pubblichiamo la lettera che il Coordinamento Scuole Aperte di Salerno ha scritto all’Assesore all’Istruzione della Regione Campania Lucia Fortini
“Gentile Assessore,
con la presente chiediamo un incontro urgente per discutere la eventuale riapertura in presenza delle scuole Campane.
Come sa i provvedimenti di chiusura sono ricaduti sulle spalle dei bambini e dei ragazzi oltre che delle famiglie già tanto provate dal lockdown di marzo, soprattutto su quelle più deboli che non hanno i mezzi per accedere alla didattica a distanza o che hanno ragazzi diversamente abili per i quali è necessaria la didattica in presenza. Ovviamente nel pieno rispetto dei DPCM e della normativa Covid. Chiudere le scuole vuol dire discriminazione, significa prestare il fianco a una pericolosa escalation di disuguaglianze sociali e di genere che la nostra Regione non può permettersi.” Si legge nella pec inviata dal coordinamento scuole aperte all’Assessore Lucia Fortini firmata da oltre 100 tra genitori, docenti e dirigenti scolastici.
In attesa di ricevere riscontro è stata organizzata una staffetta per ricordare a tutti che le scuole in Campania (unica regione Europea) sono chiuse dal 16 ottobre dopo essere state aperte solo il primo ottobre. Questo lungo periodo di stop limita in modo considerevole il diritto allo studio negando di fatto il diritto all’inclusione alle fasce deboli della popolazione.
Il coordinamento scuole aperte ritiene in primis fondamentale l’apertura immediata e obbligatoria degli istituti scolastici per gli alunni diversamente abili e quelli con disturbi dello spettro autistico che hanno bisogno di assistenza specifica e qualificata; in secundis l’apertura in presenza delle scuole come da ultimo DPCM.
E nei giorni scorsi 50 medici pediatri scrivono a De Luca: i bambini “Non sono superdiffusori d’infezione: rappresentano appena lo 0,4 per cento degli scolari” e concludono che “Sulla base delle evidenze scientifiche discusse, riteniamo che debba essere modificata la decisione di chiusura delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, in accordo all’ultimo Dpcm nazionale. Auspichiamo che tali Istituti possano riaprire quanto prima mantenendo il rigoroso rispetto delle norme di contenimento dell’infezione. La nostra richiesta può essere riassunta nelle seguenti motivazioni:
1.Basso rischio di trasmissione all’interno degli ambienti scolastici laddove gli operatori adottino adeguate misure di contenimento;
2.Scarsa efficacia della chiusura della scuola come unica misura restrittiva;
3.Difficoltà ad eseguire efficacemente la didattica a distanza per la fascia d’età 3-12 anni;
4.Aumento del divario culturale tra i futuri cittadini della nostra regione e il resto della nazione;
5.Possibili sequele psicologiche a breve e lungo termine.”
Tali conclusioni, a parere del comitato scientifico del coordinamento scuole aperte, sono perfettamente coerenti con lo studio LANCET, che con ogni evidenza non è stato letto integralmente dalla Presidenza della Regione, richiamato dalla stessa Ordinanza n. 89 di conferma della chiusura e posto a fondamento della stessa, studio addirittura inserito in una sentenza del tar Campania a giudizio monocratico che ne convalida la validità. Secondo il coordinamento scuole aperte, fatta eccezione per il report dell’ISS, che viene riportato tra le motivazioni di chiusura, e che tra le fonti citate è l’unica pubblica verificabile, non si riconoscono nel testo dell’Ordinanza n. 89 altre fonti di dati che abbiano significatività dal punto di vista scientifico per l’eterogeneità del materiale e per la mancanza di informazioni pertinenti sulle metodologie di raccolta ed analisi. Inoltre le argomentazioni addotte nel comunicato dell’Unità di crisi regionale, su cui si basa l’Ordinanza n.89, rivelano poca cura metodologica e gravi limiti di impostazione. A titolo di esempio, viene confuso il concetto di “correlazione positiva” con quello di “causalità”, una nozione di base della statistica. In sostanza, un’analisi di correlazione non può servire a evidenziare il nesso causale tra l’aumento dei casi in età scolare e quelle in età adulta.
A tutto questo si aggiunge il gravissimo rischio sociale dovuto o all’assenza per motivi lavorativi dei genitori ovvero l’abbandono dei figli minori davanti alla DAD o peggio ancora la sempre crescente dispersione scolastica che ripropone in maniera dirompente il tema della criminalità organizzata. Assumere un provvedimento da parte della Regione Campania presuppone lo studio di ogni scenario socio-economico possibile, dalla previsione di congedi parentali retribuiti per evitare la riduzione di posti di lavoro (che per il 70% interessano le donne) al sostegno degli studenti indigenti con borse di studio speciali. Nulla di tutto ciò si è verificato in Campania e le famiglie stanno sostenendo senza alcun contributo da parte delle Istituzioni il peso economico e sociale della Pandemia.
Coordinamento scuole aperte