’opera o la vita del Sommo Vate siano servite di ispirazione per la scrittura di altre opere letterarie.

Senza addentrarsi assolutamente nella “selva oscura” dell’esegesi critica più dotta e radicale, sono state scelte alcune pagine di facile comprensione di autori quali Borges, Manganelli,Claudel, Coleridge, Eliott, Foscolo, Boccaccio, Franco Sacchetti, Primo Levi, che contribuiscono a illuminare i versi più conosciuti di Dante di una luce inedita, arricchendo così il nostro approccio ad essi e, in alcuni casi, permettendoci di avvicinare le pagine della più grande opera poetica dell’Occidente con un sorriso o con una leggerezza che ne faciliti l’ascolto.

Posto unico € 20

  • Giovedì 19 Agosto – Arena Zenone (€20)

ODISSEA

di Omero con Gianluigi Tosto

Lectio brevis di Mario Cantilena, già professore ordinario di Letteratura greca all’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano. Segue spettacolo

ODISSEA

di Omero

  • OMERO TEATRALE: LA CONSANGUINEITÀ TRA EPICA E TRAGEDIA

Lectio brevis di Mario Cantilena, già professore ordinario di Letteratura greca all’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano.

 

Segue spettacolo ODISSEA

con Gianluigi Tosto

 

La struttura narrativa dell’Odissea è molto più varia e articolata di quella dell’Iliade e ben diversi sono i toni e le atmosfere che si incontrano seguendo Ulisse nelle sue lunghe peregrinazioni. I suoni e i clamori della guerra di Troiae dei grandi duelli fra eroi lasciano il posto alla malinconia e alla nostalgia della patria, alla delicatezza dell’incontro con Nausicaa, alla festosità dell’accoglienza dei Feaci, al pianto per il racconto di Demodoco, allo stupore, la meraviglia e il terrore degli incontri con Polifemo, Circe, il Regno dei Morti, le Sirene, Eolo, fino alla determinazione nell’affrontare i Proci e alla commozione del riconoscimento con Telemaco e Penelope.

Gli episodi e i personaggi dell’Odissea appartengono alla nostra cultura da sempre e sono delle pietre miliari nella formazione del nostro immaginario. Moderna e attuale è la figura di Ulisse, e lì dove nell’Iliade predominava l’azione brutale e istintiva, senza ripensamenti, degli eroi sul campo di battaglia, nell’Odissea prevale il pensiero, il ragionamento, il calcolo del suo protagonista che prelude comunque sempre ad un’azione efficace e ben meditata.

 

Posto unico € 20

  • Venerdì 20 Agosto – Antico Teatro di Elea Velia – Parco Archeologico (€25)

IL VIAGGIO DI PARMENIDE

da I Frammenti di Parmenide di Elea

Brevi interventi di Mauro Tulli, professore associato di Grammatica Greca dal 1998 presso l’Università di Pisa; Franco Ferrari, professore ordinario di Filosofia antica presso l’Università di Pavia; Emanuele Stolfi, professore ordinario di Diritto romano e diritti dell’antichità presso l’Università di Siena; Luigi Vecchio, professore di Storia presso l’Università degli Studi di Salerno.

Segue spettacolo. Lettura scenica Gianluigi Tosto Arpa Adriana Cioffi

da I Frammenti di Parmenide di Elea

  • Brevi interventi di Mauro Tulli, professore associato di Grammatica Greca dal 1998 presso l’Università di Pisa e dal 2006 professore ordinario di Letteratura Greca; Franco Ferrari, professore ordinario di Filosofia antica presso l’Università di Pavia; Emanuele Stolfi, professore ordinario di Diritto romano e diritti dell’antichità presso l’Università di Siena; Luigi Vecchio, professore di Storia greca presso il corso di laurea triennale in Beni culturali e di Epigrafia greca presso il corso di laurea magistrale in Archeologia e culture antiche dell’Università degli Studi di Salerno.

 

Segue lettura scenica Il viaggio di Parmenide

Traduzione di Angelo Pasquinelli

Lettura scenica Gianluigi Tosto Arpa Adriana Cioffi

 

VeliaTeatro Festival propone la lettura e il commento di un testo molto difficile da interpretare anche perché molto difficile da ricostruire, di un testo, ad un tempo, di fondamentale importanza nella cornice che ci vede raccolti sulla costa del Cilento colonizzata dai Greci di Focea: il poema di Parmenide, il grande intellettuale vissuto qui fra il VI e il V secolo avanti Cristo, un poema scritto con la lingua e con lo stile di Omero e di Esiodo, che racchiude, nel fascino di ben costruiti esametri, dottrine decisive per la storia del pensiero dei Greci e, tramite Platone, per la storia del pensiero europeo. La tradizione purtroppo ne conserva solo frammenti, che in ogni caso rendono possibile capirne il complessivo schema e seguirne il generale impianto argomentativo. Il racconto, citato da Sesto Empirico, di un viaggio compiuto da Parmenide apriva il poema, un viaggio sul carro guidato dalle figlie del Sole per abbandonare le tenebre del non sapere, verso la luce del sapere. Dopo la sosta presso la porta di Dike, il racconto rievoca l’accoglienza di Parmenide presso la dea custode del sapere, che ha la funzione di Musa, per l’investitura e per l’ispirazione. La dea subito distingue due campi del sapere o del non sapere, l’aletheia, la verità, e la doxa, l’opinione. Ma il poema qui ha numerose lacune, dalle quali emerge la celebre immagine della scelta fra le strade, forse in polemica con Eraclito, certo per un rifiuto del non sapere che offusca la mente dei mortali. L’aletheia, la verità, trovava il suo cuore nella riflessione che richiama Simplicio, con l’ampio panorama, di forte matrice razionalistica, sull’essere che non muta, immobile, senza nascita e senza fine, compatto, di forma sferica, in equilibrio ammirevole. Nell’ultima parte, il poema entrava in contatto con la doxa, l’opinione: pur fra numerose lacune qui splende la raffigurazione del giorno e della notte, del cielo e della luna, con intuizioni di notevole modernità. [Mauro Tulli]

Posto unico € 25

  • Sabato 21 Agosto – Arena Zenone (€20)

ULISSE, NESSUNO E CENTOMILA

La figura di Ulisse nella letteratura del ’900

di e con Gianluigi Tosto

Lectio brevis (da remoto) di Giulio Guidorizzi, professore ordinario di Letteratura Greca presso l’Università di Torino. Segue spettacolo

Lettura scenica su testi di D’Annunzio, Borges, Pascoli, Giono, Tabucchi, Kavafis e musiche di Respighi, Casella, Vangelis, Tsupa, Anakrousis. La figura di Ulisse ha attraversato le epoche, i secoli, i millenni per giungere fino a noi. Il suo viaggio è durato ben oltre i confini delle Colonne d’Ercole e ancora continua e continuerà, molto al di là delle nostre vite e dei nostri orizzonti. Ma questa figura in virtù della sua fortissima carica simbolica, si è arricchita, durante il viaggio, di molti aspetti, molte sfaccettature e interpretazioni che gli uomini vi hanno ravvisato nelle varie epoche. Già nell’antichità il personaggio di Ulisse, con la sua proverbiale astuzia, era stato visto, di volta in volta, con accezioni più positive o più negative, a seconda degli autori che ce lo avevano raccontato.

Posto unico € 20

  • Lunedì 23 Agosto– Arena Zenone (€20)

ELENA, LA FEMME FATALE DEL MITO GRECO

Brani da Omero, Gorgia, Euripide, Ghiannis Ritsos, Albert Camus

Brevi interventi di Laura Pepe, professoressa di Diritto greco all’Università degli Studi di Milano

Lettura scenica di Christian Poggioni. Musiche Irina Solinas (Violoncello solo)

Per Elena persero la vita migliaia di uomini, che per lei combatterono la guerra di Troia, il conflitto più noto dell’antichità. Questo non stupisce, se si pensa che Elena era la donna più bella del mondo, la protetta di Afrodite, l’incarnazione vivente della seduzione. Ma Elena ebbe colpa di quella guerra? A fronte di voci che la additavano come colpevole, se ne levarono altre che la scagionarono: perché dalla bellezzanon nasce mai nulla di brutto.

Christian Poggioni, nato a San Paolo del Brasile nel 1972, viene ammesso da Giorgio Strehler alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano, dove si diploma in recitazione nel 1999. Nel 2000 si laurea con 110 e lode presso l’Università Statale di Milano e nel 2003 frequenta un master in regia presso la School of Cinematic Arts – University of Southern California di Los Angeles. Dal 1999 al 2006 recita in spettacoli diretti da registi di fama internazionale quali Giorgio Strehler, Peter Stein, Massimo Castri, Antonio Calenda, e in diverse produzioni televisive, cinematografiche e radiofoniche per Mediaset, RAI e Radio Svizzera Italiana. Nel 2007 intraprende un percorso di ricerca e produzione autonoma. Dal 2009 collabora con l’Università Cattolica di Milano. È vicepresidente dell’Associazione Kerkìs. Teatro Antico in Scena.

Posto unico € 20

  • Mercoledì 25 Agosto – Arena Zenone (€20)

ORESTEA_agamennone+coefore

da Eschilo

Lectio brevis di Sotera Fornaro, professoressa di Letteratura greca all’Università della Campania “L. Vanvitelli”. Segue spettacolo. Regia Cinzia Maccagnano

regia Cinzia Maccagnano

con Marta Cirello, Raffaele Gangale, Dario Garofalo, Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu,

Cristina Putignano

maschere Luna Marongiu – costumi Monica Mancini scena Stefania Frasca

graphic motion designer Simone Memè

 

L’Orestea è prima di tutto un epocale disegno drammaturgico in grado di raccontare la fine dell’ineluttabile. Agamennone uccide Ifigenia. Clitennestra uccide Agamennone. Oreste uccide Clitennestra. Ma nessuno uccide Oreste. Ciò non significa che Oreste non paghi pegno, tutt’altro. La Ragione (Atena) gli offre certamente una chiave di salvezza, sostituendo il tribunale degli uomini alla teodicea; ma questo gli toglie il fiato. La stessa cosa che accade a un bambino quando nasce. L’eccesso d’aria rischia di soffocarlo. Perciò piange. E piange Oreste, su cui pesa un Passato che non c’è più, arcaico ma sicuro; e dentro cui scalpita una Realtà incerta, a cui è impreparato, la cui rappresentazione è migliore dell’originale; una Realtà su cui la Ragione ha perso il controllo. Qual è dunque il pegno da pagare per Oreste? Non essere. Né com’era, né come avrebbe dovuto. Essere in bilico. In una rabbiosa e straziante infelicità.

La pàrodo dell’Agamennone, il lungo coro degli anziani di Argo, disegna i confini dello spettacolo: gli attori indossano una maschera tragica, arcaica, mostrano un’espressione che sembra scolpita nel dolore per sempre; e quando se ne liberano, ne scoprono un’altra, più moderna, che rivela i caratteri particolari dei personaggi: Clitennestra, Agamennone, Cassandra ed Egisto. Tutto il racconto dell’Agamennone dunque si svolge come una grande rappresentazione, un rituale che riporta alla memoria i fatti da cui poi muoverà l’azione di Oreste. Nelle Coefore il registro cambia, si fa più contemporaneo, finisce la rappresentazione, spariscono le maschere, e i giovani, Oreste, Elettra e Pilade, si mostrano così come sono, deformati solo dal furore. Anche il ritmo dello spettacolo cambia, non è più cadenzato, scandito dal procedere della trama, ma precipita, seguendo l’urgenza di agire per liberarsi da un ordine Antico che non trova più riscontro nella Realtà. I giovani detronizzano, sovvertono, uccidono. Orfani di un senso della storia, mossi dalla “irragionevole rabbia”, si ritrovano smarriti in un mondo di cui non riconoscono più il senso del Passato e sperimentano l’incapacità della Ragione di farsi ancora guida sicura.

Posto unico € 20

  • Giovedì 26 Agosto – Arena Zenone (€20)

PENTESILEA vs ACHILLE

di Francesco Randazzo

Lectio brevis di Sotera Fornaro. Segue spettacolo. Regia Cinzia Maccagnano

Pentesilea vs Achille è una scrittura originale che spinge a sperimentare nuovi linguaggi. La parola in forma di poesia restituisce immagini e scenari che vanno oltre la scatola teatrale, quasi a suggerire un’opera filmica. La sfida, innanzitutto, è restituire la poesia e la magia del testo, senza tradirne la necessità di essere rappresentato. Il testo riporta frammenti di mito, frammenti di dramma, frammenti di pensiero; e la frammentazione in sé è argomento che ci interessa. Il montaggio dello spettacolo, come quello di un film, è una sequenza di immagini e inquadrature adeguate alla narrazione del sé frammentato di Pentesilea / Achille. Una sorta di opera visiva e visionaria, dove l’immagine costruita dai corpi degli attori, secondo una partitura che indaga il mito e il quotidiano, viene completata da proiezioni di filmati originali, e soprattutto totalmente guidata dalla musica. Pentesilea vs Achille parla di disordine, di caos, di mito e di modernità, di smarrimento e di ricerca di un nuovo ordine in cui l’uomo contemporaneo possa ridefinire le proprie funzioni, appropriandosi della sua identità oltre la costrizione culturale. [Cinzia Maccagnano]

Posto unico € 20

 

  • Venerdì 27 Agosto – Arena Zenone (€20)

CANTO ALQUANTO

Kosmographie per voce arco e firmamento

Omaggio a Ipazia di Stelle mai sazia

Una Lezione Concerto, poetico scientifica, in Agorà

Lectio brevis di Giuseppe Pascale, professore di Civiltà Bizantina presso l’Università della Campania “L. Vanvitelli”. Segue spettacolo. Voce Paola Tortora, Violino Jòzek Cardas

Voce Paola Tortora, Violino Jòzek Cardas

Collaborazione artistica Teodoro Bungaro

Scrittura Creazione e Regia Paola Tortora

Ispirato a silloge di autori tra cui Igino, Parmenide, Sinesio, Arato di Soli, A. S. Sabbadini, S. Ronkey, S. Hawking, L. M.Lederman, M. Luzi, A. Petta

Musiche Adattamenti di Józek Cardas da A. Vivaldi, Telemann, F. Mendelssohn, Ysaÿe, F. J. Haydn, R. Schumann, B. Martinu, Saint Saëns

 

Una lezione concerto sul tema uomo e natura, attraverso la figura di Ipazia. Un omaggio ad una donna rivoluzionaria, che prima d’esser ferocemente trucidata nel V secolo d.c. per biechi motivi di potere, dedicò se stessa alla filosofia, alla matematica, all’astronomia, e alla divulgazione del sapere. Ma trattasi anche di un’esperienza sonoro-musicale, puramente sensoriale, su parole e note di alcuni dei più eminenti scienziati, filosofi, poeti e musicisti, che hanno scritto e indagato sull’Infinito, dall’inizio dei tempi ai nostri giorni.  In quest’epoca di particolare incertezza in merito alla ricaduta degli effetti del “progresso scientifico” sull’uomo, è forse utile tornare a riflettere sull’originarietà dell’esistenza, risanar lo spirito riaccendendo in noi la meraviglia, quella scintilla di stupore verso l’ignoto, di attrazione e feroce curiosità per l’insondabile; riattivando un contatto più autentico e rispettoso verso l’immensità che ci governa, Prendere coscienza dei limiti e delle fragilità dell’uomo rispetto al “Tutto”, è l’invito di questa Ipazia contemporanea che  recita, rievocando le antiche lezioni in agorà,  un’ode alla natura delle cose, per compiere un atto consapevole per la contemplazione dell’Universo. Un “concerto cosmico”, o meglio dire, ‘s-concerto’ cosmico data la sconcertante bellezza alla quale è dedicato. Un’orchestrazione che con approccio filosofico scientifico apre un acceso sguardo sulla nostra attuale e difficile condizione umana in epoca pandemica. Un inno alla vita! Di Ipazia si parla sempre e solo della sua terribile fine, come è giusto che sia, ma qui si desidera puntare l’attenzione più su ciò che la prima scienziata della storia, ha saputo trasmettere al futuro dell’umanità. L’amore per la conoscenza!  Questi, i principali temi di una creazione che vuole fare da controcanto al terrore che minaccia l’uso improprio del sapere, declamato da una figura storica, che farà da guida ad uno straordinario viaggio macro-micro cosmico, fra scienza, mito, e poesia dell’infinito.

Posto unico € 20

  • Sabato 28 Agosto – Arena Zenone (€20)

EDIPOSTANCO

di e con Marco Grossi

Lectio brevis (da remoto) di Martina Treu, ricercatore confermato a tempo indeterminato in Lingua e Letteratura Greca, Università IULM. Segue spettacolo

 

Maschera e costume. “Edipostanco” nasce da un gioco con la maschera: durante il gioco questo prezioso strumento si è manifestato vivo, in grado di farsi veicolo semplice e diretto di emozioni e sentimenti primordiali. “La maschera conserva in sé quella forza superumana che è ancora in grado di stupire gli spettatori.” Spiega Marco Grossi. “Nel mio approccio ho deciso di non fermarmi alla tradizione della commedia dell’arte, ma di provare ad andare oltre… cioè prima: quando ancora essa era la personificazione di un demone che, eruttato dalla terra, correva senza posa lasciando che foglie, rami, fiori, terra, fango si attaccassero al suo corpo.” Quel demone, antenato dello zanni della commedia dell’arte, un giorno diventerà Arlecchino, quei rami e quelle foglie saranno le squadrate ed ordinate losanghe del suo costume; a quel costume preciso e codificato ho preferito quello primordiale e su questo ho basato il mio lavoro. Questa maschera primordiale, figura della terra che supera l’umano, può essere accostata al mito antico, può trasmettere le passioni e la catarsi che il mito antico regalava ai suoi spettatori: in essa la tragedia trova rifugio e si traduce in commedia.

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