Il Misantropo di Moliére da giovedì 21 al Teatro Verdi con Giulio Scarpati.

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La Compagnia Gli Ipocriti – Melina Balsamo

presenta

GIULIO SCARPATI   VALERIA SOLARINO

in

MISANTROPO

di  Molière

traduzione di Cesare Garboli

con

BLAS ROCA REY

ANNA FERRAIOLI   MATTEO CIRILLO  

FEDERICA ZACCHIA

MAURO LAMANNA  MATTEO CECCHI

scena LUIGI FERRIGNO

costumi MARIANNA CARBONE

luci RAFFAELE PERIN musiche MARCO SCHIAVONI

regia

NORA VENTURINI

Personaggi in o. e.                         Interpreti

FILINTO                                                              BLAS ROCA REY

ALCESTE                                              GIULIO SCARPATI

ORONTE, BASCO, DU BOIS          MATTEO CIRILLO

CELIMENE                                          VALERIA SOLARINO

ELIANTE                                              FEDERICA ZACCHIA

CLITANDRO                                       MATTEO CECCHI

ACASTE                                                               MAURO LAMANNA

ARSINOÈ                                             ANNA FERRAIOLI

 

da giovedì 21 febbraio a sabato 23 febbraio (ore 21)
                                                       e
                         domenica 24 febbraio (ore 18.00)
Teatro Verdi

Un grande classico, il Misantropo, riletto in chiave moderna.

Giulio Scarpati interpreta un intenso Alceste, affiancato da Valeria Solarino nei panni di Célimène.

La regia di Nora Venturini sottolinea la grande attualità del testo di Molière.

 

 

 

Note di regia

Il Misantropo è la storia di un uomo che vuole avere un incontro decisivo con la donna che ama e che alla fine di un’intera giornata non ci è ancora riuscito.”

Le parole con cui Louis Jouvet, grande uomo di teatro, riassumeva il capolavoro di Molière, lette per la prima volta mi fecero sorridere per la loro evidente ironia. In realtà colgono un elemento importante dell’opera, spesso trascurato a favore del tema politico dell’uomo onesto e sincero in lotta contro la corruzione e l’ipocrisia della società. In questo capolavoro sempre in equilibrio tra commedia e tragedia, l’aspetto privato del tormento amoroso è dal punto di vista teatrale altrettanto interessante di quello sociale, perché ne evidenzia il fattore umano e ce lo rende sempre attuale a distanza di secoli. Nella sua urgenza di chiarirsi con Célimène, che gli sfugge e evita il confronto, spazzando via ogni ambiguità, Alceste è un personaggio estremamente moderno, contraddittorio sino al parossismo. Un uomo cerebrale e indignato, una specie di anacoreta per il quale il Bene, l’Etica, sono scelte assolute che non ammettono il minimo compromesso, rivendicate con furore nella scena della litigata con l’amico Filinto, che ho voluto in proscenio, a stretto contatto con il pubblico, quasi un prologo dello spettacolo. Ma Alceste è insieme un uomo profondamente passionale, carnale, un masochista dominato da un desiderio tirannico e insaziabile per una donna che è il suo opposto in tutto, visione del mondo, stile di vita, idea dei rapporti umani. Alceste è un uomo come noi: si indigna per ciò che desidera, soffre nella testa e nella carne, muovendosi in una società dove l’apparenza prevale sui valori. Lo stesso vale per Celimene, signora dei salotti, attorniata dalla sua corte mondana, che non vuole rinunciare a niente, né all’amore esclusivo di Alceste, né al gioco seduttivo con una schiera di pretendenti.

Proprio la loro incompatibilità è la molla che li spinge l’uno verso l’altra.

Tragici e comici insieme, Alceste e Celimene sono nostri contemporanei come coppia sentimentalmente impossibile: non si capiscono ma si amano, si sfuggono ma si cercano, si detestano eppure faticano a separarsi. Sono un uomo e una donna di oggi, con torti e ragioni equamente distribuiti, protervi nel non cedere alle richieste dell’altro, attaccati tenacemente alle proprie scelte di vita, in perenne conflitto tra loro.  Alceste e Celimene sono i protagonisti di una commedia amara, in cui non è previsto l’happy end. Attorno a loro si muove un carosello di tipi umani: il politico con velleità da scrittore, i giovani bene, vanesi e modaioli, la dama di carità, ipocrita e bigotta; parodie attualissime dei vizi e dei difetti dell’alta società di ieri, di oggi e di domani.

Nei loro difetti possiamo ritrovarci e riconoscerci; e ne ridiamo, guardandoci allo specchio. E un grande specchio incombe sulla scena, il teatrino- salotto di Celimene, dietro le cui tende intravediamo la compagnia prepararsi per la rappresentazione. Nello spettacolo il mondo contemporaneo irrompe nell’antichità classica, la realtà nella finzione, e lo spettatore può vedere riflessi, nella superficie antica, gli slanci e le idiosincrasie che sperimenta ogni giorno.

Nora Venturini