“Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale della società”. Con questo pensiero di Rita Levi-Montalcini inizia il libro della giornalista e scrittrice romana Giusi Sammartino: “ Siamo qui. – Storie e successi di donne migranti”, edito da Bordeaux, che racconta storie vere di donne che arrivate in Italia da ogni parte del mondo hanno realizzato i loro sogni. Il libro è stato presentato nel corso dell’incontro organizzato, su piattaforma, da quattro associazioni salernitane: “Parco Storico Sichelgaita” e “Hortus Magnus”, presiedute dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, “Soroptimist International di Salerno”, presieduto dalla professoressa Giulia De Marco, e dal “Club Inner Wheel Salerno Carf”, presieduto dalla dottoressa Milly Marino.
La scrittrice romana, invitata dalla nota regista salernitana Giustina Laurenzi che per oltre vent’anni ha lavorato come documentarista della Rai, nel suo libro, attraverso delle interviste, racconta le storie di donne “guerriere”, come le definisce nella prefazione la famosa attrice Piera Degli Esposti: “Donne che sono un arcobaleno di tanti colori, fiduciose di essere accettate”. A leggere alcune di queste storie sono state Nillowfer Awan Ahamede e Serena Mosso, che hanno raccontato di tante donne, a partire da Silvia Zaharia, della Moldavia, venuta in Italia come tante per guadagnare i soldi per l’istruzione dei figli e che grazie all’incontro con l’associazione “Bimbi in gamba” e con Alex Zanardi, è riuscita a far correre e giocare, a prendere in mano un pallone o ad abbracciare una bambola, a oltre venticinque bambini moldavi senza braccia o senza gambe. Giusi Sammartino, che è anche direttrice della rivista online “ Vitamine Vaganti”, ha spiegato che in Italia la presenza di donne immigrate è maggiore (circa il 53%) rispetto a quella dei maschi immigrati:” Queste donne, appena arrivate, sono costrette a impegnarsi in lavori cosiddetti di aiuto (badanti, colf, infermiere, baby-sitter). Le donne nate in alcuni paesi subiscono una doppia “etichetta”: alla questione di genere si aggiunge quella dell’etnia. Così le moldave sono tutte colf, le ucraine tutte badanti, fino al brutto stigma addossato alle albanesi, alle rumene e alle nigeriane”. Una parte del libro è dedicata alle ragazze e alle donne della cosiddetta “seconda generazione”: “ Nate o arrivate in Italia da bambine che, anche se hanno studiato e respirato l’aria del “Belpaese”, a volte si sentono strette tra due culture”. La dottoressa Lissie Tarantino ha analizzato la condizione occupazionale femminile italiana: “ Siamo ultimi in Europa, dopo la Grecia, riguardo l’occupazione femminile che è al 48%, quando la media europea è del 63%. Le donne che lavorano non sono inserite in posti dirigenziali: solo il 27 % è rappresentato da donne. Con la pandemia la situazione è peggiorata ulteriormente”. L’attrice Pina Russo ha declamato un suo componimento poetico mentre il filologo Gennaro Saviello ha delineato le figure di due donne “migranti”: l’americana Maria Callas e la romena Heraclea Darcle’ due eccellenti soprano che arrivarono in Europa dove intrapresero una lunga e brillante carriera:” Due grandi interpreti di Tosca, figura eroica del melodramma moderno”. (Pubblicato su “Il Quotidiano del Sud” edizione di Salerno).
Aniello Palumbo