La Shoah narrata dal punto di vista di un gerarca nazista, di Otto Adolf Eichmann, uno dei principali responsabili dello sterminio, che si dichiara “non colpevole” in fase di processo. Un richiamo forte: quanto più il male sembra banale, normale e grigio, tanto più occorre temerlo. Per la due giorni che Primavera Teatro dedicata come da consuetudine al Giorno della Memoria, lunedì 28 e martedì 29 gennaio 2019, sposta l’attenzione su una visione diversa del dramma della Shoah, quella degli esecutori, testimonianza ancora più agghiacciante degli eventi accaduti nei campi di concentramento.
Nell’ambito della rassegna organizzata da Casa Babyon Teatro con il patrocinio della Regione Campania, del Comune di Pagani e della Bimed, la Mansarda Teatro mette in scena al Sant’Alfonso di Pagani a partire dalle ore 9.00 “Non Colpevole”, ideazione e regia di Angelo Callipo, interpretato da Maurizio Azzurro, Angelo Callipo, Paola Maddalena, Monica Porzio, Gennaro di Colandera.
Ciò che interpretano è un fatto storicamente documentato. L’undici aprile del 1961 viene processato davanti al tribunale di Gerusalemme Otto Adolf Eichmann.
Il criminale nazista nega ogni responsabilità personale di fronte ai quindici capi d’imputazione che gli vengono contestati, asserendo di aver obbedito solo ad ordini superiori. Così, con quella sua aria all’apparenza mite, con quel suo mostrarsi come un uomo tranquillo, “normale” , Eichmann incarna perfettamente l’immagine spaventosa di un grigio, efficiente burocrate al servizio del male, un impiegato modello specializzato nello sterminio scientifico degli esseri umani.
Lo spettacolo ripercorre, unendo alla recitazione degli attori filmati originali e documentari degli orrori dei campi di sterminio, le fasi di questo processo, che, se non lascia alcun dubbio sul verdetto finale di colpevolezza, apre però una serie di riflessioni su come la grande macchina hitleriana della soluzione finale si possa essere servita, oltre che di belve feroci del calibro di Himmler o Goebbels, anche di mille altri esecutori fedeli e ciechi degli ordini ricevuti. Il messaggio finale è che l’Olocausto è stato certo opera di menti diaboliche ma anche di freddi e precisi tecnici che nella loro normalità si somigliano tutti e soprattutto ci somigliano.