Serve o non serve insegnare le materie classiche? Serve o non serve insegnare latino e greco nei licei o è molto più utile studiare le lingue moderne e le materie scientifiche? A rispondere a queste domande che animano il dibattito culturale, soprattutto in ambito scolastico, di questi ultimi anni è stato il professor Luigi Alfinito, che per oltre quarant’anni è stato docente di Latino e Greco nei licei salernitani, autore del libro “Non “servono” i Greci e i Romani. Cambiamento di paradigma nell’insegnamento delle materie classiche a scuola” , edito da “La Scuola di Pitagora”, che è stato presentato domenica mattina, in anteprima, nel corso dell’incontro organizzato su piattaforma dai direttori artistici de “La Congrega Letteraria “ di Vietri sul Mare : Alfonso Vincenzo Mauro e il professor Antonio Gazia che ha introdotto la relazione dello studioso salernitano sottolineando l’importanza di salvaguardare il grande patrimonio di cultura e civiltà lasciatoci dai popoli Greci e Romani:” Pur adeguando l’insegnamento delle materie classiche alle nuove tecnologie, non possiamo consentire che si disperdano i valori della nostra storia”.
Il professo Luigi Alfinito, traduttore di diversi testi rinascimentali di autori come Petrarca e Ripamonti, non è molto ottimista sul futuro del greco e del latino nelle scuole:” I classici hanno una grande validità, ci educano al gusto del bello ,come la buona musica; ci fanno capire quello che fummo linguisticamente e antropologicamente e come siamo cambiati. Lo studio del latino e del greco richiedono una pazienza interminabile che la nostra società, così come si è evoluta, sempre più frenetica, non può più avere. Bisogna essere vocati allo studio di queste lingue, cosiddette morte: essere disposti al sacrificio. Una scuola che non impone sacrifici è incapace di sviluppare vocazioni. Oggi la scuola stressa con troppe discipline, senza dare la possibilità di approfondirne una. Senza approfondimenti non maturano vocazioni. I tempi di apprendimento sono sempre più ristretti”. Il professor Alfinito richiamando un saggio del filologo, latinista e antropologo pisano Maurizio Bettini, ha spiegato che la conoscenza della lingua antica è essenziale per capire con maggiore completezza l’uomo antico: ” Il linguaggio che è pensiero, percezione, veicola anche una visione del mondo “. Il professor Alfinito ha anche proposto dei percorsi didattici necessari per rendere sempre più attuale e toccante lo studio del Latino e del Greco:” Importante anche la teatralizzazione dei testi antichi nelle scuole: io stesso l’ho fatta negli ultimi anni d’insegnamento”. Ma erano poi tanto diversi i Greci da noi? Secondo il professor Alfinito il greco non è poi tanto altro da noi:” C’è una continuità storica che va rispettata. Non credo nell’eternità della cultura: la lezione che noi ricaviamo dal mondo greco è la fondamentale tragicità e problematicità della condizione umana. I classici sono una risorsa umana. Ci fanno capire che l’umanità ha sempre sofferto, di cose diverse da noi, ma alla fine ha sempre trovato un equilibrio”. La proposta avanzata dal professor Alfinito è di continuare a insegnare le materie classiche solo in traduzione, demandando l’insegnamento del greco e del latino all’università: ” A chi sceglie per passione questi studi ”. (Foto di Edoardo Colace). (Pubblicato su Il Quotidiano del Sud” edizione di Salerno).
Aniello Palumbo