Un tripudio di applausi ha accolto il ritorno di Valery Gergiev e dell’Orchestra del Mariinsky sul Belvedere di Villa Rufolo. Il secondo appuntamento del cartellone della 68esima edizione del Ravello Festival ideato da Alessio Vlad ha riportato nella Città della Musica “uno dei direttori più legati a Ravello”, come ha sottolineato lo stesso Vlad prima del concerto.
Il programma europeo scelto dallo Czar ha spaziato dall’Italia di Rossini e quella vista da Mendelssohn, la Francia di Debussy per finire con la grande tradizione russa di Prokofiev. Ad aprire il concerto è l’Ouverture de “La cenerentola” di Rossini e già dalle prime note la maestosità del suono della Mariinsky, nonostante l’organico ridotto imposto dalle norme sul distanziamento, impressiona.
Le mani di Gergiev si librano nell’aria con il solito piglio e dirigono a memoria la “sua” orchestra. Gli bastano poche battute per annodare quel magico feeling con ogni singolo orchestrale e restituire quel prodigio che si chiama Musica.
Le note scorrono in un crescendo di coinvolgimento con il pubblico di Ravello, rapito da cotanta perfezione.
Poi c’è il Prélude a l’après-midi d’un faune, tra i primi capolavori di Claude Debussy, breve composizione dallo spiccato edonismo sonoro e la Sinfonia n. 1 in re maggiore di Prokofiev nella quale Gergiev torna nel suo terreno più congeniale. A chiudere il concerto una Sinfonia “Italiana” di Mendelssohn che sarà difficile riascoltare a queste latitudini.
Una particolare menzione merita il pubblico di Ravello che è riuscito in un’impresa non semplice, strappare a Gergiev ben tre bis: oltre all’Ouverture de “La Cenerentola”, la Scozzese e Sogno d’una notte di mezza estate di Mendelssohn. Il maestro russo, davvero generoso, ha regalato un concerto che sarà difficile dimenticare. Applausi.