Il giorno 22 Febbraio 2019alle ore 11,00, presso l’ AULA MAGNA del Liceo “Alfano I” di Salerno le classi dell’indirizzo linguistico incontreranno l’attore Giulio Scarpati e la regista Nora Venturini per la presentazione della figura del “Il Misantropo” nell’opera di Molière, in scena al teatro Verdi di Salerno in questi giorni.
L’incontro con gli studenti è organizzato dall’Associazione culturale “Alliance française di Salerno” in un percorso di letteratura e teatro che vede coinvolte le classi e in particolare gli studenti del corso di francese.
Note
Giulio Scarpati
lavora in teatro già dagli anni settanta con la Cooperativa Teatro G. interpretando opere di Carlo Goldoni, Wolfgang Goethe e Denis Diderot. Al cinema esordisce nel 1991 con i film “La Riffa” e “Chiedi la luna”. Nel 1992 è uno degli interpreti di “Tutti gli uomini di Sara” e l’anno successivo la sua attività cinematografica prosegue con “80 metriquadri”. Nel 1995 interpreta “L’estate di Bobby Charlton”, “Il cielo è sempre più blu” e “Pasolini, un delitto italiano”. Nel 1996 è la volta di “Italiani e Cuori al verde”. Nel 1997 approda nella fiction televisiva partecipando a ‘La casa bruciata’, ma il grande successo arriva nel 1998 quando partecipa alla fiction ‘Un medico in famiglia’ per Raiuno dove interpreta il ruolo del dottor Lele Martini. Nel 2000 partecipa alla seconda serie della fiction e nel 2005 partecipa all’ultima puntata della quarta serie. Nel 2004 ha anche interpretato il ruolo di commissario nella fiction per Raiuno ‘Una famiglia in giallo’.
La sua passione è da sempre il teatro che non ha mai abbandonato nonostante il successo televisivo.
Note di regia “IL MISANTROPO”
Il Misantropo è la storia di un uomo che vuole avere un incontro decisivo con la donna che ama e che alla fine di un’intera giornata non ci è ancora riuscito.”
Le parole con cui Louis Jouvet, grande uomo di teatro, riassumeva il capolavoro di Molière, lette per la prima volta mi fecero sorridere per la loro evidente ironia. In realtà colgono un elemento importante dell’opera, spesso trascurato a favore del tema politico dell’uomo onesto e sincero in lotta contro la corruzione e l’ipocrisia della società. In questo capolavoro sempre in equilibrio tra commedia e tragedia, l’aspetto privato del tormento amoroso è dal punto di vista teatrale altrettanto interessante di quello sociale, perché ne evidenzia il fattore umano e ce lo rende sempre attuale a distanza di secoli. Nella sua urgenza di chiarirsi con Célimène, che gli sfugge e evita il confronto, spazzando via ogni ambiguità, Alceste è un personaggio estremamente moderno, contraddittorio sino al parossismo. Un uomo cerebrale e indignato, una specie di anacoreta per il quale il Bene, l’Etica, sono scelte assolute che non ammettono il minimo compromesso, rivendicate con furore nella scena della litigata con l’amico Filinto, che ho voluto in proscenio, a stretto contatto con il pubblico, quasi un prologo dello spettacolo. Ma Alceste è insieme un uomo profondamente passionale, carnale, un masochista dominato da un desiderio tirannico e insaziabile per una donna che è il suo opposto in tutto, visione del mondo, stile di vita, idea dei rapporti umani. Alceste è un uomo come noi: si indigna per ciò che desidera, soffre nella testa e nella carne, muovendosi in una società dove l’apparenza prevale sui valori. Lo stesso vale per Celimene, signora dei salotti, attorniata dalla sua corte mondana, che non vuole rinunciare a niente, né all’amore esclusivo di Alceste, né al gioco seduttivo con una schiera di pretendenti.
Proprio la loro incompatibilità è la molla che li spinge l’uno verso l’altra.
Tragici e comici insieme, Alceste e Celimene sono nostri contemporanei come coppia sentimentalmente impossibile: non si capiscono ma si amano, si sfuggono ma si cercano, si detestano eppure faticano a separarsi. Sono un uomo e una donna di oggi, con torti e ragioni equamente distribuiti, protervi nel non cedere alle richieste dell’altro, attaccati tenacemente alle proprie scelte di vita, in perenne conflitto tra loro. Alceste e Celimene sono i protagonisti di una commedia amara, in cui non è previsto l’happy end. Attorno a loro si muove un carosello di tipi umani: il politico con velleità da scrittore, i giovani bene, vanesi e modaioli, la dama di carità, ipocrita e bigotta; parodie attualissime dei vizi e dei difetti dell’alta società di ieri, di oggi e di domani.
Nei loro difetti possiamo ritrovarci e riconoscerci; e ne ridiamo, guardandoci allo specchio. E un grande specchio incombe sulla scena, il teatrino- salotto di Celimene, dietro le cui tende intravediamo la compagnia prepararsi per la rappresentazione. Nello spettacolo il mondo contemporaneo irrompe nell’antichità classica, la realtà nella finzione, e lo spettatore può vedere riflessi, nella superficie antica, gli slanci e le idiosincrasie che sperimenta ogni giorno.
Nora Venturini