dal nostro lettore Carmelo Cecere riceviamo e pubblichiamo
E’ morto, come previsto, qualche giorno fa il 52.ne Antonio Citro, molto noto nei quartieri di Torrione e Pastena.
Lo scorso gennaio furono inviate al responsabile de Centro di salute mentale di Salerno, sig. Zarrillo e al responsabile dei servizi sociali del Comune la lettera sottoindicata.
Sono stati ripetutamente interessati inoltre sia il responsabile del reparto di psichiatria dell’Ospedale che i medici del centro cura tossicodipendenti.
Il tutto è caduto nel vuoto, anzi con il commento dei più che non c’era nulla da fare se non attendere la fine della sua vita.
E pensare che un responsabile del centro di recupero di alcolisti di Chiaromonte, struttura pubblica dell’Asl di Potenza, unica e nota nel mezzoggiorno, da me interessata per un ricovero, ci invitava caldamente prima ad ottenere ad un ricovero in TSO abbastanza consistente alfine di ottenere un sedazione duratura e solo dopo a farlo convivere in una struttura di recupero.
Certamente la morte se l’è cercata il povero fragile Antonio, ma questa società a dir poco superficiale ed indifferente gli ha dato il colpo di grazia. Quante vittime ancora ? A quando il risveglio ?
Salerno, 19.1.2019
Gent. Dott.
Antonio ZARRILLO
Responsabile UOSM Salerno
In copia Servizi Sociali – Salerno
A mezzo e mail e a mano
Citro Antonio nato a Salerno il 29.7.1966 e residente in Salerno alla Via G. Bufano, 35,
c.f. ctrntn66l29h703v
Persona con un quoziente di intelligenza medio-alta, abbastanza acculturato e con discreto patrimonio
Da decenni dipendente, con fasi molto alterne, prima da droghe e poi da alcool.
Vive da solo in un grande appartamento a Torrione in stato di evidente degrado strutturale intero.
Il padre, noto commerciante di abbigliamento del centro storico, defunto, abbandonò a suo tempo moglie e 3 figli piccoli per andare a convivere con un’altra donna dalla quale ha avuto 2 figlie.
La madre, da un anno, è ospitata in una casa di riposo di Prepezzano in stato semi-vegetativo in quanto affetta da alzhaimer.
Un fratello è deceduto qualche anno fa in conseguenza della dipendenza da alcool. Il fratello maggiore sono 3 anni che non si fa vivo, in maniera assoluta, né con la madre né con lui.
Nel corso dell’ultimo trentennio ha avuto numerosi ricoveri sia in strutture psichiatriche che di recupero da dipendenze.
Stato di salute fisica pessimo, cerrosi epatica, pancreatite, lussazione non curata delle spalle, ecc. Assume numerosi farmaci prescritti in maniera del tutto irregolare.
Nell’ultimo quinquennio è stato a Chiaromonte, centro di recupero da alcool, che gli ha consentito di liberarsi completamente dalla dipendenza per 3 anni.
In quest’ ultimo anno, dopo il ricovero della madre a Prepezzano che prima accudiva con attenzione, vive da solo senza relazioni significative ed interessi.
Ha ripreso a bere, vino economico essenzialmente, e lo stato di alterazione mentale e fisica ha determinato moltissimi ricoveri di pronto soccorso. Ciò si è acuito nell’ultimo trimestre dove gli interventi del 118 sono stati quasi settimanali.
Ogni tanto prova a smettere di bere ma convinto che l’alcover gli faccia male va in crisi di astinenza fino al delirio tremens.
Un paio di amici che lo seguono da molti anni ritengono che sia in fase terminale ed è destinato a perire nel breve periodo stante la sua essenziale convinzione che non ci sia più niente da fare.
Parrebbe, a parere dello scrivente e non solo, che solo un ricovero in TSO, ma di lunga durata, potrebbe salvargli la vita e sperare nel dopo, possibilmente con un ricovero a Chiaromonte.
Questa comunicazione mi è stata suggerita dal Comando dei Carabinieri di Mercatello dove mi sono recato per consiglio.
Tanto dovevo come cittadino e soprattutto come umano.
Cordialità