Un Festival importante, necessario, che compie otto anni, come il logo scelto per questa singolare edizione 2020. Singolare perché per la prima volta senza il suo direttore artistico Francesco Durante, ad un anno dalla sua scomparsa, singolare per un tempo sospeso tra fase due e tre della pandemia epocale che ha colpito il mondo e non solo Cina ed Italia, Europa e Asia , ma il globo terrestre, limitando incontri, socialità ma non la voglia di cultura.
Salerno Letteratura è speciale in una città spesso sopita e ed ora ancora sotto shock, impaurita dal Covid 19, ma piena di voglia di riprendere un discorso interrotto con manifestazioni culturali come questa. Tra un incontro e l’altro l’ottava edizione del festival si è conclusa in pieno stile Francesco Durante. Lui l’avrebbe organizzato proprio così, anche dopo il lockdown, sì con ” leggerezza”, con incontri colti e aperti a tutti, ad ogni generazione, ad ogni cittadino che in questa città non vive solo di aperitivi e movida, ma di romanzi, saggi, poesia, storie narrate in tutti i generi letterari che aprono la mente nonostante un periodo triste e di limiti necessari, per poter vivere in sicurezza un’estate da ricordare, per non dimenticare.
Lo staff eccezionale capitanato dall’infaticabile ed energica Ines Mainieri, con Daria Limatola, Giuseppe Durante e tutti i suoi collaboratori, con tre direttori artistici d’eccellenza quali Gennaro Carillo, Paolo Di Paolo e Matteo Cavezzali, hanno reso questi giorni intensi e densi di sguardi, letture, musica e parole significative le meravigliose location all’aperto dei Barbuti, del tempio di Pomona, del Museo Diocesano e dell’atrio del Duomo di Salerno, in un’atmosfera magica e quasi surreale. Non sembrava vero che stessimo lì, giornalisti, insegnanti, lettori giovani e meno giovani incuriositi, cittadini che nel pieno rispetto delle regole , prenotandosi per tempo ad ogni evento , hanno scelto ancora una volta Salerno Letteratura.
“Un festival non è come un libro. Non ne rimane traccia fisica, stampata. Rimane la memoria, i suoni, l’eco delle parole, il ricordo delle persone che si sono conosciute. Come da una buona lettura se ne esce cambiati– scrive il ravennate codirettore artistico Matteo Cavezzali-.Del mio primo anno a Salerno porto a casa con me tanti ricordi: le ragazzine che si fanno le foto con Eva Cantarella dopo una lezione sui classici come fosse una rock star, la bambina a cui brillano gli occhi per aver ottenuto l’autografo dell’autore del sul suo libro preferito,…….. il ricordo di Francesco e la gioia che avrebbe provato nel sapere che il seme piantato ha dato i primi germogli, ………i nuovi amici incontrati e quelli ritrovati, ma soprattutto il calore di una intera città che si raccoglie attorno a un’idea diversa di mondo.”
Ecco Salerno Letteratura è tutto questo e tanto altro ancora, se ne potrebbe scrivere un libro, per raccontare e continuare a sognare la storia nelle storie, con il filo conduttore di una partecipazione attiva e collettiva, quella che unisce e non divide in nome del desiderio di conoscere, capire da che parte andiamo e non solo dove siamo, sotto le stelle di un cielo complice, che non ha mai pianto in queste sere, offrendo agli spazi aperti la possibilità di riunire, senza assembramenti, ascolto e attenzione con gli autori, con la musica, con l’arte, ma soprattutto con la sintonia di un cuore che batteva all’unisono e a tempo di musica con la voce di Libera Durante e le note dei Beatles , accompagnata dal battito delle mani accorato del pubblico nella serata “Perdurante” con il sax di Stefano Giuliano con il suo Quartet. Perché? Per non dimenticare che oltre c’è sempre una luce che segna il cammino per poter ricominciare.
Gilda Ricci