MARIO CAPANNA RACCONTA IL SUO ’68 AL CLUB ROTARY SALERNO EST E AGLI STUDENTI DEL SEVERI

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“Contestate e create! Contestate, perché ogni generazione ha il diritto e il dovere di mettere sotto esame critico il lascito delle precedenti generazioni, ma non fermatevi a contestare e basta, costruite, create, trovate voi le strade affinché l’umanità possa andare avanti; la fratellanza tra gli uomini possa andare avanti, e la convivenza pacifica tra i popoli possa finalmente stabilirsi come orizzonte del futuro al posto della guerra”. E’ questo il messaggio di speranza lanciato da Mario Capanna, uno dei leader del ’68 che ha incontrato ieri mattina i tantissimi studenti del “Liceo Severi” di Salerno, diretto dalla professoressa Barbara Figliolia,  ai quali ha raccontato i suoi ricordi e le emozioni vissute in quel periodo: ” Nonostante molti rischi corsi: denunce, processi, galera, ci siamo divertiti in modo incredibile, nel senso del divertimento che vedi nel momento in cui, lottando insieme, stai cambiando la storia con le tue mani”. L’incontro con gli studenti è stato organizzato dal Presidente del Club Rotary Salerno Est, l’avvocato Carmine Napoli, che giovedì sera ha anche organizzato, al Grand Hotel Salerno, una conviviale rotariana intitolata “Cinquant’anni dal ‘68”, dedicata all’ex parlamentare, durante la quale Capanna, che nel ’68 aveva 23 anni, ha spiegato perché il ’68 è stato importante:” Non solo per le conquiste che ha determinato in Italia: lo statuto dei diritti dei lavoratori, nonostante lo scippo vergognoso dell’articolo 18   fatto dal Governo Renzi, il sistema sanitario nazionale, il nuovo diritto di famiglia, la sanità pubblica, l’aborto, ma anche e soprattutto perché, per la prima volta, milioni di esseri umani hanno sperimentato direttamente, da protagonisti, che cambiare il mondo è possibile. Questo è il messaggio di speranza: si tratta di riprendere quel cammino interrotto per andare ancora più avanti, meglio, e soprattutto divenendo capaci di non aspettare il futuro, ma di andargli incontro e di costruirlo”. Molti, in questo momento contestuale pensano che ci vorrebbe un altro Sessantotto: “La storia non si ripete, ma un altro ‘68 come quello non basterebbe perché in questi 50 anni, grazie al predominio della finanza internazionale e dei poteri che le sono stati ubbidienti, i problemi si sono aggravati. Siamo alla terza guerra mondiale a pezzi, come la definisce Papa Francesco, siamo ai mutamenti climatici, siamo arrivati alla società dell’1%: ossia l’1% dell’umanità possiede beni e ricchezze maggiori del 99%. E’ impensabile che il mondo possa andare avanti così. Ci illudiamo che a risolvere questi immensi problemi siano i governi, cioè coloro che questi problemi li hanno creati. Occorre trarre insegnamento dalla grande lezione del ’68, per ripartire avendo l’ obiettivo di fare qualcosa di più e di meglio del ’68 di allora”.

Capanna, che è stato compagno di lotta di Gino Strada nel movimento studentesco della Facoltà di Medicina di Milano, ha ricordato alcuni momenti importanti del ’68:” La tragedia di Piazza Fontana del 12 dicembre del 1969, la prima terribile strage che insanguina il nostro Paese ,che era propedeutica a un colpo di Stato reazionario che non riuscì per la reazione degli studenti milanesi e dei lavoratori: Milano e tutta l’Italia, con un colpo di reni difese la democrazia nel nostro Paese. Quando la gente si solleva per difendere obiettivi importanti di libertà, equità, giustizia, e democrazia, può diventare invincibile”. Secondo Capanna il ’68 è rimasto incompiuto:” Per la terribile repressione che poteri forti scatenarono contro, ma anche per una serie di nostri errori: un eccesso ideologico, una sottovalutazione delle forze avversarie e una sopravvalutazione delle nostre. Avremmo dovuto essere più cauti e più realisti”. Mario Capanna nel corso della serata ha anche presentato il suo libro “Noi Tutti”, edito da Garzanti, nel quale spiega che il Sessantotto è stato un fenomeno planetario e che è un filo che collega il passato al futuro:” Questo libro, idealmente, è una lettera aperta a tutte le persone del mondo. Se ragioniamo insieme, possiamo trovare il modo di migliorarci insieme. Oltre l’io e il tu:noi. Al di là dell’isolamento individuale, l’impegno e la speranza comune di costruire un futuro diverso dal passato. Solo se noi ricominciamo a guardare lontano l’umanità potrà ricostruire la speranza di andare lontano”.

Aniello Palumbo