Si è concluso il monitoraggio degli inquinanti atmosferici, avviato da Arpac nelle prime ore dello scorso 26 aprile a seguito dell’incendio che, nella tarda serata del 25, è divampato in un deposito in località Fosso Imperatore a Nocera Inferiore (Salerno). Sono disponibili i risultati relativi al terzo ciclo di campionamento dell’aria, effettuato nei pressi del sito colpito dalle fiamme in un arco di ventiquattro ore dal 28 al 29 aprile scorsi, per rilevare le concentrazioni di diossine e furani, PM10 e idrocarburi policiclici aromatici (IPA) dispersi nel corso dell’evento. Si rimanda ai comunicati diffusi nei giorni scorsi per i risultati dei due precedenti cicli di campionamento (26-27 e 27-28 aprile).
I risultati relativi al terzo ciclo di monitoraggio di diossine e furani sono inferiori al limite di rilevabilità della metodica, inferiori dunque al valore di riferimento proposto dal Laender Ausschuss fuer Immssionsschutz (LAI ?C Germania), generalmente utilizzato come riferimento dalla comunità scientifica (0,15 pg/Nmc I-T.E.Q., picogrammi per normal metro cubo in termini di tossicità totale equivalente).
Gli esiti del terzo ciclo di monitoraggio di PM10 e idrocarburi policiclici aromatici (IPA) mostrano che il valore medio giornaliero di PM10, pari a 36 μg /mc (microgrammi per metro cubo), risulta inferiore al valore limite giornaliero (50 μg /mc) indicato nel decreto legislativo 155/2010.
Per gli IPA, il decreto legislativo 155/2010 fissa per il solo Benzo(a)Pirene un valore obiettivo, calcolato come media annua, pari a 1 ng /mc (nanogrammo per metro cubo). Il valore rilevato, pari a 0,23 ng /mc, risulta inferiore.
Si ritorna quindi a valori accettabili anche per PM10 e IPA e si abbassano ulteriormente i valori di diossine e furani.
Non appena disponibili, si renderanno noti anche i risultati dei tre campionamenti di terreno effettuati lo scorso 30 aprile, in aree agricole del comune di Nocera Inferiore, in Via Giotto e del comune di San Valentino Torio, in Via Serretelle e in Via San Severino, nel raggio di 500 e 750 metri dalla sede dell’incendio, in direzione dei venti prevalenti desunti dallo studio trasmesso dall’Osservatorio regionale sicurezza alimentare.