“Un manifesto per Dante” è il titolo del concorso a cui partecipano 104 scuole italiane che devono realizzare un manifesto in cui campeggia una delle frasi dantesche della “Divina Commedia” tra quelle citate nel libro “”, scritto dal professor Marco Galdi, insieme alla professoressa Irene Chirico e al professor Paolo Dainotti, con il contributo di oltre 100 intellettuali, accademici, dantisti, storici e giuristi provenienti dalle università di tutto il mondo. Il concorso è promosso dall’associazione culturale “ Lectura Dantis Metelliana”, presieduta dall’avvocato Galdi, una delle più antiche Lecture Dantis italiane, in sinergia con il “Liceo Genoino” di Cava de’ Tirreni, diretto dalla professoressa Stefania Lombardi, e con la rete Li. Sa. Ca. (Liberi Saperi Campani), che unisce oltre cinquanta scuole campane, presieduto dalla professoressa Annalisa Frigenti. “ Il concorso si chiuderà alla fine di maggio. Sarà poi organizzata a Roma, una mostra con tutti i manifesti realizzati e la premiazione finale” ha spiegato il professor Marco Galdi, Professore Associato di Diritto Pubblico nell’Università di Salerno, e presidente della Società Filellenica Italiana, durante l’incontro organizzato su piattaforma dall’associazione de “La Congrega Letteraria” di Vietri sul Mare, diretta dal professor Antonio Gazia e da Alfonso Vincenzo Mauro, con il sostegno dell’Amministrazione Comunale, nelle persone del Sindaco Giovanni De Simone e dell’Assessore alla Cultura Antonello Capozzolo che ha partecipato all’incontro.
Il professor Galdi ha presentato il suo nuovo libro “Citar Dante”, e approfondito il disegno politico universalistico di Dante attraverso la rilettura del “De Monarchia”, un vero trattato di diritto pubblico, e attraverso i sesti canti della Divina Commedia, i cosiddetti “canti politici”. “ Dante è stato un grande poeta ma anche un grande giurista, uno studioso di diritto pubblico che, come anche altri pensatori, si è interrogato sul tema della felicità per l’uomo e del modo per raggiungerla attraverso la politica” – ha spiegato l’avvocato cavese che ha ricordato che Dante era un profondo conoscitore del pensiero aristotelico”. Per Aristotele il luogo della politica era la Polis, che era una comunità, dove per consentire a ogni cittadino un’esistenza orientata al perseguimento della felicità (eudaimonia), deve avere una costituzione ben ordinata, che riesca a mantenersi stabile nel tempo, contenendo i conflitti sociali in virtù dell’equilibrio ottenuto grazie al coinvolgimento di tutte le classi sociali nell’esercizio del potere pubblico. Per Dante, invece, il luogo per raggiungere la felicità, l’eudaimonia, sarà l’Impero. Secondo il ragionamento di Dante, la cupidigia dell’uomo è all’origine di ogni dissidio e contrario alla giustizia. L’imperatore non ha nulla da desiderare perché possiede già tutto il mondo. La giustizia è assicurata dall’Imperatore attraverso il diritto che è lo strumento per dare pace al mondo intero, anche oggi. La giustizia assicura al genere umano la Pace che è la condizione della felicità terrena che si raggiunge attraverso la filosofia, la cultura, la conoscenza”.
Aniello Palumbo