GIORGIO PERLASCA RACCONTATO DAL FIGLIO FRANCO AI CLUB ROTARY DEL TERRITORIO

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“Perché ancora oggi è importante ricordare Giorgio Perlasca e i “Giusti tra le Nazioni”? Lo spiegò mio padre in un’intervista fattagli dal giornalista Giovanni Minoli che fu uno dei primi a scoprire la storia di Giorgio Perlasca e a raccontarla. Mio padre disse: ” Io vorrei che i giovani s’interessassero a questa storia unicamente per pensare a quello che è successo e a quello che potrebbe succedere, per saper opporsi eventualmente a violenze del genere, sia morali, sia fisiche”. A raccontare la storia di Giorgio Perlasca, che nell’inverno del 1944, durante la seconda guerra mondiale, fingendosi Console generale spagnolo, salvò la vita di 5200 ebrei ungheresi, strappandoli alla deportazione nazista ed alla Shoah, è stato il figlio Franco Perlasca, insieme alla moglie Luciana, durante l’incontro organizzato all’Hotel Due Principati di Baronissi dal “Rotary Club Salerno dei Due Principati”, presieduto da Vittorio Villari, in interclub con altri sette Club Rotary del territorio: Rotary Salerno Est (Presidente Carmine Nobile),  Rotary Picentia (Carla Sabatella),  Rotary Salerno Duomo (Giuseppe Cimmino),  Rotary Salerno a.f. 1949 (Cosimo Risi),  Rotary Battipaglia ( Alfonso Truono),  Rotary Cava De’ Tirreni (Vilma Ricci),  e Rotary Nocera Inferiore Apud Montem (Giovanna Postiglione).

Franco Perlasca ha conosciuto la storia di suo padre all’età di 34 anni, nel 1988:” Mio padre, vivendo nell’anonimato, come una qualsiasi persona normale, per oltre 45 anni non mi aveva mai raccontato nulla. Un giorno vennero a casa nostra, a Padova, due coniugi ungheresi che lui aveva salvato e che non lo avevano dimenticato. Io ero presente: ci ho messo almeno quattro anni per metabolizzare questa storia”. Nel 1989 a Giorgio Perlasca fu attribuito il riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni”. “Giusti per gli ebrei sono i non ebrei che salvarono vite durante la Shoah, a rischio della propria incolumità, senza avere avuto qualcosa in cambio. A mio padre fu concessa anche la cittadinanza onoraria dello stato d’Israele. Nell’aprile del 1992 l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga gli concesse la medaglia d’oro al Valore Civile che però, per lungaggini burocratiche, mio padre non ricevette perché morì a Padova il 15 agosto del 1992, all’età di ottantadue anni. Solo alla fine di settembre dello stesso anno la Prefettura di Padova ci consegnò la medaglia. Quando morì, rispettammo la sua volontà di essere sepolto nel cimitero di Maserà di Padova. Sulla sua tomba un unica scritta, quella di “Giusto tra le Nazioni” in ebraico ”.
Aniello Palumbo