“Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”, il monito di Papa Francesco che c’invita a cogliere l’opportunità che il Covid, nella sua drammaticità, comunque ci ha dato, è stato scelto come titolo dell’incontro con la Psicologa e Psicoterapeuta Pina Cucco, organizzato dal “Rotary Club Salerno Picentia”, presieduto dall’ingegner Antonio Vicidomini che ha presentato la dottoressa salernitana: ” Psicologo – Dirigente presso l’Unità Operativa di Salute Mentale – Asl Sa 2, di Salerno, Giudice Onorario con nomina del Consiglio Superiore della Magistratura”. La dottoressa Cucco ha spiegato che nella sanità pubblica, già nella prima fase della pandemia, sono stati attivati degli sportelli di ascolto Covid:” Sia per i sanitari, sia per i cittadini, in nessuno abbiamo riscontrato una particolare patologia da Covid. Il paradosso di quest’esperienza è che pur essendo globale ha degli effetti specificatamente individuali. Ci troviamo tutti ad affrontare esperienze e vissuti psicologici completamente differenti, ogni fascia d’età ha vissuto la sua particolare esperienza: gli anziani hanno sentito aumentare la propria precarietà di esistenza, la loro fragilità; gli adolescenti hanno visto limitato il loro spazio vitale, sono stati in casa privandosi della loro esperienza relazionale; i bambini non hanno frequentato i loro pari e sono stati solo con gli adulti. Ognuno di noi in quest’anno ha visto vacillare gradatamente le proprie sicurezze. Per tutti il Covid è stata un’esperienza traumatica che ci ha fatto comprendere che noi siamo attori della nostra vita, della nostra esistenza. Quest’accadimento ci ha permesso di capire che la forza motrice della vita è la capacità di cambiare”. La dottoressa Cucco ha spiegato che attraverso l’esperienza traumatica e il cambiamento noi cresciamo:” La nostra salute psicologica risiede proprio nella possibilità di trasformare i cambiamenti in esperienza e renderci in qualche modo migliori. Per cambiare abbiamo però bisogno degli altri: la relazione con gli altri diviene lo spazio del confronto, della progettualità del cambiamento. Quando non cambiamo noi, perché ci aspettiamo che cambi la vita, il flusso del cambiamento è impedito e quindi abbiamo il malessere, la psicopatologia, l’inquietudine, attiviamo l’incapacità di godere della relazione con gli atri. All’interno dell’esperienza del Covid ci troviamo di fronte alla necessità di registrare che non siamo pronti, non siamo preparati a elaborare le esperienze che ci derivano da ciò che accade: registriamo oggi, più che un anno fa, l’aumento dei disturbi di personalità”. Secondo la dottoressa Cucco, per affrontare questo trauma dobbiamo invocare l’uomo etico:” Dobbiamo interrogarci sul senso della vita, sul senso dei rapporti, sulla gerarchia dei nostri valori. Quest’esperienza ci chiede di riformulare i nostri miti, il nostro credo: ci impone una revisione, dobbiamo riprogettare il nostro essere nel mondo. Quest’esperienza ci restituisce la speranza, la fiducia in se, il riconoscimento della straordinarietà del nostro essere persona, di avere la capacità di essere insieme agli altri: da soli non si è nessuno”. Quest’esperienza ci deve necessariamente rendere migliori, più umani, più capaci di saper controllare le nostre emozioni, le nostre paure. Non dobbiamo sprecare quest’occasione, non dobbiamo pensare che abbiamo perso qualcosa, ma che abbiamo guadagnato qualcosa, come nel caso dell’utilizzo delle mascherine: ci hanno fatto perdere la possibilità di vedere il sorriso degli altri, ma ci hanno fatto guadagnare la possibilità di guardarsi negli occhi per comunicare. La pandemia ci ha cambiato la normalità, che è la cosa più importante della nostra esistenza, un dono prezioso. Il mondo intero sta capendo che la normalità e santa ed è fatta di piccole cose: ma lo ha capito veramente?”.
Aniello Palumbo