Governo con Anci lancia bando per 60.000 assistenti civici, ma è polemica bipartisan.

Italian Regional Affairs Minister Francesco Boccia (L) upon the arrival of 88 Italian nurses recruited by the Civil Protection agency at the Orio al Serio airport, in Bergamo, northern Italy, during the coronavirus lockdown, 11 April 2020. Countries around the world are taking increased measures to stem the widespread of the SARS-CoV-2 coronavirus which causes the Covid-19 disease. ANSA/ STEFANO CAVICCHI
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Dare una mano al Paese ma soprattutto ai Comuni collaborando a far rispettare il distanziamento sociale nei parchi, nelle spiagge e nei locali ed anche per sostenere la parte più debole della popolazione. Con questi obiettivi i sindaci arruolano volontari maggiorenni, purché siano disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza o di ammortizzatori sociali. Con la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus che vede le città ritornare ad una pseudo-normalità nasce così in Italia una nuova figura professionale a tempo: l’ ‘assistente civico’. I volontari, infatti, non potranno operare oltre il termine dello stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei ministri. In settimana sarà lanciato il bando per il reclutamento di 60 mila ‘assistenti civici”: saranno coordinati dalla Protezione Civile che indicherà alle Regioni le disponibilità su tutto il territorio nazionale e verranno impiegati dai sindaci per le attività sociali.

L’accordo per il bando è stato raggiunto tra il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e il presidente dell’Anci Antonio Decaro, sindaco di Bari. Gli ‘assistenti civici’ presteranno il loro ‘supporto’ a titolo gratuito sino ad un massimo di tre giorni a settimana, e per non più di 16 ore settimanali, sulla base delle indicazioni fornite da ciascun Comune nel quale operano. Saranno “coperti” dall’Inail in caso di infortuni e avranno una polizza assicurativa di responsabilità civile verso terzi in caso di eventi che lo richiedano. Saranno poi ben riconoscibili dai cittadini perché indosseranno una casacca o un fratino con dietro la scritta “assistente civico” e davanti il logo della Protezione civile nazionale, dell’Anci e del Comune in cui prestano il servizio.

“Dopo le migliaia di domande di medici, infermieri e operatori socio sanitari, arrivate alla Protezione civile nel momento maggiore emergenza negli ospedali italiani, ora è il momento – ha spiegato il ministro Boccia – di reclutare tutti quei cittadini che hanno voglia di dare una mano al Paese, dando dimostrazione di grande senso civico”. Il presidente dell’Anci Decaro ha ricordato: “sono stati i volontari, con noi amministratori a prendersi cura di chi aveva più bisogno nella fase del lockdown. È ai volontari che vogliamo affidare le nostre comunità in questa nuova e complessa fase: quella in cui proviamo a convivere con il virus e impariamo a difenderci, anche tornando a una vita meno compressa dai divieti. Da questa emergenza possiamo uscire solo stando uniti e collaborando ognuno per la sua parte, con senso di responsabilità”.

“Se apri i locali nei luoghi dove ci sono i locali le persone ci vanno. Se non vuoi, organizzi prima afflusso, modalità e controlli. Non servono assistenti civici”.

Matteo Orfini, parlamentare Dem, è solo uno dei politici (di maggioranza e opposizione) che si scagliano contro la proposta di utilizzare “assistenti civici” – o come li definisce Ylenja Lucaselli di Fdi, “guardiani dello spritz – per evitare assembramenti.

Una critica che accomuna anche Leu, +Eu e Iv, con Francesco Laforgia (“riflette un’idea di lavoro povero, poco o per nulla retribuito”), Giordano Masini (“proposta dal vago sapore orwelliano”) e Matteo Renzi che dà semplicemente ragione ad Orfini. Parla di “deriva autoritaria”, invece, Giorgia Meloni che mette in guardia dai rischi di avere “”una versione grillo-piddina dei guardiani della rivoluzione”.

“Se al peggio non c’è mai limite questo governo il fondo del barile lo sta raschiando da tempo”, tuona infine Giorgio Mulè di Fi che parla anche di “goffa Guardia Civica”. (ANSA)