“Bisogna pensare al noi e cancellare per un tempo l’io.
O ci salviamo “noi” o non si salva nessuno.
La speranza si semina con la vicinanza.
Nessuno si salva da solo e se tu non ti avvicini
per fare in modo che tutti siano salvati,
neppure tu ti salvi”
(Papa Francesco)
Cari fratelli/sorelle, mi rivolgo a voi che dedicherete un po’ del vostro tempo a leggere queste poche righe.
Durante l’Anno appena trascorso abbiamo riscoperto, insieme a Gesù, i valori e le virtù da mettere in campo per affrontare con coraggio e determinazione questo tempo di emergenza sanitaria, sociale ed economica che purtroppo ancora si va prolungando.
Ci ritroviamo a percorrere insieme, se lo vorrete, il deserto quaresimale e vorremo impegnarci a vivere tutti insieme sintonizzati sulla la BUONA NOTIZIA.
Sappiamo bene, anche a nostre spese, che lontani da Gesù e dai fratelli e dalle sorelle, il rischio di perderci e di restare ripiegati su noi stessi è grande, così come quello di cadere nello scoraggiamento, nella tristezza o anche nella disperazione.
Facendo memoria dell’insegnamento di Gesù, noi sappiamo che Dio Padre non ci lascia soli!
Papa Francesco nella sua ultima enciclica “Fratelli tutti” scrive: “Soltanto con questa coscienza di figli che non sono orfani si può vivere in pace fra noi… La ragione, da sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità” (272).
Che ne dite se permettessimo a Dio di entrare nelle nostre vite?
Egli ci trasformerà e ci renderà capaci non solo di portare il nostro contributo per cambiare in meglio questo nostro mondo, ma anche di vivere tutti come Fratelli.
Impareremo dal Vangelo che per accogliere pienamente questo messaggio di fraternità, è essenziale fidarci di Dio, metterci in ascolto della sua Parola, essere sempre noi stessi, coltivando la speranza e spendendoci gratuitamente per gli altri con amore tenace, proprio come ha fatto Gesù, aperti alle sorprese che il buon Dio sempre ci riserva.
Questo è il tempo di lacerarci il cuore e non le vesti.
Di chiedere perdono perché abbiamo peccato.
Di lasciare che Dio si riconcili con noi.
Di stare attenti dal praticare la giustizia davanti agli uomini. Perché potremo praticare l’elemosina, il digiuno e la preghiera e trovarci accusati di ipocrisia. Perché il nostro cuore non deve essere rivolto agli uomini, ma a Dio.
Dobbiamo fare il bene guardando a Dio, in obbedienza, fedeltà e amore verso di Lui. Per far piacere a Lui e corrispondere alla Sua volontà.
Gesù oggi non accusa nessuno di noi, ma ricorda a tutti di stare attenti a quanti praticano i comandamenti con un’intenzione e uno stile non coerenti con la volontà di Dio: “Guardatevi dal fare la vostra giustizia davanti agli uomini!”
Ci chiede di vigilare sul pericolo dell’ipocrisia e dell’inganno. Gesù condannerà non la pratica delle tre opere, ma il modo ipocrita di viverle.
Se il cuore è dominato dall’egoismo, si alimenta la propria gloria e il proprio prestigio e il proprio potere. Gesù ci invita a prenderci carico dei poveri senza fare propaganda, senza attirare l’attenzione per mostrare la propria elemosina. Ci ricorda che non c’è nessuna ragione per farsi vedere nel compiere il bene. Mostriamo ora più che mai la fede in Dio che è Padre: egli vede ciò che noi facciamo senza calcoli e nel nascondimento, e gradirà il nostro operare.
Gesù ci chiede umiltà non solo nell’elemosina, ma anche nella preghiera.
Egli vuole una preghiera semplice, sobria, convinta e seria. Quando preghi non sprecare parole. Con la preghiera non serve informare Dio, né per convincerlo, per piegarlo, per costringerlo a fare quello che abbiamo in testa.
Gesù ci ha insegnato a pregare il Padre nostro, offrendo al Padre la vita, mettendosi nelle sue mani e facendo nostri i suoi desideri: “Sia fatta la tua volontà”.
Anche il digiuno è importante per imprimere in noi che: “Non di solo pane vive l’uomo”; per imparare a sottomettere bisogni e pulsioni, per prepararci a dire no alle tentazioni. Entriamo nel tempo quaresimale convinti dei tre valori affidati, ma che non servirà a nulla non mangiare carne, né bere vino, se poi non avremo il controllo di noi stessi.
Mentre scrivevo ed ero quasi al termine di questa riflessione personale, è giunto il messaggio del Santo Padre Francesco.
Ho colto questa opportunità, l’ho letto, ho evidenziato e sottolineato delle parti che ho desiderato condividere con voi.
Accogliete questo contributo come una condivisione e come ulteriore sostegno al nostro cammino quaresimale.
Dalla lettera del Santo Padre per la Quaresima 2021
Con la sua passione, morte e risurrezione, a compimento della volontà del Padre, Gesù svela il senso profondo della sua missione e chiama ad associarci ad essa, per la salvezza del mondo.
In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’“acqua viva” della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo.
Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr. Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione.
La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito
(l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa. La fede ci chiama ad accogliere la Verità e a diventarne testimoni, davanti a Dio e davanti a tutti i nostri fratelli e sorelle.
Prima di tutto lasciarci raggiungere dalla Parola di Dio
L’amore è un movimento che pone l’attenzione sull’altro considerandolo come un’unica cosa con sé stessi (cfr. Enc. Fratelli tutti, 93).
La Quaresima è un tempo per credere, ovvero per ricevere Dio nella nostra vita e consentirgli di “prendere dimora” presso di noi
La speranza come “acqua viva” che ci consente di continuare il nostro cammino
Sperare con Lui e grazie a Lui vuol dire credere che la storia non si chiuda sui nostri errori, sulle nostre violenze e ingiustizie e sul peccato che crocifigge l’Amore.
Significa attingere dal suo Cuore aperto il perdono del Padre.
Il perdono di Dio, anche attraverso le nostre parole e i nostri gesti, permette di vivere una Pasqua di fraternità
A volte, per dare speranza, basta essere «una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza»
La carità, vissuta sulle orme di Cristo, nell’attenzione e nella compassione verso ciascuno, è la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza
La carità si rallegra nel veder crescere l’altro.
Ecco perché soffre quando l’altro si trova nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel bisogno…
La carità è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che genera il vincolo della condivisione e della comunione.
«A partire dall’amore sociale è possibile progredire verso una civiltà dell’amore alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti» (FT, 183).
La carità è dono che dà senso alla nostra vita e grazie al quale consideriamo chi versa nella privazione quale membro della nostra stessa famiglia, amico, fratello E allora caro fratello e sorella ogni tappa della vita è un tempo per credere, sperare e amare.
Buon cammino quaresimale e serena Santa Pasqua a tutti voi e alle vostre famiglie.
Don Marco Russo
Direttore Caritas Diocesana Salerno