Per amore mio e del mio popolo non posso più tacere.

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dalla Caritas Diocesana riceviamo e pubblichiamo

Per amore mio e del mio popolo non posso più tacere

Ti chiedo di unirti a me.

 

Se pensiamo che sia un delitto aver ridato la luce a uomini, donne e bambini che non avevano niente; Se pensiamo che salvare dal mare degli esseri umani sia riprovevole; Se crediamo che i nostri problemi li crei chi scappi dalla fame o dalla guerra, allora non siamo più Uomini.

 

Ho bisogno di parlare, di gridare, e oggi devo dirti una parola.

 

 

Mi sono seduto, ho lasciato che i pensieri si allontanassero e ho capito che alla fine il problema è l’Uomo.

Ho pensato: se lo eleminassimo non avremmo più problemi.

L’Uomo è il vero problema, perché consuma, si muove, vuole manifestare, pretende diritti, vuole dignità, vuole vivere.

Non è più facile eliminarlo?

In questi giorni, in questa epoca caotica, continuiamo a vedere il dito, i problemi, e non la luna, l’Uomo nella sua essenza.

Sì, vedo il furto, vedo che si spende troppo, sento che mi interpella nella coscienza e mi infastidisce dovermi porre troppe domande. E allora perché non eliminarlo, fargliela pagare?

Che paghi questo Uomo che viene a chiedere, a togliermi ciò che è mio di diritto, e paghi anche chi lo vuole aiutare.

La mancanza di casa, di diritti, il bene delle libertà, che strane pretese ha questo Uomo oggi.

La sua povertà mi fa ricco e potente, che cosa vuole questo Uomo?

Io non voglio pagare per questi uomini, come se fino a ora non avessi pagato abbastanza. E quanto ho pagato.

C’è un uomo che ha pagato per la mia libertà, per il mio bene, con una moneta grande: l’Amore.

Eppure a questa umanità non è bastato.

Perché scappano? Restino a casa loro; perché occupano? Stanno così bene sotto il tetto del cielo.

Che vuoi che sia una casa senza luce, l’importante è che la mia sia illuminata.

Ci sono i luoghi comuni che pervadono tutti i ben pensanti, anche i miei pensieri: condannare chi fa un uso improprio delle cose pubbliche; condannare chi non fa il suo dovere; rubare è reato, a prescindere.

Mi ripeto queste cose per avere la certezza di essere nel giusto; io che sono un uomo irreprensibile. Io che sono l’uomo che guarda il dito che indica, ma dimentica di vedere la luna.

Possiamo ancora chiamarci Uomini? Non sarebbe meglio fermarci un po’, rammentare chi siamo, dove stiamo andando e con chi?

Chiudiamo le porte, chiudiamo i porti, sbarriamo i ponti e alziamo muri. Guardiamo il dito e dimentichiamo la luna.

Continuiamo a vedere la colpa nell’altro, gli errori dell’altro, le insufficienze dell’altro.

Uomo, possiedi ancora la memoria? Tu che prima eri da una parte, e ora sei dall’altra, sei rimasto te stesso o ti sei perso, e hai perso anche la memoria?

L’uomo senza memoria non vive il presente e non vedrà il futuro.

Questo Duemila tanto atteso come un’era di benessere, di felicità, di incontri veloci, senza barriere, è sepolto sotto ciò che abbiamo creato: muri, fossati, schiavitù.

Non c’è un tempo passato che abbia visto tanto odio, tanta violenza, tante guerre. Focolai di odio in ogni regione, in ogni parte del Mondo, una Grande Guerra Mondiale, spezzettata in tante piccole guerre locali.

Uomo, mi chiedo, dove stai andando, dove vuoi arrivare? Fermati oggi, perché domani potrebbe essere tardi, anzi non esserci per nulla.

Non sei eterno, lo sai, allora il tempo che hai, che ne dici di viverlo bene, intensamente, ogni minuto come se fosse l’ultimo?

E che bello sarebbe viverlo anche con gli altri, senza differenze, senza colori, senza odio. Trasformare i colori in un meraviglioso arcobaleno, che ci meraviglierà per la sua bellezza. Un arcobaleno che unirà due punti distanti, trasformandosi in legame e condivisione di tutto ciò che siamo.

Sì, siamo! Non sono più un io con un tu, o contro un tu, ma un Noi che condivide tutto: libertà, amore e giustizia.

Grazie, uomo, se hai avuto il tempo per seguire questo mio guardare lontano, mentre continuo a vivere l’oggi, qui e ora. Vivo con colui o colei che anche oggi mi ha guardato, mi ha accolto o rifiutato, ma mi ha visto nel mio essere uomo, cristiano, sacerdote…

Grazie anche per l’oggi!